FEZZAN (arabo Fezzān; A. T., 113-114)
Estensione e confini. - Regione della Libia, che si estende a sud della Tripolitania propria, alla quale amministrativamente appartiene. Il Fezzan, che è l'antica Phasania, non ha confini geografici ben determinati, ma in linea generale si può considerare limitato dalle pendici meridionali del Gebel es-Soda a N., dai Monti Tummo a S., dalla carovaniera Gadàmes-Gat a ponente e da una linea convenzionale che corre poco a E. del 18° meridiano a levante. Il confine politico-amministrativo della regione fezzanese segue a O. e a SO., fino a Tummo, il tracciato della convenzione franco-italiana del settembre 1919 (per la descrizione di questo confine v. libia); oltre Tummo il confine resta ancora indeterminato, nella regione montana del Tibesti. A N. e a E. confini provvisorî amministrativi del Fezzan sono quelli che limitano a sud i territorî tripolitani della Ghibla e della Sirtica, e quelli della Cirenaica. In modo largamente approssimativo si può fissare l'area del Fezzan a 300.000 kmq.
Morfologia e geologia. - Il Fezzan, che appartiene fisicamente e climaticamente alla regione sahariana, è caratterizzato dalla grande estensione che vi hanno le oasi, le quali occupano il fondo di vaste depressioni ove l'acqua affiora o si raggiunge con pozzi di scarsa profondità. Per quanto visitato da viaggiatori che sino dai primi del sec. XIX lo attraversarono per raggiungere le regioni ignote del Sudan (F. K. Hornemann, H. Barth, G. Rohlfs, G. Nachtigal), o lo scelsero a particolare campo di studî (H. Duveyrier), il Fezzan rimane ancora una delle plaghe meno studiate dell'interno dell'Africa. L'occupazione italiana del 1914 fu di troppo breve durata per poter dar luogo a una sistematica esplorazione scientifica; e la rioccupazione del 1929 è di troppo recente data, perché possa aver già dato risultati. Tuttavia nelle sue linee generali, e specialmente riferendosi alla vasta distesa delle oasi, le notizie che se ne posseggono sono sufficienti a darne un quadro d'insieme. La depressione del Fezzan, che gli elevati massicci montani del Tibesti e dell'Ahaggar limitano rispettivamente a SE. e a SO., sembra in relazione con la profonda insenatura che forma a nord la Gran Sirte, la quale si può ritenere determinata da due grandi faglie dirette da nord a sud secondo i meridiani di Bengasi e di Misurata. Le formazioni vulcaniche del Gebel es-Soda (propriamente in arabo el-Gibel es-südā' "i monti neri") paiono in relazione con gli accennati sprofondamenti. Il Fezzan non è tuttavia una conca uniforme, ma è attraversato da sollevamenti nel senso dei paralleli e da minori elevazioni. Le alture di Tummo, che ne segnano il confine meridionale, collegando il massiccio dell'Ahaggar con il Tibesti, sembrano superare i 1000 m. L'altipiano roccioso della Hammada el Homra, che lo limita a NO., li raggiunge appena. L'altitudine media è sui 400-500 m.
Per quanto riguarda la natura del suolo, l'ossatura del rilievo del Fezzan appare costituita da calcari, da argille e da arenarie riferibili all'età secondaria. In taluni punti, come nel Gebel es-Soda, queste formazioni sedimentarie si alternano con le rocce eruttive. Su questa ossatura rocciosa si estende, più o meno dappenutto, una spessa coltre di sabbia prodotta dal trasporto eolico o fluviale ovvero dal disgregamento delle rocce sottostanti. Una notevole estensione vi hanno preso le dune, che costituiscono il paesaggio caratteristico dell'Erg, il quale si differenzia qui dalle formazioni analoghe di altre parti del Sahara per una maggiore umidità e quindi una maggiore possibilità di colture e di stanziamenti umani.
