Vedi FESTO dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
FESTO (v. vol. iii, p. 627)
Nel 1966 si è concluso il nuovo ciclo di scavi che la Scuola Archeologica Italiana di Atene aveva iniziato nel 1950 e che ha portato alla scoperta delle tre successive fasi del primo palazzo di Festo. Su F v. la voce di L. Banti nel iii volume; sui risultati degli scavi fino al 1962 v. il paragrafo Risultati dei recenti scavi di Festo, di D. Levi, s. v. minoico-micenea, arte (vol. v, p. 94).
I saggi degli ultimi anni hanno chiarito i rapporti tra il piazzale superiore, o "area teatrale" e quello inferiore, hanno definito l'aspetto primitivo del piazzale superiore e la situazione dell'area a occidente di questo. Lungo il margine S del piazzale superiore sono state messe in luce accanto a quella già nota, altre tre grandi "kulure", ossia ambienti circolari, scavati nel terreno, come quelli del cortile di Cnosso, con pareti di pietra la cui struttura fa ritenere fossero deposito o riserve per approvvigionamenti nelle ultime fasi del primo palazzo, come è documentato dalla ceramica che, negli strati più alti si ferma all'ultima fase del primo palazzo. Nel salto di circa 7 m tra il piazzale superiore e l'inferiore si sono rinvenute quattro successive rampe di collegamento ascendenti in direzione E-O. Il materiale ceramico sigillato da queste rampe ne ha permesso una datazione piuttosto sicura: la rampa inferiore a lastre di pietra risale al momento della fondazione del più antico palazzo; di poco posteriore a questa sono una rampa di stucco bianco, e un'altra sopra di questa, in lastre in pietra; la quarta rampa che ha una pendenza diversa e sembra sia durata più a lungo delle altre con correzioni e rifacimenti, fu utilizzata fino alla fine del primo palazzo.
Presso le tre rampe di pietra sono stati rinvenuti tre successivi muraglioni che dovevano trattenere il terrapieno del piazzale superiore.
Gli ambienti attigui, alcuni dei quali con pareti e pavimenti di stucco o gesso alabastrino, possono essere datati dalla fase più antica alla più tarda del primo palazzo: a questa III fase risale una vastissima esemplificazione di tipi ceramici, per lo più già noti, ma che confermano, in questa tarda fase, l'impoverirsi del fantasioso repertorio e lo spegnersi in moduli schematicamente decorativi delle libere creazioni delle fasi precedenti. Tra i pezzi più belli restituiti da quartieri a S delle rampe è un alto piede di fruttiera e vaso simile con una decorazione dipinta e a rilievo raffigurante due delfini che si tuffano verso il fondo del mare tra rocce incrostate di conchiglie.
Le indagini compiute a occidente del piazzale superiore hanno rivelato il muro di bordo sul suo lato O, datato possibilmente alla III fase protopalaziale; dietro di esso, a livelli più bassi, si sviluppava una teoria di ambienti più antichi. La primitiva fisionomia del piazzale è stata così integralmente ricostruita.
Ma se dalle ultime indagini - a parte le chiarificazioni topografiche e cronologiche - il quadro della civiltà minoica di F. risulta approfondito negli aspetti che già ci erano noti, la vera novità di questi ultimi anni è data dalla scoperta di una massiccia continuità di abitazione, sullo stesso sito minoico, fino al periodo romano.
Un intero quartiere protogeometrico e geometrico è stato rinvenuto sul cortile inferiore, a O della facciata a ortostati della prima fase del palazzo minoico primitivo; si tratta di un notevole agglomerato di ambienti irregolarmente quadrati e rettangolari, poggiante su un esiguo riempimento sulle stesse lastre del piazzale, sotto le quali sono stati rinvenuti vani protopalaziali che hanno restituito splendidi esemplari di ceramica; come distribuzione di ambienti questo insediamento non è molto dissimile da Karphì e Vrokastro: sui pavimenti in terra battuta e talvolta su lastre di pietra sono stati rinvenuti sköphoi, anfore, stàmnoi e grossi pìthoi dal periodo protogeometrico fino al geometrico maturo; le case erano collegate al piazzale superiore con una splendida rampa in pietra scendente in direzione N-S, e quindi perpendicolare alla rampe precedenti.
In saggi praticati a O del piazzale superiore è stato rinvenuto un quartiere miceneo notevolissimo con molta ceramica tarda (Tardo Minoico III C), e presso di esso articolato sulle terrazze che interrompono la china della collina, uno spazioso insieme di case ellenistiche molto ben conservate: in un vasto ambiente (casa l) si ha la prova più tangibile della persistenza, in questo ormai remoto angolo della Messarà, delle antiche tradizioni: un vano presenta la stessa disposizione del mègaron miceneo, con due colonne fiancheggianti l'eschàra centrale, e sul battuto, accanto a vasi di forme peculiarmente ellenistiche, è stato rinvenuto un grosso pìthos (altezza m 1,23) con iscrizione graffita, sulla spalla: ᾿Ερπετιδάμο(υ) Παιδοπίλας ὄδε, forse la più antica iscrizione cretese, datata presumibilmente all'VIII sec. a. C.: si tratta o di un cimelio familiare custodito per secoli o di un oggetto rinvenuto e riusato secoli dopo. Un'altra prova della continuità di abitazione sulla stessa località dove era fiorita la civiltà minoica è stata rivelata dagli scavi effettuati tra il 1960 e il 1964 sul dirupato versante sud-orientale della collina in località Chàlara, sotto lo sperone meridionale del cortile 40 del palazzo di F.: ivi, in una difficoltosa e aggrovigliata sequenza, resa più intricata dal rapido pendio del colle disturbato da frane frequenti, c'è tutta una serie di ambienti dall'epoca del primo palazzo, all'epoca micenea, geometrica, fino a splendidi resti ellenistici con pareti di grandi blocchi isodomici accuratamente levigati e disposti a doppia cortina, e a vastissimi e poveri vani tardo-romani che alcune lucerne rinvenute sul battuto datano al III-IV sec. d. C.
Bibl.: D. Levi, Gli scavi a Festòs negli anni 1958-1960, in Annuario Atene, XXXIX-XL, N. S. XXIII-XXIV (1961-1962), 1963, pp. 337 ss.; id., La conclusione degli scavi a Festòs, ibid., XLIII-XLIV, N. S. XXVII-XXVII (1965-1966), 1967, p. 313 ss.; id., Le campagne di scavo a Festòs 1966, in ᾿Αρχ. Δελτιόν, tomo 22 (1967), 1969, p. 490 ss.; sui vani geometrici vedi pure: H. Drerup, Griechische Baukunst in geometrische Zeit, in Archaeologica Homerica, II, cap. O, Gottinga 1969, p. 41; sul pìthos iscritto: D. Levi, Unpithos iscritto da Festòs, in Κρητικὰ Κρονικὰ, Iraklion 1969, p. 153; id., Antichità presso gli antichi, in ᾿Αρχαιολογικὰ ἀνάλεκτα ἑξ ᾿Αϑηνῶν, anno II, 1969, pp. 387; su Chàlara, v. D. Levi, L'abitato di Festòs in località Chàlara, in Annuario Atene, XLV-XLVI, N. S. XXIX-XXX (1967-1968), 1969, p. 55 ss.