GARAVAGLIA, Ferruccio
Nato a San Zenone al Po (Pavia) il 1° maggio 1868 dal professore di matematica Leopoldo e da Enrichetta Astori, e iscrittosi per volere del padre alla facoltà di giurisprudenza presso l'Università di Pavia, interruppe ben presto gli studi. Fuggito di casa, per vivere dovette adattarsi ai mestieri più umili. Peregrinò per i teatrini più scalcinati aggregandosi infine a una compagnia di infimo ordine, diretta da A. Rosaspina. Tornato in Italia dopo una breve tournée in Sudamerica - ma la compagnia si era sciolta a bordo prima ancora di giungere a destinazione - venne scritturato nella prima metà degli anni Ottanta come primo attore giovane della compagnia C. Rossi, accanto alla grande Eleonora Duse. Recitò poi nella compagnia di E. Della Guardia accanto ad A. Maggi e nella compagnia Città di Torino di L. Rasi. Recatosi nuovamente in Sudamerica con G. Emanuel, sentì nascere in sé una nuova ambizione: possedendo una calda voce di baritono, si dedicò alla lirica, interpretando egregiamente alcune opere, fra le quali Rigoletto e Aida. Tornato in Italia si sposò (21 maggio 1897) con Adele Zoppi, che fu nota come attrice con il cognome di Garavaglia. Da lei ebbe un figlio, Leo, che poi si dedicò all'arte teatrale.
Per interessamento di C. Rossi, che continuava a seguire con interesse i progressi del suo giovane allievo, il G. fu poi scritturato nella compagnia del marchese Squillace, un nobile napoletano con il pallino del teatro. Recitò di nuovo con L. Rasi e con Bianca Iggius, in qualità questa volta di primo attore assoluto come anche, nel 1900, nella compagnia di Giannina Udina. L'anno successivo, raccolta intorno a sé una schiera di giovani - fra i quali una promettente Mercedes Brignone e A. Falconi - formò una sua propria compagnia in consocietà con A. De Farro.
Attore di impostazione classica, il G. mal si rassegnava alla recitazione del frivolo teatro borghese; il suo temperamento lo portava naturalmente allo studio di tipi complessi. Indicativa, da questo punto di vista, la lista dei suoi maggiori successi del periodo: La morte civile di P. Giacometti, L'onore di H. Sudermann, Il vetturale Henschel di G. Hauptmann, Juan José di J. Dicenta y Benedicto, Il trionfo di R. Bracco, Resurrezione, da L. Tolstoj nell'adattamento di C. Antona Traversi, Il povero Piero di F. Cavallotti, Una tempesta di E.A. Butti, Kean di A. Dumas père. Formatosi di fatto alla scuola di G. Emanuel, ne aveva ereditato i pregi ma anche i difetti: come il suo maestro il G. si collocava nella tradizione dei grandi mattatori, signori assoluti e incontrastati, alle cui esigenze si piegavano testo e messa in scena. Interprete istintivo - "artista singolare con quel suo viso magro illuminato dal fuoco degli occhi vivaci ed espressivi" (Leonelli, p. 416) - si muoveva sul palcoscenico agitato dall'impeto di una passione spesso eccessiva, talora scomposta.
A partire dalla quaresima del 1903 entrò a far parte, in qualità di direttore oltre che di primo attore, della compagnia Angelina Pagano. La formazione propose, nelle maggiori piazze d'Italia, un cartellone ricco di novità, italiane e straniere: Robespierre di D. Oliva, La fine di Sodoma di H. Sudermann, Le due modelle di S. Alessandri, La dama di cuori di R. Lothar, Ciompi di V. Soldani, I diritti dell'amore di G. Bonaspetti. Nel luglio seguente la compagnia salpò da Genova alla volta di Buenos Aires, debuttando presso il teatro Victoria con Dora di V. Sardou, e Il povero Piero di F. Cavallotti. Nonostante le ripetute repliche, i teatri pieni, l'incontrastato crescente successo personale del G., la compagnia versava in difficili condizioni economiche. La Pagano abbandonò l'impresa facendosi assumere dalla stabile del luogo, la Compagnia nazionale. Il resto della formazione fu costretto a proseguire da solo, privo dei mezzi per rimpatriare. Il G., aiutato da G. Masi, che con lui assunse la gestione dell'impresa, riuscì a riportare la compagnia sana e salva in Italia. Nel gennaio 1904 sbarcava nel porto di Genova. Un mese dopo nasceva la Berti-Masi, o Compagnia dei grandi spettacoli, diretta dal G. e amministrata finanziariamente da G. Masi.
