FEZ (arabo Fās; fr. Fès; A. T., 112)
Capitale del Marocco Francese: è situata a 350 m. s. m., sulle due rive dell'Oued-Fez, affluente di sinistra dell'Oued Sebou, che si apre un passaggio attraverso le montagne verso l'Atlantico. Fez deve la sua prosperità e l'importanza che ha avuto nella storia del Marocco alla sua posizione nella regione fertile e ricca d'acqua, dalle risorse abbondanti, densamente popolata, del medio bacino dell'Oued Sebou. La città è a un incrocio di strade: domina la via dall'Atlantico verso l'Algeria, in vicinanza della soglia di Taza; vi sboccano le strade carovaniere del Tafilelt e vi si riuniscono le strade provenienti da Tangeri attraverso Ouezzane o il colle di Seggotta, e da Rabat.
Fez, il cui abitato s'estende per una lunghezza di 6 km. circa, si compone di due città, divise alla lor volta in più quartieri: Fās el-Bālī o Fez vecchia e Fās el-Gedīd o Fez nuova. Queste due città distano fra loro di circa 500 m., ma sono collegate da un lungo sobborgo. Vi sono inoltre i sobborghi militari di Dar-Mahrès e di Dar-Debibagh, e la città europea raggruppata intorno alla stazione ferroviaria ed esistente solo dal 1916. Fās el-Bālī è costruita sulle pendici che dominano la città a S. e a N. e nel fondo della vallata che in questo punto si restringe molto; è la città nobile, il centro della vita intellettuale e artistica: qui si trova la celebre università al-Qarawiyīn (Karouine), dove affluiscono studenti da tutte le regioni del Marocco per studiare grammatica, teologia e diritto musulmano. Fās el-Gedīd è su un altipiano che domina la città vecchia; è popolata da Sahariani, Negri, ecc., e vi si trova pure il mellah degli Ebrei, i quali non hanno diritto di abitare altro quartiere che quello loro assegnato. L' Oued Fez, che ha portata abbondante e regolare, è stato deviato e fornisce l'acqua necessaria per le bestie e la popolazione, per i giardini e per alimentare i giuochi d'acqua dei palazzi. La sua forza è inoltre utilizzata per provvedere la città di energia elettrica. Questa abbondanza di acque correnti, suddivise con un sistema di canali, dà a Fez uno dei suoi aspetti più sorprendenti.
Le sole industrie di Fez sono quelle indigene, come la fabbricazione di tappeti, di ricami moreschi (nei quali si perpetua l'arte ispano-moresca in parte modificata dalle importazioni orientali ed europee), di pelletterie, di ceramiche azzurre, la confezione di pantofole, ecc. Queste industrie locali sono incoraggiate dall'amministrazione del Protettorato, che ha creato anche laboratorî e scuole professionali. Il commercio delle ulive coltivate negli uliveti che circondano la città, è alla sua volta fonte di ricchezza per gli abitanti. Dopo la raggiunta pacificazione, l'affluenza dei turisti ha creato a Fez una nuova forma d'industria. La popolazione contava, nel 1926, 81.172 ab., di cui 3559 Europei (3053 Francesi), 7553 Ebrei e il resto Musulmani. Nel 1931 la popolazione era di 107.343 ab., di cui 9638 Europei. La maggioranza è quindi musulmana, ma gli emigrati tunisini e andalusi hanno popolato la città di elementi più raffinati dei Berberi marocchini; l'università al-Qarawiyīn e il santuario di Mūlāy Idrīs (Moulay-Idris) da essi fondato, testimoniano dell'antica cultura d'una popolazione profondamente attaccata alla tradizione, ma che conta nello stesso tempo commercianti abili e svelti. Fez è insomma il massimo centro religioso, politico, intellettuale ed economico del Marocco ed è oggi la sede della residenza d'un luogotenente del Sultano. La città nei suoi varî aspetti, rivela profonda l'influenza mediterranea, in contrapposto a Marocco (Marrākesh), dove predomina l'influenza del Sahara.