Clima e idrografia. - Le condizioni del clima sono quelle comuni a tutta la regione sahariana, caratterizzate cioè da elevate temperature, da una fortissima escursione diurna, e da scarse precipitazioni. Mancano finora regolari serie di osservazioni per le diverse località della regione. Dalle poche che si posseggono si può però dedurre che le massime temperature (che vanno dai 40° ai 50°) si verificano in agosto. Nel febbraio, mese più freddo, la temperatura diurna oscilla intorno ai 15°, ma nella notte scende anche sotto lo zero. I venti predominanti sono quelli di sud e di est, che spesso spirano con grande violenza (ghibli) e che di rado apportano umidità. Scarsissime pertanto le piogge, che possono mancare per anni e anni, ma che talvolta si rovesciano con grande violenza, distruggendo le abitazioni, costruite per lo più di fango. Notevolmente abbondanti e benefiche, per la vegetazione, le rugiade. La regione sembra poi essere assai largamente dotata di falde acquifere, che convogliano, favorite dalla naturale inclinazione degli strati, le acque di piogge cadenti negli elevati massicci del Tibesti e dell'Ahaggar. Tali falde si raggiungono con pozzi di scarsa profondità; ma spesso affiorano naturalmente, formando laghetti talvolta di acqua salmastra, che in numero assai grande si ritrovano nelle depressioni degli uidian, e sono causa della malaria che infesta la regione. Gli uidian che attraversano il Fezzan sono da considerarsi quali ampie e appena sensibili depressioni, larghe dai 20 ai 40 km., corrispondenti alle valli fluviali di passate età geologiche. I maggiori di questi uidian sono, a partire dal nord, l'Uadi esc-Sciati; l'Uadi el-Agiál, che assume i diversi nomi di Uadi el-Garbi e di Uadi esc-Scerghi, rispettivamente a ovest e a est di Ubári, poi a sud ancora l'Uadi Abergiúsc. In essi si trovano le oasi più fruttifere e popolate e i centri abitati maggiori.
Fauna. - La fauna del Fezzan era un tempo certamente assai più ricca e numerosa. Tra i mammiferi il leone è completamente sparito; raro vi s'incontra il leopardo; meno rari vi sono il lupo, la iena, lo sciacallo e il gatto selvatico. Ancora tra i mammiferi si notano la volpe delle sabbie (Vulpes zerda), il muflone, varie antilopi, gazzelle, lepri, conigli, ricci, pipistrelli, il topo comune, il topo tigrato e il caratteristico topo delle piramidi dalle zampe posteriori atte al salto. Tra gli uccelli notiamo l'aquila, l'avvoltoio dalla testa bianca, il falco, il gufo, la civetta, il corvo, il colombo selvatico, varie pernici, passeri, tortore, rondini. Tra i rettili, frequente la vipera dai cornetti (Cerastes cornutus), il varano, varie lucertole, lo scinco, varî gechi, lo stellione nord-africano (Agama), varî gongili, l'uromastice, ecc. Non numerosi gli anfibî, rappresentati da poche specie. La fauna entomologica non è troppo ricca, ma in essa si notano i gruppi abitatori del deserto e della steppa. Tra i coleotteri molti tenebrionidi, stafilinidi, scarabeidi. Tra i lepidotteri, frequenti i noctuidi e i piralidi. Tra gl'imenotteri, formiche e scavatori. Gli acrididi prevalgono tra gli ortotteri. I miriapodi sono rappresentati da un discreto numero di chilopodi (scolopendre). Numerosi i ragni, i solifughi e varie specie di scorpioni, molte delle quali temibili per la loro puntura. Notevoli alcune specie di molluschi terrestri per la resistenza da essi offerta alla siccità. I pozzi hanno le loro acque abitate da piccoli crostacei.
Popolazione. - La popolazione del Fezzan non è omogenea, ma è costituita con elementi varî: Berberi, Arabi, Tibbu, Haussa. I Negri, emigrati dal sud, vi hanno largo posto, né è improbabile che essi costituissero anche nei tempi storici il fondo originario della popolazione locale; tuttavia l'influenza dei Berberi del nord, data la posizione geografica del Fezzan, dovette farsi sentire sempre. La conquista araba iniziata nel 641 portò anche in quest'antica regione meridionale della Libia larghe infiltrazioni semitiche. Fra i Berberi fezzanesi si distinguono nelle parti ovest del paese i Tuareg, sparsi in tutto il Sahara occidentale, che per le particolarità del loro costume, delle loro abitudini di vita e del loro linguaggio, hanno acquistato una speciale notorietà. Tutti i fezzanesi praticano l'islamismo e più o meno subirono l'influenza della propaganda senussita. Sul novero degli abitanti della regione si hanno dati molto incerti. Le vicende degli ultimi anni, l'elevata mortalità, gli spostamenti in massa cagionati dagli eventi politici ne hanno certamente diminuito il numero che si ritiene di forse 100.000 ab.
