FEZ
(arabo Fās)
Città del Marocco, disposta sulle due rive dell'Oued Fez, affluente di sinistra del Sebu, all'incrocio di due importanti percorsi viari che collegavano l'Alto Atlante alla regione algerina e la costa con i passi del Medio Atlante. Secondo la tradizione medievale, la città venne fondata da Idrīs II (793-828), che, in seguito all'arrivo di suoi seguaci immigrati dall'Ifrīqiya e dall'Andalus, decise di abbandonare la residenza reale di Walīla, l'antica Volubilis, per fondare una nuova capitale. Scelto il sito in un avvallamento attraversato da un corso d'acqua, che assunse in seguito lo stesso nome della città, la fondazione sarebbe avvenuta in una data corrispondente al 4 gennaio 808, sulla riva destra del fiume, in seguito detta ῾ adwat al-Andalusiyyīn ('riva degli Andalusi'). Quasi un anno dopo, in una data corrispondente al 23 dicembre 808, lo stesso re avrebbe iniziato la costruzione di un secondo agglomerato urbano sulla riva sinistra del fiume, che prese in seguito il nome di ῾ adwat al-Qarawiyyīn ('riva dei Kairouanesi') dagli immigrati originari di Kairouan, in Ifrīqiya.Sottoposta a un preciso esame filologico, la tradizione della duplice fondazione da parte di uno stesso sovrano ha ceduto il passo a una cronologia differente, oggi generalmente accettata. Sulla scorta di evidenze numismatiche e analizzando una seconda tradizione oscurata dalla precedente anche per ragioni agiografiche - Idrīs II si è affermato nei secoli come il santo più venerato del Maghreb estremo - LéviProvençal (1938) ha dimostrato che la fondazione di F. (Madīnat Fās), sulla riva destra del fiume, fu opera di Idrīs I (789-793) nel 172 a.E./789; nel 193 a.E./808-809 suo figlio Idrīs II iniziò la costruzione di una nuova città, al-Āliya, sulla riva opposta. Nove anni dopo lo stesso sovrano fece stabilire all'interno delle mura di Madīnat Fās, fino ad allora abitata quasi esclusivamente da popolazioni berbere, gli Andalusi giunti da Córdova; infine intorno al 210 a.E./825-826 trecento altre famiglie di emigrati, provenienti questa volta da Kairouan, si aggiunsero alla popolazione della riva sinistra.Scarse sono le notizie storiche, le descrizioni della città e le informazioni circa la sua struttura urbana fino alla conquista almoravide. Lévi-Provençal (1938), sulla scorta di un precedente lavoro di Massignon (1906), ha potuto schematicamente tracciare il percorso delle mura, con l'indicazione delle due moschee principali al loro interno e l'ubicazione delle porte di cui è noto il nome: una di queste, Bāb al-Kanīsa, sembra fare riferimento a una chiesa cristiana. Al-Bakrī (sec. 11°) dedica qualche riga ai due principali edifici religiosi musulmani, affermando che la moschea della riva degli Andalusi o moschea degli Sceicchi (jāmi ῾ al-Ashyākh) aveva sei navate sostenute da colonne di pietra e orientate sull'asse E-O, mentre la moschea al-Qarawiyyīn o moschea degli Sceriffi (jāmi ῾ al-Ashrāf) aveva solo tre navate, diversi vestiboli e un grande cortile.Nel corso del sec. 10° F. e il suo territorio furono al centro dei conflitti che opposero i Fatimidi dell'Ifrīqiya, gli Omayyadi di Spagna, le tribù berbere locali e gli ultimi Idrisidi che cercavano di conservare il regno dei loro padri.Un'epoca di stabilità e di grande prosperità iniziò con la conquista da parte degli Almoravidi, che tradizionalmente viene fatta risalire al 461 a.E./1069, ma che più probabilmente si realizzò qualche anno più tardi, intorno al 467 a.E./1075, e che aprì una fase di profonde trasformazioni urbanistiche. Yūsuf ibn Tāshufīn (1061-1106) fece abbattere le fortificazioni che dividevano le due città, riunendole all'interno di un'unica cinta muraria. A O, sul bordo della spianata del Sā'is che sovrasta F., fu costruita una fortezza, la qaṣaba di Bū Jlūd, e tra questa e la città, all'esterno delle mura, sorsero nuovi quartieri.Allo sviluppo di F. corrispose un incremento della popolazione, soprattutto sulla riva sinistra dell'Oued Fez; poiché la moschea al-Qarawiyyīn non era più sufficiente a contenere tutti i fedeli, sotto il secondo sultano almoravide ῾Alī ibn Yūsuf (1106-1142) ne fu deciso l'ampliamento.Questa moschea, il principale edificio religioso di F., conserva tuttora l'impronta del rifacimento almoravide. In effetti, a partire da una prima sala di preghiera costruita secondo la tradizione nell'859, la moschea al-Qarawiyyīn fu trasformata e ingrandita due volte, nel 956 e nel 1135-1142, assumendo in quest'ultima data il suo aspetto quasi definitivo.La moschea attuale è contenuta all'interno di un perimetro quadrangolare non perfettamente regolare (m. 8367 ca.); la sala di preghiera vera e propria occupa una superficie pari a m2 3700 ed è