Fez è congiunta per mezzo di linee ferroviarie a Rabat e a Casablanca dal 1923 e a Tangeri dal 1927. Una linea a scartamento ridotto, che sarà sostituita con una normale in costruzione la mette in comunicazione con Taza e con l'Algeria.
Storia. - La fondazione di Fās el-Bālī, detta anche al-Medīnah (la città), risale alla dinastia degl'Idrīsiti (v.) che regnò sul Marocco nel sec. IX d. C.
Idrīs II volendo una propria capitale, nel 192 èg., 808 d. C., secondo la tradizione, scelta una zona nella vallata del Fās, inizio la costruzione della città che, posta presso l'incrocio delle due grandi vie commerciali tra il Maghrib medio e l'Atlantico e tra il Marocco settentrionale e il Sahara doveva ben presto prosperare e ingrandirsi. La città, data la sua importanza, fu coinvolta nelle vicende della storia locale, ora con periodi di guerra, assedî, saccheggi e terribili massacri, ora di pace e di splendore; ora tenuta come capitale dell'impero, ora ridotta a centro secondario. L'epoca sua migliore è quella della dinastia dei Benī Merīn o Merīnidi (v.), che fondarono Fās el-Gedīd, divenuta sede dell'amministrazione governativa; e arricchirono la vecchia e la nuova città di splendidi edifici. Le ampie notizie che Leone Africano nella sua Descrittione dell'Africa dà intorno a Fez, mostrano quale importanza religiosa, artistica e culturale essa avesse raggiunto nella prima metà del sec. XVI. In seguito, e cioè durante il periodo della dinastia degli sceriffi Sa‛diani e di quella attualmente regnante degli sceriffi ‛Alawiti, la città è andata in parte decadendo. Nel 1911 entrarono nella città le truppe francesi.
Monumenti. - La città nuova, con il Dār el-Makhzen, insieme di edifizî costruiti in diverse epoche e sede del governo, con i suoi palazzi inframezzati e circondati da parchi, col ghetto animato da vita febbrile; e la città antica, con le sue parti monumentali, i sūq vivaci e numerosi, ombreggiati da impalcature di legno (fra i più pittoreschi si possono citare il Sūq Kisaria non lontano dalla moschea Mūlāy Idrīs e il Sūq el-‛Aṭṭārīn), le vie tortuose formanti una rete inestricabile, i fonduq, le case di abitazione alte tre o quattro piani, le fontane, i canali, dànno nel loro insieme un'immagine ancora viva del Medioevo musulmano. Sia che si percorra l'agglomerato urbano formato dalle due città, sia che si faccia il giro dei bastioni di terra battuta, la città appare una delle più sorprendenti e delle più belle dell'Islām.
Tra le numerosissime moschee della città vecchia sono famose quella di Mūlāy Idrīs, sulla tomba del fondatore, quella degli Andalusi e, soprattutto, quella di al-Qarawiyīn, della quale però, come, del resto, delle altre, ci si può fare solo un'idea approssimativa poiché, per rispettare la suscettibilità dei musulmani, le autorità francesi non permettono ai visitatori europei di entrare nelle moschee. Il primo santuario, al-Qarawiyīn costruito nel sec. IX era molto modesto. Constava di 4 navate orientate nel senso della profondità; era preceduto da un piccolo cortile esposto a nord, con un minareto in mezzo alla facciata. Questa prima moschea fu ingrandita nel sec. X con nuove navate, che occuparono il cortile. Gli Almoravidi ingrandirono nuovamente la moschea, la quale verso il 1135 aveva raggiunto le attuali dimensioni. La sala di preghiera ha 10 navate trasversali con archi impostati su pilastri in muratura. Il cortile largo e poco profondo è ornato alle estremità da due padiglioni eleganti costruiti nel sec. XVI e XVII, ispirati ai padiglioni dei cortile dei Leoni nell'Alhambra in Granata. Nella parte posteriore del padiglione occidentale si eleva il minareto, molto semplice, del sec. X. La moschea di al-Qarawiyīn gode una gran fama in tutto l'Islam occidentale, dovuta alla sua antichità, all'ampiezza imponente delle sue proporzioni e forse anche più all'essere fino ai nostri giorni un grande centro di studî musulmani, un'università dove si perpetua il tradizionale insegnamento della teologia, della giurisprudenza, una specie di Azhar maghrebino.
