BENINI, Ferruccio
Nacque a Genova il 31 maggio 1854, da Gaetano e da Elena Tamberlicchi, ambedue attori.
Il padre, che aveva partecipato, ancora studente, ai moti del 1831, abbracciata la carriera teatrale, svolgeva una modesta attività di primo amoroso in varie compagnie di giro. Più tardi costituì una propria compagnia nella quale introdusse, ancora bambino, il figlio.
Iniziato al teatro dai genitori, il B. nel 1874 assunse il ruolo di brillante con il quale debuttò a Genova al Teatro Balilla nella Piadei Tolomei di C. Marenco, continuando in una oscura e stentata carriera. La morte del padre, avvenuta a Savona nel 1888, lo liberò dagli impegni assai gravosi con la compagnia patema e gli aprì le vie di una brillante carriera teatrale. Scritturato da V. Marini, il B. fu notato da G. Gallina, che nel 1890 lo volle nella sua "Compagnia comica goldoniana". L'incontro fu decisivo per l'attore e per lo scrittore, che proprio in quel giro di anni si avviava a passare da una fase di iniziale romanticismo a un impegno di chiara ispirazione verista.
Particolare rilievo assume, in questo senso, l'episodio che inaugurò questa loro collaborazione, fra le più felici del teatro italiano della fine del secolo: il 5 marzo 1891 l'insuccesso della commedia Serenissima al Teatro Nazionale di Roma offrì al B. l'occasione di suggerire l'introduzione di un nuovo personaggio, quel Nobiluomo Vidàl, che rimase la sua più famosa interpretazione. La malinconica figura del patrizio decaduto che si rassegnava serenamente a una vita di espedienti riuscì a vivificare con il suo affettuoso ottimismo l'esile intelaiatura della commedia e garantì al B. il suo primo grande successo di attore nella ripresa fiorentina del 17 aprile 1891.
Divenuto l'attore preferito dal Gallina, il B. ne portò sulle scene, oltre alla precedente produzione teatrale, tutte le sue nuove creazioni: Fora del mondo al Teatro Nuovo di Verona (27 apr. 1892), I fioial pare (6 febbr. 1893), La base de tuto (23 genn. 1894), Senza bussola (21 dic. 1897) al Teatro Goldoni di Venezia.
La perfetta corrispondenza con il suo autore, dal quale fu educato a una recitazione naturale, aliena da ogni enfasi drammatica come da ogni vacua concitazione declamatoria e particolarmente disposta verso i toni tenui e patetici, assicurò al B. il maggiore successo di pubblico e di critica e realizzò nello stesso tempo una delle più significative esperienze del teatro verista italiano.
Dopo la morte del Gallina, avvenuta nel 1897, il B. costituì una propria compagnia, avvalendosi della collaborazione della moglie, Amalia Dondini, della sorella Italia, del cognato Luigi Sambo, della "servetta" Laura Zanon-Paladini e dei due ottimi caratteristi Albano Mezzetti e Edoardo Ferri. Il repertorio restò saldamente ancorato alla tradizione dialettale veneziana; comprendeva, oltre a una ventina di commedie di Goldoni, le opere del Gallina, di L. Pilotto, A. Sarfatti, R. Selvatico e R. Simoni. Successivamente si andò allargando, cor. riduzioni in dialetto veneziano, alla produzione dei più noti scrittori veristi di teatro, dal Bertolazzi al Martoglio, al Testoni ai fratelli Quintero. Il successo, frutto di un'arte raffinata che sapeva riscattare la fragile consistenza dei testi con l'impegno di una recitazione sobria e dimessa, tutta tesa alla valorizzazione dei mezzi toni e delle sfumature più sottili, accompagnò il B. fino alla morte, avvenuta il 29 febbr. 1916.
La sorella, Italia, moglie dell'attore veneto Luigi Sambo, visse la sua stagione teatrale tutta all'ombra del fratello, alla morte del quale si ritirò dalle scene. Famose restarono le sue interpretazioni del Congedo del Simoni e del Minuetto del Sarfatti. Morì il 4 febbr. 1925.
Bibl.: L. Rasi, I comici ital., I, Firenze 1897, pp. 345 ss.; E. De Amicis, F. B. e G. Gallina, in La lettura, III (1903), pp. 1 ss.; S. Manca, Dietro il sipario, Firenze 1912, pp. 7 ss.; L. D'Ambra, Due artisti della scena. Mounet Sully, F. B., in Nuova Antologia, 1° aprile 1906, pp. 388 ss.; C. Levi, F. B., ibid., 1° giugno 1914, pp. 433 ss.; R. Simoni, Ritratti, Milano 1923, pp. 81 ss.; D. Varagnolo, F. B., Emilio Zago, Milano 1933; G. Rocca, Teatro del mio tempo, Bologna 1935, pp. 179 ss.; G. Damerini, Gallina, Torino 1941, pp. 75, 107 s.; Encicl. Ital., VI, pp. 645 s.; Encicl. dello Spett., II, Col. 249.