Agricoltura, pastorizia, industria e commercio. - La notevole estensione che hanno nel Fezzan le oasi irrigue conferisce a questo paese una particolare importanza dal punto di vista agricolo. La palma dattilifera vi prospera largamente. All'ombra dei palmeti si coltivano i cereali (frumento, orzo, miglio) e le piante orticole. La pastorizia vi ha pure una certa importanza, specialmente per l'allevamento degli ovini e dei cammelli, e ad essa attendono le popolazioni nomadi sfruttando le magre risorse delle aree non irrigate.
S'ignora se esistano nel paese risorse minerarie e quali possano essere. Si sa soltanto che dalle acque di alcuni laghetti (Lago Mandara) si ricava la soda naturale (natron). Limitatissima è anche l'industria, la quale si riduce all'intreccio delle foglie di palma e a qualche lavoro in cuoio. Per le sue condizioni fisiche e per la sua posizione geografica, in corrispondenza della profonda insenatura della Grande Sirte, il Fezzan fu, fin dall'antichità, la grande via di transito per il commercio tra i ricchi paesi sudanesi e il Mediterraneo. Per esso passavano le grandi vie carovaniere che adducevano dal Sudan centrale a Tripoli e a Bengasi. L'importanza di questo traffico carovaniero, già notevolmente diminuito prima dell'incupazione italiana, in seguito allo sviluppo dell'attività colonizzatrice nei paesi del Ciad e del Niger, andò sempre più indebolendosi sino ad annullarsi del tutto negli ultimi anni, in seguito alle vicende politiche che funestarono il paese. Potrà parzialmente riprendere, quando, in seguito all'avvenuta sua rioccupazione da parte dell'Italia, il Fezzan verrà a godere della tranquillità e sicurezza necessarie allo svolgimento dei traffici, giovandosi dello sviluppo preso dall'automobilismo e della conveniente sistemazione stradale. (V. tavv. XXXI e XXXII).
Ordinamento amministrativo e centri abitati. - L'ordinamento amministrativo del Fezzan ha per ora un carattere provvisorio. Vi presede un comando militare, la cui sede è stabilita nella fiorente Oasi di Sebha, il cui centro principale è il villaggio di el-Gedid, o Sebha, posto nell'Uadi esc-Scerghi, nel cuore del Fezzan, a 27°,3′2″ di lat. N. e 14°, 37′ 14′′ long. E., a 400 m. s. m. el-Gedid era già prima dell'occupazione turca la capitale del Fezzan: i Turchi la trasferirono nel 1841 a Múrzuch, a circa 150 km. più a sud, importante nodo stradale ove convergono le vie per Bilma, il Bornu, Gat, Zuila, ecc., circondato da una ricca oasi, ma con abbondante ristagno d'acque che ne rendono il clima malsano. Il castello e gli altri edifici che vi eressero e il traffico commerciale che vi si svolgeva ne fecero il centro più importante di tutta la regione. Oggi conta circa 500 abitanti.
Gli altri centri più notevoli sono Brach, vasta e bella oasi nell'Uadi esc-Sciati, a 50 km. a N. di Sebha, ricca d'acqua e in posizione assai salubre, con 1200 ab.; Gatrun, a 150 km. a SE. di Múrzuch, sulla carovaniera per il Bornu, nell'Uadi Echema, circondata da vasta e ricca oasi, in posizione umida e poco salubre, considerata come luogo santo perché abitata da un marabutto di provenienza marocchina, ritenuto discendente di Maometto, con 400 ab.; Germa, corrispondente alla Garama dei Romani, antica capitale della Phasania, posta nell'Uadi esc-Scerghi a 170 chilometri a SO. di Sebha; conserva alcuni cospicui ricordi del suo passato: oggi è una bella oasi cosparsa di capanne e poche case; Éderi nell'Uadi esc-Sciati, a circa 120 km. a O. di Brach; Ubári, villaggio con castello nell'Uadi el-Garbi, il maggiore degli abitati che emergono nella popolosa vallata; Zuila, l'antica Cilala romana, a 140 km. a est di Múrzuch, già capitale di tutta la regione cui diede il nome, e più ancora di Gatrun considerata e venerata come città santa del Fezzan. Per le oasi limitrofe che si considerano parte del Fezzan: Gat, Giofra, Zella, v. alle voci relative.
