Vedi FESTO dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
FESTO (v. vol. III, p. 627 e S 1970, p. 331)
Dopo la conclusione delle campagne di scavo nel 1966, brevi lavori sono stati effettuati dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene negli anni 1969 e 1971. Una serie di saggi (ancora inediti), legati alla concessione di licenze edilizie, è stata eseguita dal Servizio greco di Antichità nei pressi del villaggio di Haghios Ioannis, situato almeno in parte sopra l'antico abitato.
I lavori del 1969 e 1971 si erano resi necessari in seguito alla costruzione della moderna rampa di accesso alle rovine. Alla base delle pendici S della collina mediana sono stati messi in luce i resti di tre ambienti di età protopalaziale (vani CV-CVII), con pavimenti di stucco o di lastre alabastrine; nel CVII, munito di banchina e con una pianta assai stretta e allungata, è stato ipoteticamente proposto di vedere una sala di riunioni. I corredi pavimentali si riferivano al momento finale del Medio Minoico II (fase Ib e II del Levi); sotto il livello delle lastre del vano CVII un riempimento-colmata ha restituito un complesso omogeneo di materiali dell'inizio del Medio Minoico II (momento di transizione fra la I fase a e b del Levi). Negli strati superiori, fra i materiali sicuramente scivolati dalla sommità della collina, fu recuperata gran parte di un interessante capitello con echino dorico decorato da un kymàtion ionico, forse votivo, riferibile al secondo quarto del VI sec. a.C. Sempre in età arcaica si data una metà di antefissa decorata con fiori di loto, probabilmente dello stesso stampo di un esemplare recuperato a suo tempo dal Pernier. Questi aveva fra l'altro segnalato, sempre dalla collina mediana, resti di decorazione architettonica di varia natura. Non è quindi da escludere che l'altura ospitasse un qualche edificio sacro della città arcaica e classica, finora nota quasi esclusivamente dalle testimonianze numismatiche. Di straordinaria importanza, da questo punto di vista, risulta il rinvenimento casuale nel 1978, in occasione del drenaggio di un canale nei pressi della località Chalara, di un frammento di epigrafe attribuito ancora alla seconda metà del VI sec. a.C. Si tratta di una disposizione di legge, sistemata verosimilmente in un edificio pubblico, da ricercare non molto lontano dal luogo di rinvenimento; la menzione di una agorà conferma tale ipotesi e induce a credere che le scarse conoscenze sulla città greca siano in buona parte accidentali. Verosimilmente alla fase ellenistica del centro si riferisce un tratto di strada individuato nel 1986, subito a O del villaggio di Haghios Ioannis, presso l'odierna strada per Matala.
La sospensione dello scavo, dopo diciassette fortunatissime campagne (1950-1966), ha consentito a D. Levi e ai suoi collaboratori di approfondire lo studio delle rovine e dei materiali, al quale è destinata la ponderosa opera Festòs e la civiltà minoica. Nel primo volume egli ha ripreso e rielaborato le già esaurienti relazioni preliminari, curando l'edizione definitiva dello scavo fino al periodo neopalaziale, ivi comprese la tomba di Kamilari e l'insediamento di Patrikiès; i tomi delle tavole, ordinati per forme ceramiche e per cronologia, anziché per complessi, ripropongono la suddivisione dell'età protopalaziale nelle fasi la, Ib, II e III. Nel secondo volume, insieme con F. Carinci, ha presentato lo studio tipologico delle numerosissime forme del Medio Minoico; inoltre viene per la prima volta proposta una sequenza dei complessi ceramici più significativi, che consentono agevoli raffronti con gli altri centri di Creta. Di notevole interesse è, in particolare, la distinzione fra i momenti iniziale e finale della fase I b, corrispondenti ai periodi medio-minoici IIA e Β dell'Evans.
Oggetto di studio sistematico è stato anche l'insediamento di età neolitica. I materiali, fra i quali spicca la ceramica con decorazione in ocra e bianco, si riferiscono tutti al momento del Neolitico Finale, e corrispondono allo strato I della sequenza cnossia: il passaggio all'Antico Minoico, del quale il Neolitico festio preannuncia forme e decorazioni, viene posto intorno al 2700 a.C.
