FIAMMETTA
Nacque a Firenze, probabilmente intorno al 1465, da Santa e da Michele Cassini.
Estremamente esile è la traccia di un suo profilo biografico, poiché le notizie documentate che riguardano lei e la sua famiglia sono scarsissime. Anche la sua fama di cortigiana, amante di Cesare Borgia - aspetto biografico che l'ha resa famosa nel tempo - è scarsamente provata dalle fonti. Pietro Aretino, nel Ragionamento dello Zoppino, nel quale tratta ampiamente della vita di molte cortigiane di Roma, le dedica, se di lei veramente si tratta, poche parole: "La Fiammetta ancor fece bello fine, e ho visto in Sant'Agostino la sua cappella" (Il piacevole ragionamento ...: l'opera è da molti considerata apocrifa). Considerando che Fiammetta era un nome abbastanza comune fra le cortigiane del tempo e che l'Aretino visse parecchi anni dopo la scomparsa di F., non possiamo considerare questa fonte del tutto attendibile.
Nel 1479, morto il padre, F. viveva sicuramente a Roma, insieme con la madre e col fratello Andrea. Il 13 novembre di quell'anno, infatti, con un atto di donazione fatto stipulare da quattro commissari pontifici, le venivano concessi alcuni beni immobili a titolo di dote, fra i quali una vigna presso il Belvedere vaticano, fuori della porta Viridiaria, e due case unite nel rione Ponte. La commissione era stata istituita con un decreto pontificio del 4 novembre dello stesso anno da Sisto IV allo scopo di amministrare i beni lasciati dal cardinale Iacopo Ammannati, morto il 10 settembre precedente. Non essendo documentata alcuna relazione esistente fra il porporato e F., né con la famiglia di lei, si possono solo ipotizzare alcune motivazioni che avrebbero potuto portare a questo tipo di donazione: l'anno precedente, nel 1478, vi era stata a Firenze la congiura dei Pazzi e la repressione medicea aveva colpito numerosi fiorentini, fra i quali non si può escludere vi fosse stato il padre di F.; Sisto IV, che nella congiura aveva svolto un ruolo non indifferente, si sarebbe potuto sentire in dovere di aiutare la famiglia Cassini, giunta a Roma in cerca di asilo. I beni lasciati dal defunto cardinale Ammannati erano ricaduti, come era d'uso quando moriva un prelato, alla Camera apostolica e Sisto IV ne fece disporre devolvendone parte a Fiammetta.
Scartando motivazioni a sfondo politico, si potrebbe ipotizzare una relazione fra F. e il cardinale Ammannati, o fra questo e la madre di lei, o ancora l'eventualità che le due donne facessero parte di un certo entourage curiale e che F., nel caso si fosse trattato veramente di una cortigiana, nel 1479, a circa 15 anni di età, avesse già iniziato la sua attività. L'istrumento pontificio le destinava infatti quei beni a titolo di dote: F. all'epoca non era quindi ancora sposata ma già in età di marito. Durante la sua permanenza a Roma, permanenza che durò fino alla sua morte, F. abitò sicuramente una delle due case che le erano state devolute dalla donazione pontificia, situata nell'attuale piazza Fiammetta, che da lei prese il nome. Dei suoi presunti rapporti con l'ambiente curiale, e in particolare con Cesare Borgia, non si sa nulla.
L'unico documento da cui è possibile risalire ad un'eventuale relazione fra il Borgia e F. è l'intestazione di una trascrizione del testamento di quest'ultima, in cui si legge: "Flammettae Ducis Valentini Testamenti Transumptum" (in Adinolfi 1863, pp. 128-136). Tale trascrizione fu eseguita da un notaio pubblico presente alla stesura del testamento, redatto dal notaio Andrea Carusi il 19 febbr. 1512. Nel documento F. è indicata come "honesta mulier Dna Flammetta Michaelis de Florentia". L'appellativo "honesta" è qui apposto al sostantivo "mulier" e non a "meretrix", come si ritrova spesso nei documenti relativi ad altre importanti cortigiane dell'epoca: serviva a distinguere il rango più elevato di queste nei confronti delle semplici prostitute. Di solito era il denaro che poteva innalzarne la posizione sociale, e F., a giudicare dal suo testamento, occupava una posizione privilegiata, se poteva permettersi il lusso di voler essere seppellita in una cappella della chiesa di S. Agostino, da lei stessa dotata. Ciò concorderebbe con l'informazione fornita dall'Aretino, che nel 1539 asseriva di averne visto la tomba in quella chiesa, una delle preferite dalle cortigiane dell'epoca.