Storia. - Le prime notizie su genti del Fezzan sono quelle date da Erodoto a proposito dei Garamanti. La storia del paese si svolge attraverso una specie di contrasto tra le influenze del mondo mediterraneo e quelle del mondo sahariano: quando l'autorità dominante la zona costiera della Tripolitania è forte e salda ed è sospinta da spirito di conquista o animata da una missione di civiltà, il Fezzan viene sottoposto al suo controllo. Così specialmente a tempo dei Romani, che compirono le due ben note mirabili spedizioni del 19 a. C., e del 37 d. C., e vi stabilirono dei presidî. Così pure in qualche momento della conquista araba e di quella turca. Quando invece l'auiorità tripolitana non ha sufficiente forza per imporsi in quelle lontane regioni, si formano in essa dinastie indipendenti o quasi indipendenti, o vi si afferma qualche avventuriero, o vi prevalgono elementi sahariani o sudanesi: così può dirsi della dinastia dei Benī Khaṭṭāb, ramo dei Berberi Hawwārah, nei secoli X-XII d. C.; così in tempi successivi, del dominio dei re del Kanem; della dinastia degli Awlād Moḥammed, di origine marocchina, ecc. Conquistato dall'Italia (1913-14) e poi abbandonato (1915), il Fezzan è stato riconquistato negli anni 1929-30 (v. sotto).
Guerra coloniale. - Conclusasi con la pace di Losanna la guerra italoturca, e procedutosi da parte delle truppe italiane all'occupazione dell'interno della Tripolitania, si dovette constatare come la presenza di cabile nomadi e guerriere al limite della nostra occupazione costituisse una minaccia perenne per la pacificazione della Tripolitania, dato anche che esse erano legate da rapporti politico-religiosi con la Senussia la quale manteneva attitudine ostile in Cirenaica. Queste ragioni e altre di ordine intenazionale, indussero il governo italiano a procedere all'occupazione integrale del retroterra tripolitano con una spedizione affidata al tenente colonnello Antonio Miani.
Per entrare nel Fezzan fu scelta la direttrice che parte da Misurata o da Sirte e giunge, attraverso Socna e il Gebel es-Soda, a Brach ove procede, attraverso l'oasi di Sebha, a Múrzuch. Era questa la linea più breve, la meglio provvista di acqua e offriva il duplice vantaggio di consentire una base avanzata a Socna, sulla soglia del deserto del Fezzan, e di giungere nel Fezzan evitando la Ghibla sede normale delle cabile ribelli che si venivano intanto raccogliendo sotto il comando del senussita Moḥammed ibn ‛Abdallāh. Socna infatti venne fatta occupare il 22 luglio 1913 dal capitano Hercolani. La colonna Miani, partita il 10 agosto da Sirte, vi giunse il 26 facendovi sosta che si protrasse per oltre 3 mesi e che fu resa necessaria per completare la raccolta dei mezzi e per la preparazione della mareia attraverso il deserto. Sotto l'aspetto logistico, movendo da Socna per raggiungere l'Uadi esc-Sciati, cioè il primo gruppo di oasi del Fezzan, occorreva valicare il massiccio roccioso del Gebel es-Soda e quindi una vasta distesa di deserto. Fu iniziata la costruzione di una strada autocarreggiabile e fu costituito a Umm ez-Zeriat, a due tappe da Socna, presso lo sbocco meridionale del passo del Gebel, un deposito avanzato di viveri, di materiali e di acqua. La preparazione politica dell'avanzata permise di conoscere le intenzioni dei ribelli: risultò infatti che questi, in forze circa doppie di quelle della colonna, avrebbero cercato d'impedire l'occupazione dell'uadi esc-Sciati e poscia contrastata l'avanzata a sud di esso. Già ai primi di novembre i preparativi erano ultimati, ma essendosi nel frattempo rivelata una sorda ostilità nella stessa regione di el-Giofra la partenza fu rimandata e solo il 4 dicembre, ristabilita la situazione, fu possibile iniziare la marcia da Socna attraverso il Gebel. Il giorno 6 la colonna sboccava in piano nel Serir Ben Aafen. Il giorno dopo fu iniziata la marcia attraverso il serir e nel pomeriggio del 10 dicembre la