Per il debutto, al Sociale di Brescia, furono presentati: La festa del grano di Á. Guimerá, Romanticismo di G. Rovetta, Francesca da Rimini e La Gioconda di G. D'Annunzio, La morte civile di P. Giacometti, cavallo di battaglia del G.; la tournée proseguì con crescente successo nei maggiori teatri della penisola: Vicenza, Venezia, Ferrara, Mantova, Milano, Livorno, Volterra, Genova, San Remo, Vercelli, Piacenza, Palermo. Cominciavano in quel periodo a manifestarsi i primi sintomi di quel male oscuro, la nevrastenia, che avrebbe accompagnato l'attore per tutta la vita. Nonostante i continui sbalzi umorali, il G. si andava imponendo come uno degli interpreti più amati dal pubblico; numerosi furono i successi del periodo: Il cardinale di L.N. Parker, il Bernini di L. D'Ambra e G. Lipparini, Arlecchino re di R. Lothar, nonché il Capitan Fracassa, riduzione scenica in versi del celebre romanzo di Th. Gautier per opera di D. Signorini e C. Giorgieri-Contri.
Nella quaresima del 1905 nacque la Pieri-Garavaglia, la prima compagnia drammatica cooperativa, gestita finanziariamente da V. Pieri, con prima attrice E. Cannonieri. Debuttò a Vicenza, presso il teatro Eretenio, con La crisi di M. Praga; dopo soli tre mesi però la compagnia si sciolse: tra le commedie che portò in scena si ricordano Il diavolo e l'acqua santa di C. Bertolazzi e Viaggio di nozze di G. Antona Traversi. Nel luglio seguente, nel salotto romano di L. D'Ambra nasceva, per iniziativa di E. Boutet e della Società degli autori di Roma, la Compagnia stabile romana del teatro Argentina. Evento teatrale dell'anno, questo organismo fu realizzato con il contributo della casa reale, del Comune e di alcuni privati. Il G., che E. Boutet aveva notato in uno spettacolo al teatro Nazionale di Roma, venne scritturato come primo attore.
Giornalista e critico illuminato, il Boutet aveva individuato con chiarezza i mali cronici del teatro italiano: le compagnie di giro con gli anacronistici "ruoli" fissi che appiattivano qualsiasi carattere, il tipo di recitazione convenzionale e declamatorio, la mancanza di direttori culturalmente preparati, la noncuranza per la messinscena e, soprattutto, lo squilibrio tra primi attori, mattatori, e il resto della compagnia. Nel tentativo dunque di rinnovare e risanare il teatro di prosa, il Boutet aveva formato una compagnia priva di grandi nomi e senza ruoli fissi, composta di elementi giovani e disciplinati non ancora cristallizzati dagli stereotipi della scena.
La prima stagione si aprì il 19 dic. 1905 con Giulio Cesare di W. Shakespeare, dove il G. interpretava la parte di Bruto. Il Boutet, fedele al suo programma, propose un repertorio impostato su direttive esclusivamente culturali: Il ventaglio e L'impresario delle Smirne di C. Goldoni, Pietra fra pietre di H. Sudermann, I tessitori di G. Hauptmann, Il risveglio di P.-E. Hervieu; seguirono alcuni lavori di autori italiani contemporanei, come La sorella minore di T. Monicelli, La fiaccola sotto il moggio di G. D'Annunzio, Notte di neve di R. Bracco. L'Orestiade di Eschilo chiuse la stagione.
Nonostante i successi trionfali, non tardarono a manifestarsi i primi contrasti tra Boutet e il G., ancora legato al tipo di teatro che il primo aborriva. Dissidi sul carattere dato alla compagnia ma soprattutto sul ruolo dell'attore nella realizzazione dell'opera. Ben presto il G., che era rimasto essenzialmente un primo attore-mattatore e tendeva a ricreare gli antichi ruoli e i vecchi schemi, "si sentì ripreso dal demone secolare dell'attore italiano; scavalcò colui che l'aveva chiamato al lavoro comune" (D'Amico). Nel maggio del 1906 il Boutet - al quale la Società degli autori rimproverava tra l'altro l'eccessivo costo degli spettacoli - si dimise da tutte le cariche che aveva in seno alla stabile, riservandosi unicamente quella di coordinatore responsabile del repertorio, mentre il G. avrebbe curato la direzione degli attori.
Tra le opere presentate in quella stagione ricordiamo: La crisi di M. Praga, La sorella minore di T. Monicelli, Bernini di L. D'Ambra e G. Lipparini, I fantasmi di R. Bracco, David di E. Rivolta, Carlotta Corday di E. Corradini, La pista di V. Sardou. La stagione del 1907 si aprì con La flotta degli emigranti di V. Morello, con V. Pieri, A. De Antoni, Evelina Paoli e Alfonsina Pieri. Seguì Una moglie onesta di G. Antona Traversi. Il 25 febbraio, con I rusteghi, venne celebrato il secondo centenario della nascita di C. Goldoni. Tra i successi della stagione ricordiamo inoltre: Dina di A. Oriani, Il passato di U. Falena, Papà Eccellenza di G. Rovetta, La maga di G. Romualdi, Effetti di luce di L. D'Ambra, La gibigianna di C. Bertolazzi, Giorgio Dandin di Molière, I ventri dorati di É. Fabre.
