fiammeggiare
È presente solo nella Commedia e vale propriamente " mandar fiamma bruciando ": sostantivato In If XIX 28 il fiammeggiar de le cose unte; precisa Benvenuto: " idest ventilatio flammae accensae ".
Altrove, in Pg XXIX 52 Di sopra fiammeggiava il bello arnese / più chiaro assai che luna per sereno / di mezza notte nel suo mezzo mese, il senso luministico si connette allo splendore dei candelabri che aprono la mistica processione del Paradiso terrestre; allo stesso modo, nell'esempio di Pg III 16 è messo in risalto lo sfolgorio rosseggiante del sole ancora basso sull'orizzonte (Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio), mentre in IX 101, dove l'ultimo dei tre scalini che conducono alla porta del Purgatorio appare sì fiammeggiante / come sangue che fuor di vena spiccia (si noti la funzione di aggettivo qui assunta dal participio) agisce certamente una volontà simbolica: " questo colore di fuoco hae a denotare l'ardore della carità e dell'amore che accende gli uomini e sospinge a fare la penitentia de' peccati commessi " (Anonimo).
Sullo sviluppo di questa linea espressiva il verbo indica più volte nel Paradiso il balenio di luce che circonda le anime beate, tanto più intenso e vivido quanto più quelle anime ardono di carità o si allietano in Dio: Quinci vien l'allegrezza ond'io fiammeggio (XXI 88); Vedi oltre fiammeggiar l'ardente spiro / d'Isidoro, di Beda e di Riccardo (X 130); in alcuni di questi esempi f. acquista valore di vero e proprio sostantivo: più e tanto amor quinti sù ferve, / sì come il fiammeggiar ti manifesta (XXI 69); nel fiammeggiar del folgor santo / ... conobbi la voglia / in lui di ragionarmi ancora alquanto (XVIII 25); Quell'altro fiammeggiare esce del riso / di Grazïan (X 103).
Nel passo di Pd V 1 S'io ti fiammeggio nel caldo d'amore / di là dal modo che 'n terra si vede / ... non ti maravigliar, i commentatori considerano in genere il verbo come intransitivo (v. per gli antichi il Buti: " ardo e ardente ti paio nel calore dell'amore divino "; per i moderni il Mattalia: " appaio fiammeggiante, splendente "); Benvenuto invece, a quanto è dato dedurre da una sua glossa (" S'io ti fiammeggio, idest inflammo te radiis sapientiae meae "), lo ritiene transitivo.
Si ha infine costruzione riflessiva reciproca in Pd XII 23 Poi che 'l tripudio e l'altra festa grande, / sì del cantare e sì del fiammeggiarsi / luce con luce gaudiose e blande / ... quetarsi, " cioè rispondere lo splendore dell'una allo splendore dell'altra, che era segno d'avvicendevole carità " (Buti).