PURIM, Festa dei
È la festa giudaica, originata, secondo la narrazione del libro di Ester, dal pericolo corso dai Giudei in Persia, allorché Aman decretò il loro sterminio fissandone la data per mezzo delle "sorti", e dalla loro successiva liberazione dovuta all'intervento di Mardocheo.
Il nome plurale pūrīm, in detta narrazione, è fatto derivare dal singolare pūr, il quale viene presentato come sinonimo dell'ebraico gürāl, col senso di "sorte": donde il nome della festività, giorni delle sorti o dei pūrīm (Ester, III, 7; IX, 24-32). Sennonché il vocabolo pūr non appare altrove nella Bibbia e ha tutto l'aspetto di una parola straniera importata nell'ebraico posteriormente all'esilio, sebbene i varî tentativi per ritrovarne l'origine in altre lingue siano rimasti più o meno problematici.
Qualcuno ha pensato al persiano purti, vedico pūrti (cfr. il lat. pars); altri a un semitico pūrāh, "pressoio" e in tal caso la festa sarebbe stata in origine una festa del vino; altri ancora alla cerimonia babilonese del pūrū, in cui si sceglievano a sorte i personaggi eponimi di un dato anno; altri dall'assiro puḥru "assemblea", "adunanza"; altri lo mette in relazione col greco ϕρουραί, ecc.
Non meno problematico è il significato primitivo di questa festa, qualora non si accetti la suddetta spiegazione fornita dalla Bibbia (come molti fanno, per la ragione che l'episodio delle "sorti" è del tutto secondario nella storia di Ester né avrebbe potuto dare il nome all'intera festività). Certo che la festività fu introdotta fra i Giudei dopo l'esilio; essa si celebrava nei giorni 14 e 15 del mese Adar (febbraio-marzo), immediatamente appresso al "giorno di Nicanore" (13 Adar) destinato a ricordare la sconfitta e uccisione di questo nemico dei Giudei fatta da Giuda Maccabeo. Dietro queste considerazioni, alcuni studiosi hanno visto nei Pūrīm un'imitazione della festa persiana (nauroz) dell'anno nuovo, altri di quella egualmente persiana dei mani tutelari (farvardigān); qualcuno vi ha riscontrato influenze rituali babilonesi (Ester = la dea Ishtar; Mardocheo = il dio Marduk, ecc.), qualche altro un'analogia con la festa delle botti nuove celebrata in Grecia (πιϑοιγία); altri ancora hanno pensato a un'allegoria del trionfo su Nicanore (simboleggiato in Amnan), il cui giorno festivo col tempo perdette sempre importanza con la festa dei Pūrīm e infine ne fu sostituito del tutto.
La festa, celebrata nei due giorni suddetti, rivestiva un carattere di gaiezza popolare e vi si praticava l'uso di mutui regali (cfr. Ester, IX, 19; Talmūd bablī, Megillah, 1a, 3b, 5b, ecc.; Flavio Giuseppe, Antich. giud., XI, 6). Il giorno 14 di Adar aveva particolarmente il nome di "giorno di Mardocheo" (II Maccabei, XV, 37). In questo giorno si dava lettura pubblica del libro di Ester, durante la quale il popolo si abbandonava a clamorose manifestazioni di commento ai varî passi letti.
Bibl.: Oltre alle opere citate alla voce ester, cfr. W. Erbt, Die Purimsage in der Bibel, Berlino 1900; P. Haupt, Purim, Berlino 1906 (in Beiträge zur assyr. u. semit. Sprach., VI, 2); B. Motzo, Saggi di storia e letterat. giudeo-ellenistica, Firenze 1924, pp. 307-311.