formata da dieci navate, scandite da pilastri, disposte parallelamente al muro della qibla. Una navata centrale più elevata, perpendicolare alle precedenti e arricchita da cupole diversamente decorate, mette in comunicazione il miḥrāb con la facciata settentrionale della sala di preghiera, ove si apre la ῾ anaza, una seconda nicchia che ha funzione di miḥrāb per chi prega all'aperto. Della moschea almoravide rimane una delle porte, che reca la data 1136-1137, mentre la porta principale risale alla seconda metà del 13° secolo. Lungo il lato breve occidentale del cortile (ṣaḥn) si trova il minareto, costruito nel 349 a.E./960.La decorazione originale della moschea almoravide, realizzata con pannelli di stucco con fregi geometrici o astratti, e in particolare quella che ne arricchiva il miḥrāb, venne coperta da strati di gesso e di stucco all'epoca della conquista almohade ed è stata rimessa in luce nel corso di un restauro.L'avvento degli Almohadi (1145) fu inizialmente disastroso per la città, che alla fine di un lungo assedio subì anche un'inondazione che abbatté molte abitazioni. F. fu punita per la sua resistenza con la distruzione totale delle mura e della fortezza almoravide, perdendo il preminente ruolo militare che aveva contribuito al suo sviluppo. L'importanza strategica della città si impose tuttavia anche agli Almohadi e più tardi una nuova cittadella sorse nel luogo della fortezza almoravide; sotto il califfato di Muḥammad al-Nāṣir (1199-1214) fu costruita, a partire dal 1212, una nuova cinta muraria aperta da otto porte.Appartiene a quest'epoca il tracciato delle mura ancora esistenti intorno al nucleo più antico di F. (Fās al-Bālī, 'la vecchia F.'). Esso corrisponde alla maggiore estensione raggiunta dalla città medievale, che nell'ultima fase della dominazione almohade visse un periodo di grande prosperità economica. All'inizio del sec. 13° risale il maggior intervento almohade nell'architettura religiosa della città, con la ricostruzione quasi totale dell'antica moschea della riva degli Andalusi di cui, dopo i molti rimaneggiamenti subìti nel corso dei secoli, oggi rimane il grande portale d'ingresso.Con l'affermazione dei Marinidi, che la conquistarono nel 646 a.E./1248, F. divenne la metropoli del regno e la capitale del Maghreb estremo. I Marinidi in un primo tempo fissarono la loro dimora nella cittadella almohade, poi sotto Abū Yūsuf Ya῾qūb (1258-1286) fu decisa la costruzione di una nuova città residenziale a O dell'agglomerato precedente: Madīnat al-Bayḍa ('la città bianca') o Fās al-Jadīd ('la nuova F.' contrapposta a Fās al-Bālī). Fondata nel 1267, all'interno di una doppia cerchia di mura, la città nuova conteneva il palazzo reale, una grande moschea, edifici religiosi e amministrativi, abitazioni di dignitari, caserme e, a partire dal sec. 14°, un quartiere riservato in cui gli ebrei erano obbligati ad abitare.L'impronta architettonica più notevole di quest'epoca è costituita tuttavia da un insieme di edifici destinati all'insegnamento, fondati dai Marinidi per favorire la formazione di una classe intellettuale e di funzionari fedeli al nuovo regime. La più antica tra quelle ancora esistenti è la madrasa al-Ṣaffārīn, fondata nel 670 a.E./1271 da Abū Yūsuf Ya῾qūb non lontano dalla moschea al-Qarawiyyīn. Vi si accede dalla strada degli Ottonai, che le hanno dato il nome, attraverso un ingresso a gomito che sbocca su un cortile rettangolare; lungo tre lati del suo perimetro si aprono le stanze degli studenti, mentre sul quarto lato, orientato secondo un asse di simmetria leggermente diverso, si trova una sala di preghiera a pianta quadrata.Le altre madrase di F. risalgono al secolo successivo: in ogni edificio, sia pure con qualche variante, si incontrano gli stessi elementi, distribuiti diversamente volta per volta secondo le esigenze del terreno e dell'orientamento della sala di preghiera. Tra le madrase trecentesche, le più interessanti da un punto di vista architettonico furono costruite dai tre sovrani marinidi che si succedettero sul trono nella prima metà del secolo. Al primo di questi sovrani, Abū Sa῾īd ῾Uthmān II (1310-1331), si deve la costruzione delle madrase di Fās al-Jadīd (1320), del Ṣahrīj e al-Sba῾iyyīn (1321-1324) e al-῾Attārīn (1323-1325). I quattro collegi sono molto simili dal punto di vista dell'organizzazione degli spazi: sui lati di un cortile a pianta rettangolare, al centro del quale si trova una fontana o un bacino d'acqua, si aprono portici sostenuti da pilastri o colonne oltre i quali sono allineate le stanze degli studenti.Ad Abu᾽l-Ḥasan ῾Alī I (1331-1348) si deve la fondazione della madrasa Miṣbāḥiyya (1346), una delle più grandi, situata in prossimità della