FAELLI, Ferruccio
Nacque a Parma il 5 nov. 1862, da Narciso, medico, e da Carolina Naudin. Laureatosi nella scuola di medicina veterinaria della sua città nel luglio del 1885, fu per un breve periodo assistente di anatomia, quindi ricoprì la carica di veterinario del deposito stalloni di Reggio Emilia. Aveva poi inizio la sua carriera scientifica, che doveva svolgersi presso la scuola superiore di medicina veterinaria di Torino: dopo aver conseguito la libera docenza in zootecnia nel 1895, l'anno seguente gli venne affidato l'incarico dell'insegnamento di tale disciplina.
Professore straordinario nel 1898, il F. divenne ordinario nel 1911 e nello stesso anno fu nominato direttore della scuola superiore di medicina veterinaria di Torino: ricoprì tale carica per un biennio, per normale rotazione, poi, a seguito di nuova nomina, anche nel biennio 1917-18, durante i difficili anni della prima guerra mondiale. Inoltre fu per molti anni membro del Consiglio superiore di sanità e del Consiglio nazionale delle ricerche.
Studioso e clinico di indiscusso valore, il F. fu autore di numerose pubblicazioni riguardanti vari settori della zootecnia, a carattere sia scientifico sia divulgativo.
Nella prima fase della sua carriera, precedente il suo inserimento come docente di zootecnia, condusse una serie di ricerche di tipo clinico sulla specie equina, che pubblicò nelle annate 1890 e 1891del Giornale di veterinaria militare, con interessanti approcci di tipo sperimentale ai problemi di diagnostica clinica (Gli innesti intraperitoneali nella cavia e l'uso della malleina pel diagnostico della morva, ibid., V [1892], pp. 297 ss.). A partire dal 1892iniziò a occuparsi di problemi dell'allevamento bovino e dell'incremento ippico e dopo il 1895 si dedicò completamente ad argomenti di zootecnia. Tra il 1895 e il 1900 pubblicò un gran numero di lavori riguardanti l'alimentazione e l'allevamento dei bovini e dei maiali e di diverse razze di cani e di ovini (Razze bovine, equine, suine, ovine, caprine, Milano 1903; Animali da cortile, ibid. 1905; e, in successive edizioni, 1913 e 1923: tali opere contengono l'elenco delle pubblicazioni del Faelli). La sua opera trattatistica di carattere specialistico riguardò diversi argomenti, in particolare l'igiene zootecnica (Trattato di igiene veterinaria, ibid. 1903) e le tecniche di allevamento del bestiame (Conferenze di zootecnia ad uso dei veterinari e dei dottori in scienze agrarie, Torino 1908): in queste sue opere emerge la preoccupazione per le carenze della produzione zootecnica italiana e per lo stato di arretratezza culturale in cui versavano le campagne italiane nel primo decennio del secolo.
Il F. sostenne il ruolo centrale del veterinario e dell'agronomo nella spinta al progresso e al miglioramento dell'economia rurale. Il suo impegno era diretto in primo luogo ad ottenere una maggiore igiene delle stalle e dei ricoveri degli animali utili, a raggiungere una migliore selezione dei capi avviati alla riproduzione, per combattere in via preventiva attraverso l'igiene le epidemie di bestiame tanto diffuse nell'Italia rurale dell'inizio del secolo, e tanto dannose alla produzione economica. Varò programmi di incremento delle risorse zootecniche e di miglioramento dei bestiame, e, almeno per quanto riguarda il Piemonte, contribuì alla stesura e alla diffusione del regolamento per le stazioni di monta e alla formazione di libri genealogici del bestiame. Fu tra i primi organizzatori e docenti dei corsi di perfezionamento in "igiene, ispezione delle carni, legislazione sanitaria e zootecnica", istituiti originariamente dall'ANVI (Associazione nazionale veterinari italiani) a partire dal 1923 con il concorso dei ministeri degli Interni e dell'Economia nazionale e dell'Opera nazionale combattenti presso la scuola di Torino.
La produzione scientifica e l'attività del F. durante tutto l'arco della sua carriera avevano avuto lo scopo di portare in primo piano e di far comprendere l'importanza e la centralità delle discipline zootecniche all'interno del mondo agricolo e veterinario; l'affermarsi della zootecnia come disciplina scientifica di avanguardia, alla vigilia delle grandi acquisizioni nel campo della genetica e della fecondazione artificiale, fu in gran parte merito suo.
La produzione del F. fu notevole, così come il suo sforzo teso al miglioramento delle risorse dell'allevamento italiano. Fu un protagonista di quel momento di passaggio tra una vecchia concezione della medicina veterinaria basata sulla ippologia, che vedeva nel cavallo il soggetto principe di cure e studi, e una concezione più moderna che tendeva ad allargare gli orizzonti di interesse ad altri soggetti di studio e a centrare l'attenzione sulle necessità delle produzioni animali. In questo processo culturale prima ancora che scientifico il F. costituì senza dubbio una figura centrale: seppe infatti cogliere l'importanza dell'intervento scientifico nella catena produttiva rurale, e la necessità di una costante divulgazione nei confronti degli allevatori. Con lui il medico veterinario cessò di essere un semplice terapeuta degli animali nobili, per trasformarsi in un tecnico dei problemi di allevamento con competenze di tipo igienistico e biologico, e concorrere alla realizzazione del prodotto economico aziendale. Tra gli altri meriti del F. va inoltre ricordato quello di aver voluto promuovere dal punto di vista scientifico anche allevamenti allora considerati minori, quali quelli dei volatili e del coniglio, e oggi invece ritenuti di primaria importanza nel settore agricolo. Il suo sforzo in questo settore fu teso a trasformare il minuto allevamento di animali da cortile in una operazione tecnica redditizia se condotta con criteri razionali e coadiuvata da basi scientifiche.
Il F. si dedicò anche allo studio dell'alimentazione del bestiame, da lui considerata fattore chiave dell'incremento ponderale: con la crescita dell'industrializzazione nazionale, nuovi materiali si prestavano per la trasformazione animale, ed egli colse l'importanza economica di questi processi e studiò alcune delle loro applicazioni all'alimentazione animale (I residui industriali della fabbrica di cioccolata nell'alimentazione del bestiame, in Il Moderno Zooiatro, IX [1898], pp. 403-407).
Il F. ebbe in vita numerose onorificenze e riconoscimenti, come scienziato e come figura pubblica. Particolarmente onorevole fu per lui presiedere nel 1922 il Comitato per le onoranze a E. Perroncito, costretto per limiti di età a lasciare l'insegnamento e festeggiato dal mondo accademico torinese, italiano ed europeo. La vita pubblica del F. si concluse in un certo senso nel 1932, con l'inaugurazione dei nuovi padiglioni per la zootecnia della scuola superiore di medicina veterinaria di Torino, cui aveva dedicato una vita di lavoro e di ricerca.
Fu collocato a riposo nel 1935. Morì a Torino il 19 genn. 1943.
Bibl.: G. De Sommain, La storia della facoltà di medicina veterinaria di Torino, in Ann. della Facoltà di medicina veterinaria di Torino, XVIII (1969), pp. 97-144; V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, p. 419.