Nel 1908 Boutet fu estromesso definitivamente e il G. rimase unico regista. Fu quello l'anno del travolgente successo di La nave di G. D'Annunzio. U. Falena, venuto a sapere che il D'Annunzio stava componendo una nuova opera, riuscì ad assicurarsela per la Stabile romana. In poche settimane D. Cambellotti apprestò qualche centinaio di bozzetti di costumi, di scene, di arredi, curandone meticolosamente l'esecuzione. Le prove cominciarono in dicembre. Il palcoscenico spazioso del teatro Argentina si trasformò in un arsenale affollato e rumoroso: la nave "Tuttilmondo", uno scafo gigantesco costruito all'uopo, venne impostata sul proscenio. Compositore delle musiche fu il maestro I. Pizzetti. La prima ebbe luogo, dopo alcuni rinvii, l'11 genn. 1908. Gli interpreti erano: il G. (Marco Gratico), Evelina Paoli (Basiliola), C. Galvani (vescovo Sergio), I. Mascalchi (Lucio Polo). Secondo i cronisti dell'epoca fu uno spettacolo imponente, per il numero degli attori e delle comparse - che il G. seppe coordinare con grande maestria -, per la fedeltà dei costumi e per la forza suggestiva dello splendido scenario. L'effetto delle masse che s'accalcavano, imprecavano e si entusiasmavano, superò ogni aspettativa. L'incasso fu di 28.000 lire, iperbolico per quei tempi. Alla solenne prima assistettero anche i sovrani d'Italia.
Spossato in seguito dalle fatiche di questo periodo d'intenso lavoro, il G. cadde nuovamente in depressione e lasciò l'attività per osservare un periodo di riposo. Tornò sulle scene il 31 ott. 1908, in compagnia con Irma Gramatica. La Gramatica-Garavaglia debuttò al Paganini di Genova con La rafale di H. Bernstein. Nel marzo 1909 nacque la De Farro-Gamna e il G. fu scritturato come primo attore e direttore. Debuttò a Reggio Emilia il 27 marzo presso il teatro Ariosto, con Papà Eccellenza di G. Rovetta. In quello stesso 1909 fece il suo debutto nel cinema partecipando al film di G. Lo Savio, Otello, realizzato dalla Film d'arte italiana di Roma; negli anni successivi lavorò in altri due film, sempre con la stessa casa di produzione, sotto la guida del Lo Savio e la direzione di U. Falena: Rigoletto (1910) e La morte civile (1911). Nell'aprile del 1909 partiva per una breve tournée in Spagna; ritornato a giugno in Italia, riprese le recite a luglio, a Montecatini. La compagnia, che dalla quaresima del 1910 prese il nome di Gamna-Garavaglia, proseguì per alcuni mesi in sordina. Il G. conobbe per la prima volta la tristezza dei teatri semivuoti, soffrì dell'indifferenza del pubblico, mentre le sue condizioni fisiche peggioravano progressivamente, costringendolo a lunghi periodi di inattività. Nel gennaio del 1911 si recò in tournée ad Alessandria d'Egitto. Tornato in patria, dopo pochi mesi (aprile) si imbarcava nuovamente, alla volta di Barcellona. A giugno fu in Sudamerica (Buenos Aires, Montevideo, Santa Fe). Nel marzo 1912 nacque la Compagnia drammatica italiana, diretta dal G., con Tilde Teldi come prima attrice. Esordì a Napoli, al politeama Giacosa. Il 17 marzo fu al teatro Mercadante, dove presentò l'attesissima novità di R. Bracco, Il piccolo santo. Ma la compagnia fu costretta a interrompere le recite dopo la terza sera in seguito a un peggioramento delle condizioni di salute del suo direttore.
Il G. morì a Napoli il 29 apr. 1912.
Fonti e Bibl.: C. Falbo, Il teatro Stabile di Roma, in Almanacco del teatro italiano, II (1906), pp. 66 s.; E. Boutet, La mia follia, Roma 1908, passim; S. Manca, La nave, in Almanacco del teatro italiano, IV (1908), pp. 85-94; L. Brochon, G., in Il libro d'oro degli Italiani all'estero, 1909, pp. 493-496; D. Oliva, Il teatro in Italia nel 1909, Milano 1911, pp. 21-24; Id., Note di uno spettatore, Bologna 1912, pp. 183-193, 205-214, 434-452; G. Monaldi, F. G., in Id., Ricordi viventi di artisti scomparsi, Campobasso 1927, pp. 147-153; M. Corsi, Le prime rappresentazioni dannunziane, Milano 1928, pp. 88-97; U. Falena, La prima rappresentazione della Nave, in Comoedia, XI (1929), 3, pp. 9-11; S. D'Amico, E. Boutet e il sogno dello Stabile, in Id., Invito al teatro, Brescia 1935, pp. 91-130; M. Corsi, Interpreti di Shakespeare in Italia, in Il Dramma, XXV (1949), pp. 75 s., 108-121; G. Tirincanti, Il teatro Argentina, Roma 1971, pp. 303-312; L. Bragaglia, Shakespeare in Italia, Trevi 1973, pp. 59-65, 253; Edoardo Boutet e la società italiana tra Otto e Novecento, a cura di R. Silvestri, Chieti 1990, pp. 7-66, 268-271; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", N. Leonelli, Attori tragici. Attori comici, I, pp. 415-417; Enc. dello spettacolo, V, coll. 900 s.; Filmlexicon degli autori e delle opere, II, p. 926.