colonna, giungendo sull'orlo dell'Uadi esc-Sciati, segnalava la presenza del nemico presso i pozzi di esc-Scebb. I ribelli, sorpresi in fondo a un uadi e bloccati con doppio avvolgimento da nord e da sud, furono messi in rotta. Ripresa la marcia al mattino dell'11, la colonna giunse nel pomeriggio del 12 a Eschida, in vista di Brach, e vi accampò. Il mattino del 13 la colonna riprese la marcia evitando con largo giro verso sud le alture a cavallo della carovaniera per Brach, che risultavano occupate dagli avamposti dei ribelli, cui nella notte si era unito il grosso, cosicché questi per attaccare dovettero rinunciare al vantaggio delle posizioni occupate. La colonna, convergendo a destra, fece fronte all'attacco e contrattaccò a sua volta mettendo in rotta l'avversario, che si disperse. Il giorno stesso veniva occupata Brach, ove il 15 dicembre tutti i capi dello Sciati orientale facevano atto di sottomissione. Avuta notizia che il capo dei ribelli Moḥammed ibn 'Abdallāh si era ritirato nello Sciati occidentale, il col. Miani, lasciato un presidio a Brach mosse il 23 dicembre col resto delle forze su el-Maharuga. Giunta la sera stessa in vista del nemico, che occupava alcune alture a cavallo della carovaniera, la colonna riprese la marcia il mattino del 24 e, dopo aver sventato un tentativo di avvolgimento, contrattaccò e travolse il nemico che lasciò sul terreno numerosi morti fra cui lo stesso Moḥammed ibn ‛Abdallāh. La sera stessa la colonna occupò el-Maharuga ove il 1° gennaio 1914 ricevette la sottomissione di tutti i capi dello Sciati occidentale. Il combattimento di el-Maharuga indusse le cabile senussite della Ghibla a desistere temporaneamente dalla lotta e a ritirarsi verso il Nord, cosicché nel mese di gennaio 1914 tutti i capi delle pacifiche popolazioni del Fezzan si sottomisero. In seguito la spedizione occupò Sebha (17 febbraio) Goddua (27 febbraio) e Múrzuch (4 marzo). Nel luglio successivo furono occupate Ubári ed Èderi e il 12 agosto Gat.
La Turchia che, anche dopo la pace di Losanna, aveva mantenuto attraverso l'Fgitto stretti rapporti con la Senussia, già prima dello scoppio della guerra mondiale era stata istigata dalla Germania a creare imbarazzi all'Italia in Africa. Per quel che concerne la Tripolitania, fin dai primi di luglio era stato tenuto a Costantinopoli un convegno allo scopo di provocare la rivolta nel Fezzan per mezzo dei senussi. E infatti nonostante le proteste di amicizia formulate da un rappresentante della Senussia a Múrzuch alla fine di giugno, non appena la parola d'ordine fu partita da Costantinopoli, lo stesso Moḥammed el-Abed, capo senussita del Fezzan, scrisse una lettera insolente al col. Miani (23 luglio 1914). Pochi giorni dopo si ebbero i primi attacchi alle carovane dirette al Fezzan; alla fine di agosto le comunicazioni con la costa potevano dirsi completamente interrotte, e la situazione si andò aggravando al punto da indurre il governo della Tripolitania a ordinare il concentramento a Brach dei presidî del Fezzan (6 settembre); concentramento che per varie ragioni non fu attuato subito. Gli avvenimenti precipitarono: la Turchia, entrata in guerra a fianco degl'Imperi Centrali, proclamò la guerra santa (11 novembre). Quando si decise alfine di effettuare il progettato concentramento, era troppo tardi; il 28 novembre il presidio di Sebha venne sorpreso e pressoché annientato; i presidî di Gat, Ubári e Múrzuch rimasero isolati. Quello di Múrzuch venne tratto in salvo da una autocolonna; quello di Ubári fu annientato dopo una eroica resistenza di molte settimane; quello di Gat ripiegò alla metà di dicembre attraverso la Tunisia. Il 9 dicembre una colonna di soccorso giungeva a Brach e ne ripartiva l'11 con i superstiti. I resti della colonna del Fezzan giungevano a Socna il 22 dicembre e il 12 gennaio 1915 a Misurata. Non solo il Fezzan, ma quasi tutta la Tripolitania dovettero essere abbandonati (v. Tripolitania).
