FIALA (dal gr. ϕιάλη "vaso, bicchiere"; fr. fiole; sp. redoma; ted. Phiole; ingl. phial)
Mentre presso i Greci e i Latini era un vaso largo e poco profondo (v. patera), spesso senza piede, usato per le libazioni, nell'uso moderno si chiamano fiale le bottiglie di vetro piccole e panciute e con collo lungo, usate per medicamenti e profumi. In Cesena la fiala da olio equivaleva a l. 1,08.
Fiala per medicinali (fr. ampoule à sérum; sp. ampolla de injectables; ted. Arzneiampulle o Fiole; ingl. medicmal ampoule). - Boccetta soffiata o stampata, ricavata da canna in vetro neutro incoloro o giallo a forma cilindrica con l'una estremità a strozzatura cui, talora. segue un piccolo rigonfiamento a pallina e sempre un allungamento tubolare conico, tirato a punta, la cui ragione sta nella facile chiusura ermetica (si salda la punta alla fiamma del cannello) e nella necessità di ridurre a un minimo il contatto fra il contenuto e l'aria interna; per l'estrazione del liquido, che si opera mediante siringa ad ago, si fa saltare la punta, leggermente incisa con lima o simile. Serve a contenere, previa sterilizzazione in stufa a 150° o a 120° in autoclave (134° al collaudo), prodotti farmaceutici iniettabili, generalmente sieri, le cui qualità, usi e densità ne determinano leggiere modifiche nella forma normale: tubetto a foro più largo per sostanze oleDse; entrambe le estremità affilate a punta per maggior facilità di lavaggio e riempimento, l'uno e l'altro facendosi per aspirazione; a due punte con strozzatura di separazione a metà (fiale doppie o bigemini) per prodotti in soluzione facilmente deteriorabili e per soluzioni estemporanee, avendosi da una parte il liquido, dall'altra il solvente: si aspira con la siringa il primo, e s' introduce con forza nel secondo. La capacità delle fiale varia da 0,25 a 1000 cmc. Per il riempimento si forma in esse il vuoto e si fa aspirare il liquido; all'uopo furono ideati congegni svariatissimi, specie per la produzione in forti quantità.
Oltre a speciali requisiti di carattere fisico, imposti dalle necessità tecniche della lavorazione, il vetro per fiale deve soddisfare esigenze di carattere chimico. È necessario che il vetro non possa deteriorare per cessioni alcaline o acide i liquidi con cui è messo a contatto: deve essere, cioè, neutro (v. vetro).
La fabbricazione delle fiale è opera delle soffierie. Dalla canna, lavata in acqua corrente e asciugata, mediante riscaldamento alla fiamma larga d'un cannello e stiramento della parte rammollita, si ottengono dapprima dei tubetti a due coni estremi. Ciascun tubetto viene poi riscaldato nella sua metà da 5-6 sottili fiammelle disposte a raggi d'un cannello a semicerchio: la parte fusa, spinta dal soffio della fiamma verso l'interno si chiude, dando luogo a due fiale separate. Spesso si fa anche uso di fiale stampate.
A sostituire la lavorazione a mano furono ideate "macchine tirapunte" e "macchine per fondi".