moschea al-Qarawiyyīn; per adornarne il cortile fu trasportata da Almería una grande vasca di marmo lavorato, da cui prese un secondo nome, al-Rūkkam. Rispetto agli edifici di Abū Sa῾īd 'Uthmān II, oltre che da una diversa disposizione degli elementi già incontrati che qui si organizzano intorno a tre cortili, la Miṣbāḥiyya è caratterizzata da una sala di preghiera a pianta quadrata.La più monumentale delle madrase di F. fu costruita tra il 1350 e il 1357 e appartiene al regno di Abū ῾Inān Fāris (1348-1359), da cui prese il nome. La Bū ῾Ināniyya riunì al suo interno le funzioni di scuola di studi superiori, di collegio e di moschea congregazionale: la sua sala di preghiera è fornita di un minbar per la predica del venerdì e il complesso possiede un alto minareto a pianta quadrata. Il cortile centrale dell'edificio, a cui si accede direttamente da una scalinata a partire dalla Talāsa kabīra, una delle vie principali della città antica, ha su tre lati un portico dietro il quale si aprono le stanze degli studenti disposte su due piani; il quarto lato, opposto a quello d'ingresso, è occupato dalla facciata della sala di preghiera. Lungo quest'ultima scorre un canale (largo m. 2 ca.) usato per le abluzioni, così come il bacino posto al centro del cortile. La sala di preghiera è costituita da due navate parallele al muro della qibla e scandite da cinque arcate sostenute da quattro colonne di onice; tale schema si riproduce sulla facciata, aperta da cinque arcate su pilastri. Un'altra particolarità della Bū ῾Ināniyya è costituita da due sale riservate all'insegnamento, coperte da cupole di legno a nervature intrecciate, che si aprono al centro dei lati lunghi del cortile.La ricchezza della decorazione si concentra in particolare nel cortile, nella lavorazione delle porte, delle balaustre e delle altre strutture lignee, negli stucchi a motivi floreali o epigrafici, nelle mattonelle e nei mosaici di ceramica (zillīj), infine nei partiti decorativi a nicchie e alveoli (muqarnas), finemente scolpiti e dipinti. L'armonia dell'insieme ha fatto giudicare questo edificio come l'ultimo capolavoro dell'arte ispano-magrebina nel suo periodo classico. Da un punto di vista artistico sono notevoli i pannelli lignei che ornano le volte della sala di preghiera, in cui viene ripresa la tecnica del legno artesonado (con struttura realizzata con formelle geometriche riunite) originaria dell'Andalus. Ugualmente notevole è il mosaico ceramico posto lungo le pareti del cortile e costituito da losanghe e tessere di varie forme geometriche ritagliate da lastre di ceramica invetriata e unite a formare motivi stellari e poligonali (un altro esempio di alto livello è nella madrasa al-῾Attārīn). Nei pannelli parietali che ornano l'edificio compaiono infine diversi tipi di lavorazione: lo stucco, originariamente policromo, intagliato a traforo in forme floreali e geometriche e quello cesellato in pannelli sovrastati da muqarnas, di cui altri esempi si incontrano nella madrasa del Ṣahrīj.All'epoca marinide appartengono anche i più antichi esempi di architettura civile medievale della città. La datazione di queste abitazioni, alcune delle quali sono andate distrutte in epoca recente, è stata proposta sulla base di analogie stilistiche con i partiti decorativi delle madrase trecentesche: interessanti resti di questo genere di decorazione con materiali diversi (legno, stucco, ceramica), provenienti da una casa oggi distrutta ma studiata da Bel (1919), sono conservati al Mus. du Dār Baṭḥā᾽.Le abitazioni presentano lo schema, consueto nella cultura urbana magrebina, dell'edificio con atrio centrale intorno al quale sono distribuiti gli ambienti della casa. Di uno o più livelli, spesso conquistano in altezza lo spazio di cui mancano al suolo: è questo il caso di un edificio studiato da Maslow e Terrasse (1936) nel darb Shārrātīn, dove, intorno a un patio piuttosto esiguo (m. 3,5 ca. di lato), si organizza una costruzione dalla ragguardevole altezza (oltre m. 14).Tra le opere d'arte che testimoniano del livello della F. medievale va infine ricordato il minbar ligneo della Grande moschea della riva degli Andalusi, della fine del sec. 10° e in seguito parzialmente trasformato, per antichità il secondo conservato nel mondo islamico. Dell'opera più antica (985-986) rimane lo schienale con iscrizione cufica e minuta decorazione geometrico-floreale (Curatola, Scarcia, 1990, p. 267). Un secondo pulpito, di legno scolpito e intarsiato con motivi geometrici intrecciati di stelle a otto punte, è conservato nella moschea al-Qarawiyyīn: risale all'epoca almoravide (1144) e venne forse importato da Córdova.
Bibl.:
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