ferza (fersa, in cui -s- per -z- è per l'influenza del toscano occidentale [Parodi, Lingua 228], sia pure determinata dalla rima)
Vale " sferza ", ed è parola usata più volte, e sempre in verso.
In If XVIII 35 vidi demon cornuti con gran ferze, e 81 la traccia / ... che la ferza similmente scaccia, s'indica proprio la " frusta ", usata dai demoni per staffilare ruffiani e seduttori (sempre nello stesso canto [v. 65], essa è detta anche scuriada, e i dannati [v. 74] son detti gli sferzati).
In senso figurato: S'ió avessi le belle trecce [della donna Petra] prese, / che fatte son per me scudiscio e ferza, / pigliandole anzi terza, / con esse passerei vespero e squille (Rime CIII 67). Le corde de la ferza (Pg XIII 39) corrispondono agli stimoli che, sotto forma di visioni, inducono al pentimento le anime degl'invidiosi (in questa accezione il vocabolo è già in fra Giordano da Pisa Prediche, I, Firenze 1831, 116: " i peccatori sono ordinati a martello, ed a ferza de' giusti "), mentre la gran fersa del sole (If XXV 79) colpisce il ramarro durante la canicola estiva.
In Pd XVIII 42 la parola suggerisce un'immagine lucente e mobilissima: letizia era ferza del paleo; gli spiriti manifestano la loro gioia roteando velocissimi, come trottole. Con ardito accostamento, la letizia agisce sulle anime beate come una f., imprimendo loro un rapido movimento rotatorio. Il Landino annota: " come gira un paleo, quando i fanciulli lo percuotono con la ferza ".