Del periodo protogeometrico e geometrico sono stati pubblicati i materiali del quartiere a O del palazzo: pure essendo ancora largamente decorati nello stile protogeometrico, sono tuttavia riferibili, per una serie di precisi confronti morfologici e stilistici, all'età tardo-geometrica. Di uno studio specifico sono stati oggetto anche le lampade, le lucerne e i bracieri, dall'età protopalaziale a quella romana, con un'articolata classificazione tipologica. Un gruppo di ceramiche tipo Hadra o della maniera di Hadra ha consentito di localizzare proprio a F. uno dei centri di produzione di quella classe; le stesse osservazioni possono probabilmente essere estese anche a un gruppo di materiali del tipo West Slope.
Dopo i nuovi risultati dello scavo di Haghia Triada, non si può più eludere il problema del rapporto fra i due centri, assai diverso nei vari periodi, secondo un ruolo di alternanza e complementarietà, che trova nella realtà geografica il suo logico presupposto. Se mancano elementi di confronto per l'età neolitica (finora non rappresentata a Haghia Triada), sembrano notevoli le affinità per l'Antico Minoico, al momento meglio documentato a Haghia Triada. Sulla base dei soli materiali segnalati, è possibile distinguere, anche a F., complessi dell'Antico Minoico I e II, e dunque con un'articolazione cronologica all'interno dell'epoca prepalaziale. Nessun dato, nonostante l'esito successivo di F., permette di affermare una condizione di preminenza o di maggiore floridezza di uno dei due siti, che non hanno finora restituito livelli omogenei dell'Antico Minoico III e del Medio Minoico IA. Nell'età successiva F. costituisce certamente, con il suo imponente palazzo, le migliaia di cretule e le precoci testimonianze di tavolette in lineare A, il punto di riferimento politico-amministrativo della pianura della Messara. All'interno di questo territorio Haghia Triada non presenta particolari tipi di evidenze. La distruzione del Medio Minoico IIB, corrispondente alla II fase protopalaziale del Levi, segna verosimilmente la rottura di un sistema di equilibri all'interno del «regno» festio e dell'intera isola. È probabile che, secondo una recente ipotesi, la c.d. III fase protopalaziale rappresenti in realtà un periodo oscuro nella vita dell'insediamento, durante il quale si cerca invano di far procedere la ricostruzione del palazzo; solo la casa a S della rampa (vani LXXXVI-XCIII) ha restituito abbondanti depositi ceramici di tale età. Testimonianze scarse e poco eloquenti, per lo stesso Medio Minoico IIIA, si ricavano da Haghia Triada. Il momento successivo (Medio Minoico IIIB-Tardo Minoico LA), assai poco rappresentato a F., registra invece nell'altro centro la costruzione della villa e la ripresa dell'intero abitato. Solo nel Tardo Minoico ΙΑ-IB sarà portato a termine il secondo palazzo a F., ma risultano assai rade le strutture abitative che si sovrappongono ai fitti quartieri dell'età protopalaziale. Il nuovo monumentale edificio non ha restituito, tuttavia, che un solo documento di attività amministrativa, e mancano ritrovamenti che possano essere comparati ai lingotti di rame, ai vasi di steatite o agli affreschi di Haghia Triada. Tali rinvenimenti, ma soprattutto le cretule e le tavolette in lineare A, mostrano invece come il punto di riferimento economico-amministrativo, magari propiziato dal nuovo ruolo egemone di Cnosso, si sia adesso spostato a Haghia Triada. La «capitale» del territorio resterà la stessa anche nel Tardo Minoico IIIA2, forse in seguito alla caduta del regno «acheo» di Cnosso. Soltanto fra il Tardo Minoico IIIB e III, F. riassumerà le caratteristiche di grosso agglomerato, conservandole fino all'età geometrica, proprio in corrispondenza di un progressivo affievolirsi della frequentazione a Haghia Triada. Tale situazione doveva probabilmente continuare, nonostante la scarsità dei dati disponibili, per l'età arcaica e classica; e continuava certamente in periodo ellenistico, fino alla distruzione dei Gortinì, nella prima metà del II sec. a.C. Il villaggio di Haghios Ioannis avrebbe raccolto, come il casale di Santa Trinità, il retaggio dell'insediamento antico, sopravvivendo, a differenza di quello, ai moti del 1897-98.
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