Nel testamento F., essendo morta la madre Santa il 6 dic. 1505, nominava suo fratello Andrea usufruttuario di una casa posta nel rione Ponte, nei pressi dell'attuale via dei Coronari, che le rendeva 36 carlini annui. Da questo reddito egli avrebbe dovuto corrispondere 6 carlini alla chiesa di S. Maria della Pace e 6 a quella di S. Agostino, affinché fossero celebrate messe annuali in suffragio dell'anima della testatrice. Effettivi proprietari dell'immobile erano nominati i frati agostiniani di entrambe le chiese, che avrebbero ereditato l'intero usufrutto. Ad essi veniva imposto l'impegno di celebrare inoltre cinque messe annuali nei mesi in cui erano morti la testatrice stessa, il fratello Andrea, la madre Santa, il padre Michele e la nonna Antonia. Altre due messe quotidiane dovevano venire celebrate per la sua anima, una in S. Agostino nella cappella da lei dotata, una in S. Maria della Pace. I beni immobili lasciati da F. non potevano essere venduti, permutati o alienati, se non per la somma di 300 carlini in caso di matrimonio di una figlia bisognosa di dote. Se gli eredi non avessero ottemperato a questa clausola i beni lasciati dovevano essere spartiti fra alcuni istituti pii.
In ultimo veniva disposto che in mancanza di eredi la casa di sua abitazione venisse lasciata alla cappella Sistina, con l'obbligo di determinati suffragi.
Le sorti dei beni lasciati da F. ebbero un iter travagliato: alla morte di Andrea, il 18 luglio del 1543, la moglie e il nipote Angelo rimasero padroni di tutto, ma incorsero in un processo intentato dal capitolo di S. Pietro che reclamava i suoi diritti. Dopo parecchi anni, nel 1558, fu stipulata una transazione. In questo documento, riportato nelle sue parti essenziali da P. Pecchiai (Donne del Rinascimento..., pp. 100-103), F. viene qualificata come "domina Flammetta Cassine Michaelis de Florentia" e il fratello come "dominus Andream Michaelis Bartholomei", mentre nel censimento cittadino del 1526 questi venne registrato come "Andrea de la Fiameta" (D. Gnoli, Descriptio..., p. 69): ciò ha dato adito ad alcuni studiosi (Masson, pp. 39 ss.) di supporre che questi non fosse stato effettivamente il fratello di F. ma il figlio. La falsificazione della sua identità nel testamento avrebbe avuto lo scopo di evitare problemi di successione a un figlio illeggittimo.
Non si conosce la data esatta della morte di F., avvenuta comunque nello stesso anno del suo testamento, il 1512, a Roma, e in S. Agostino è scomparsa ogni traccia della sua sepoltura.
Fonti e Bibl.: Il piacevol ragionamento dell'Aretino nel quale lo Zoppino e Ludovico P. trattano della vita e de la genealogia di tutte le cortigiane di Roma, Vinegia 1539, p. 24; P. Adinolfi, La torre dei Sanguigni e S. Apollinare. Quarto saggio della topografia di Roma nell'età di mezzo..., Roma 1863, pp. 15 ss. (alle pp. 128-136 la trascrizione del testamento); Il trionfo della lussuria, in Pasquino e dintorni. Testi pasquineschi del Cinquecento, a cura di A. Marzo, Roma 1990, p. 113; F. Cancellieri, Il mercato, il lago dell'Acqua Vergine ed il palazzo panfiliano nel circo agonale detto volgarmente piazza Navona, Roma 1711, p. 128; A. von Reumont, Geschichte der Stadt Rom, III, Berlin 1870, pp. 443, 463; P. Adinolfi, Roma nell'età di mezzo, Roma 1881, p. 140; D. Gnoli, Descriptio, Urbis o censimento della popolazione di Roma avanti il sacco borbonico, in Arch. della Soc. rom. di storia patria, XVII (1894), p. 69; A. De Gallier, CésarBorgia duc de Valentinois..., Paris 1895, p. 157; L. von Pastor, Storia dei papi..., III, Roma 1932, p. 109; D. Gnoli, La Roma di Leone X, Milano 1938, p. 204; U. Gnoli, Cortigiane romane. Note e bibliografia, Arezzo 1941, pp. 18 s.; P. Pecchiai, Roma nel Cinquecento, Bologna 1948, ad Ind.; G. Sacerdoti, Cesare Borgia. La sua vita, la sua famiglia, i suoi tempi, Milano 1950, ad Ind.; J. Delumeau, Vie économique et social de Rome dans la seconde moitié du XVI siècle, I, Paris 1957, p. 418; P. Pecchiai, Donne del Rinascimento in Roma. Imperia. Lucrezia, figlia d'Imperia. La misteriosa F., Roma 1958, pp. 85-107; A. Del Vita, Amori dei Borgia, Arezzo 1959, pp. 55 ss.; G. Masson, Cortigiane italiane del Rinascimento, Roma 1981, ad Ind.; L. Lawner, Le cortigiane, Milano 1988, pp. 8, 35.