Gli studenti marocchini di Fez abitano nelle mèdrese, collegi o piuttosto pensioni per la gioventù studiosa di tutto il Marocco. Tale almeno lo scopo di queste fondazioni ancor oggi ornamento artistico della città. Nel vecchio Fez si trovano ancora 4 medrese del sec. XIV: medresa aṣ-Ṣahrīǵ (1323), medresa el-‛Aṭṭārīn (1325). medresa Miṣbāḥiyyah (1346), medresa Bū-‛Ināniyyah (1355), costruite dai sultani merīnidi, Abū Sa‛īd, Abū Ḥāsan e Abū-Inān. Vi è ancora una medresa del sec. XVII, medresa ash-Sharrātīn. costruita nel 1670 dallo sceriffo Mūlāy ar-Rashīd.
La disposizione usuale di tali edifizî consiste in un cortile spazioso adornato nel centro da un baçino e circondato di gallerie; celle destinate ad abitazione degli studenti sboccano in queste gallerie o al piano superiore. Sul cortile, di fronte all'entrata, la sala di preghiere, coperta al centro da un soffitto. a piramide riparato da tetto attigue le latrine con cortile centrale, la vasca di abluzioni e gabinetti. Il gesso e il legno di cedro scolpiti, i rivestimenti in ceramica concorrono all'adornamento di questi edifizî, facendone degni rivali delle più belle creazioni dell'arte ispano-moresca in Andalusia. La più perfetta sotto l'aspetto decorativo è la medresa el-‛Aṭṭārīn; la più monumentale è la Bū ‛Ināniyyah, con minareto e con un bel minbar, poiché servì anche da moschea.
Appartengono all'epoca dei Merīnidi, l'età dell'oro per Fez, altri numerosi edifici pubblici e privati, terme, fonduq, case, ancora da studiare. I secoli posteriori, sino all'epoca attuale, hanno arricchito la vecchia capitale; l'opulenza di cui godono i Marocchini e il loro attaccamento alle tradizioni si manifestano in abitazioni lussuose, sobrie all'esterno, ma all'interno con cortili lastricati di ceramica, con giardini e fontane, con chioschi e sale riccamente decorate.
Bibl.: G. Yver, in Encyclopédie de l'Islam, II, pp. 76-87; Giovan Leone, Il viaggio di Giovan Leone, Venezia 1554-1583; Ibn Abī Zar‛, Rawê al-Quarüās fī akhbār mulūk al-Maghrigb wa ta'rīkh madīnat Fāsá (testo arabo e traduzione latina C. J. Tornberg), Upsala 1843-46, H. Gaillard, Une ville de l'Islām: Fès, Parigi 1905; A. Chevrillon, Crépuscule d'Islām (Parigi 1920; A. Bel, Les industries céramiques à Fès, Algeri 1918; id., Inscriptions arabes de Fès, Parigi 1920; R. Seguy, Fès, ville antique et capitale berbère, in France-Maroc, 1919; El-Djaznai, Zahrat el-âs, ed. e traduz. francese di A. Bel, Algeri 1923; P. Champion, Tanger, Fès, Meknès, Parigi 1924; P. Ricard, Le Maroc, Parigi 1925; G. Marçais, Manuel d'art musulman, Parigi 1926-27, pp. 294 segg., 307 segg., 467 segg., 689 segg., e la bibliografia. Pianta di Fez a 1 : 10.000 a cura del Service géographique de l'Armée.