CATTELANI (Catellani), Ferruccio
Nato a Parma da Macedonio e da Benedetta Cavazzoli il 28 marzo del 1867, cominciò gli studi musicali a 12 anni presso il conservatorio della città natale (dove iniziò a studiare violino con L. Montagnani e composizione con I. Dacci), e nel 1885 si diplomò in violino. L’anno successivo si trasferì nell’America meridionale, dove cominciò una lunga e fortunata serie di tournées – come violinista e come direttore d’orchestra – passando da Rio de Janeiro a San Paolo, da Montevideo a Santiago del Cile, a Valparaiso ed altre città sudamericane. Nel 1897 fu chiamato ad insegnare violino presso il conservatorio di Buenos Aires e in questa città, dove visse per moltissimi anni, fissò la residenza e riuscì a dar vita a numerose iniziative musicali che avevano come scopo principale quello di far conoscere ed apprezzare – accanto al tradizionale repertorio melodrammatico europeo – l’immenso e ancora del tutto sconosciuto patrimonio di musiche strumentali antiche e moderne.
Poco tempo dopo essersi stabilito nella capitale argentina fondò un quartetto d’archi del quale facevano parte – oltre al C. stesso – il violinista Ercole Galvani, il violista Giuseppe Bonfiglioli e il violoncellista Luigi Forino: quartetto che prese il suo nome e che, per quasi un trentennio, assolse all’“importantissimo compito di divulgazione artistica e di elevazione della cultura e del gusto, che fino allora nessuno si era assunto...” (Lualdi). Tre anni più tardi, nel 1900, in seguito alla decisione presa da un gruppo di membri della Societad musical de mutua proteción di costituire la prima grande orchestra stabile argentina (che prese il nome di Asociación orquestal Bonaerense), il C. venne designato unanimemente come direttore e conservò tale carica per circa quattordici anni. Nel 1917 (o nel 1919, come scrivono alcuni studiosi) divenne direttore artistico della Associazione italiana di concerti (che poi, nel 1923, assunse il nome di Società italiana di concerti) e fino al 1926 rimase alla guida di questo organismo che aveva come scopo istituzionale “la propaganda della musica italiana antica e moderna, da camera e sinfonica...”. Nell’ultimo periodo della permanenza in Argentina assunse la direzione dell’Istituto di S. Cecilia.
Tornato in Italia nel 1927, il C. si spense a Milano il 16 apr. del 1932.
Oltre all’attività di concertista, direttore d’orchestra e organizzatore musicale, egli fu anche molto attivo come compositore. Della sua produzione ricordiamo: Concerto brillante in sol - in tre tempi per violino e pianoforte (op. 6); El Gato, danza popular criolla arrangiada para violin con accomp.t de piano (op. 9); 2º Concerto brillante in la - per violino e orchestra o pianoforte (op. 15); El Pericon, danza popular criolla arran.da para violin con accomp.t de Piano; Atahualpa, opera in quattro atti (Buenos Aires, teatro San Martin, 10 marzo 1900: il libretto, di C. F. Scotti, si rifaceva alle vicende dell’ultimo re degli Incas, tradito e decapitato dai conquistatori spagnoli il 29 ag. 1533); Sinfonia in mi bem. magg., per orchestra; Inno per i festeggiamenti a G. Garibaldi (opera che gli valse una medaglia d’oro); Inno per il centenario dell’indipendenza argentina - per tenore, cori, orchestra e banda (Buenos Aires, teatro Colón, 18 apr. 1910: lavoro diretto dallo stesso autore, alla guida di un organico formato da oltre trecentocinquanta elementi); un ottetto e un quartetto per archi; varie liriche e numerosi brani per violino e pianoforte o violino solo; inoltre Sei studi per il meccanismo del violino (op. 2).
Più che alla sue attività come compositore, di buona scuola ma di non grande rilevanza, la fama e i notevoli meriti del C. sono legati alla sua opera – costante ed entuasiasta – di organizzatore della vita musicale in un paese musicalmente arretrato come era l’Argentina nei primi decenni del secolo: in particolare, agli sforzi compiuti in un lungo arco di tempo per sprovincializzare la cultura del suo paese d’adozione, favorendo la conoscenza delle composizioni più interessanti e significative della musica strumentale europea di tutti i tempi, con un interesse particolare per la produzione, antica e moderna, dei compositori italiani.
Se infatti sono da ricordare, tra gli altri, i sei concerti del Quartetto Cattelani dedicati all’esecuzione integrale dei quartetti di Beethoven (1901), o i cinque concerti eseguiti con la collaborazione di Camille Saint-Saens (al pianoforte), in occasione della tournée sudamericana di questo (1904); oppure i concerti commemorativi di Martucci e di Sgambati e quello eseguito in omaggio del direttore d’orchestra Leopoldo Mugnone: più in generale si deve tener presente che delle circa duecentocinquanta composizioni eseguite dal C. con il suo complesso in numerosissimi concerti, oltre sessanta erano di autori italiani. E che anche nel campo della musica sinfonica – campo nel quale, come scriveva sempre il Lualdi “l’opera svolta da F. C. … è anche più vasta e importante e meritoria di quella concernente la musica da camera...” – il C. diresse personalmente oltre centodieci composizioni di autori italiani su circa trecento titoli inclusi nei programmi dei tanti concerti da lui diretti nell’arco di oltre un quarto di secolo.
Fonti e Bibl.: Necr. di M. A. Rivarola, C., su vida y su obra en la Argentina, Buenos Aires 1932; A. Lualdi, Viaggio music. in Sud America, Milano 1934, pp. 104 ss., 190; N. Slonimskj, Music since 1900, London 1972, p. 5; U. Manferrari, Diz. univers. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 214; A. Loewenberg, Annals of Opera, I, Genève 1955, col. 1227; Cobbett’s Cyclopedic Survey of Chamber Music, II, p. 610; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 312; suppl., p. 175; H. Riemann, Musik Lexikon, I, p. 200; La Musica, Dizionario, I, p. 371; Enciclopedia della Musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 36.