La rioccupazione del Fezzan è stata intrapresa alla fine del 1929 e felicemente ultimata nei primi mesi del 1930. Effettuata fra il 1922 e il 1926 la riconquista della Tripolitania settentrionale, nei primi mesi del 1928 si procedeva all'occupazione delle oasi e dei territorî pre-sahariani fino al 29° parallelo. Il 5 dicembre 1929 una forte colonna agli ordini diretti del comandante delle truppe della Tripolitania, gen. Graziani, della quale facevano pane 4 gruppi sahariani comandati da S. A. R. il duca delle Puglie, partita da el-Gheriat, nella Ghibla, alla fine di novembre, rioccupava Brach. Contemporaneamente altre due colonne, partite rispettivamente da Derg (Gadames) e da Hon (el-Giofra), con marcia convergente puntavano, l'una su Èderi e Berghin, l'altra su esc-Scebb completando l'occupazione dello Sciati. lìueste prime operazioni, vennero effettuate senza incontrare resistenza. Alla metà di dicembre la colonna principale (Graziani), muoveva da Brach e rioccupava Sebha, stabilendovi la sua base logistica. Il 5 gennaio il gen. Graziani riprese l'avanzata, l'avanguardia il giorno 8 prese contatto presso Umm el-Araneb con retroguardie dei ribelli i quali frattanto, ritenendo che le nostre truppe puntassero direttamente su Múrzuch, avevano avviato gran parte delle loro forze a Uau el-Chebír, 400 km. a SE. di Zuila, ove pensavano di rimanere indisturbati. Il 9 gennaio Umm el-Araneb venne occupata da una colonna che il giorno stesso si lanciò all'inseguimento dei ribelli in fuga verso Uau el-Chebír. Questa piccola oasi venne occupata il giorno 13, dopo vivo combattimento. Le nostre truppe sahariane proseguirono il 15 col concorso dell'aviazione, l'inseguimento verso Uau en-Namus raggiungendo il giorno seguente e catturando altri due accampamenti ribelli a Graret Moḥammed e Graret Manasìr. Mentre si compiva la diversione su Uau el-Chebír, la colonna principale procedeva verso Múrzuch, che occupava il 24 gennaio. Il 25 il gen. Graziani proseguiva verso ovest giungendo il 28 a Ubári, ove il 3 febbraio veniva raggiunto da un gruppo sahariano partito da Èderi. Il 5 febbraio la colonna si dirigeva, su Serdeles che occupava il giorno 11. Presso il confine algerino si erano frattanto raccolti un migliaio di ribelli, capitanati da ‛Abd an-Nabī Bilkhair. Il gen. Graziani mosse contro di loro e il 15 febbraio prese contatto con la retroguardia; ma il grosso aveva già sconfinato. Il 25 febbraio la colonna Graziani raggiungeva Gat, che era stata frattanto occupata da un nostro gruppo di truppe irregolari. Durante queste operazioni, distaccamenti partiti da Múrzuch si spingevano su Uau en-Namus e su Gatrun, trovate sgombre, rientrando quindi a Múrzuch. Con l'occupazione di Gat il Fezzan può considerarsi in nostro saldo possesso.
Bibl.: Oltre le opere generali sulla Libia, le relazioni di viaggiatori che nel sec. XIX attraversarono il Fezzan (H. Barth, H. Duveyrier, G. Rohlfs, G. Nachtigal ecc.), v.: A. Mori, L'esplorazione geografica della Libia, Firenze 1922; C. Zoli, Nel Fezzan, Milano 1926; E. Petragnani, Il Sahara Tripolitano, Roma 1928; A. Carra, Il Fezzan, Tripoli 1929; R. Graziani, Verso il Fezzan, Tripoli 1930.