FIANDRE
(fiammingo Vlaanderen; franc. Flandres; Flandria nei docc. medievali)
Regione storica del Belgio, che corrisponde geograficamente alla zona compresa tra i fiumi Lys e Schelda e il mare. Al tempo delle invasioni normanne (859-883) Carlo il Calvo fece del pagus Flandrensis, regione anticamente abitata dai Celti, una marca preposta alla difesa dei confini, dando l'avvio alla formazione della contea delle F., di cui faceva allora parte anche l'Artois. Alla metà del sec. 11° venne annessa alla contea la zona tra la Schelda e il Dender, cui seguirono nella seconda metà del sec. 12° le annessioni delle contee di Hesdin e Boulogne. Tournai (Doornik) passò sotto la corona francese nel 1187 e l'Artois nel 1191. Con il matrimonio tra Margherita di Fiandra e Filippo l'Ardito le F. e l'Artois vennero inclusi nei territori appartenenti ai duchi di Borgogna per diritto ereditario. La contea venne divisa tra i vescovadi di Tournai, Arras e Thérouanne, corrispondenti all'incirca alle attuali province belghe della Fiandra occidentale e orientale e a una parte dei dipartimenti francesi Pas-de-Calais e Nord.
Oltre che nelle ricerche sui centri urbani, l'archeologia medievale ha conseguito di recente nelle F. risultati notevoli nello studio degli insediamenti di epoca merovingia e carolingia, in particolare delle fortificazioni (motte, castra), delle chiese e dei monasteri altomedievali, nonché nello studio della produzione e circolazione della ceramica d'uso comune.La ceramica merovingia (secc. 5°-8°), costituita per lo più da vasi decorati con scanalature e impressioni con motivi a ruota, è nota soprattutto attraverso l'archeologia funeraria. Grazie allo scavo di insediamenti merovingi a Kerkhove nella Fiandra occidentale, a Neerharen nel Limburgo, a Donk in Anversa e a Zerkegem-Roksem nella Fiandra occidentale, è ora nota anche la ceramica d'uso comune lavorata a mano, senza l'ausilio del tornio. In questo modo si è riusciti a identificare i materiali franchi dei secc. 5° e 6° e, grazie anche ai reperti del cimitero di Saint-Gilles-Termonde (Sint Gillis Dendermonde) nella Fiandra orientale, il vasellame sassone - almeno quello della regione della Schelda e della zona costiera -, che non era importato dall'Inghilterra, ma prodotto localmente. La notevole quantità di vasellame sassone proveniente da questo cimitero viene messa in relazione con la polena di una nave dragata dalla Schelda presso Appels (sec. 4°-5°), in precedenza erroneamente considerata appartenente a una imbarcazione normanna.La rinascita economica nel periodo merovingio-carolingio è caratterizzata soprattutto dallo sviluppo delle relazioni commerciali, testimoniato per es. dall'importazione di ceramiche di alta qualità dalle regioni renana e mosana, in particolare da Badorf e Pingsdorf e più tardi da Brunsum e Schinveld, nonché di ceramica dipinta in rosso da Beauvais. I prodotti di Andenne, presso Namur, dominarono il mercato tra la fine del sec. 11° e il 14°, mentre meno diffuse ma ugualmente attestate appaiono le ceramiche di Elmpt e di Bruggen, nei pressi di Roermond. A partire dal sec. 11° fanno la loro comparsa anche ceramiche realizzate al tornio. Nella zona costiera è attestata una tipica produzione che utilizza conchiglie frantumate come dimagrante per l'impasto, ma i centri produttivi di queste diverse tipologie non sono stati ancora localizzati. All'inizio del sec. 13° scomparve la ceramica dipinta in rosso e nella zona del Reno come nel Limburgo olandese si arrivò alla produzione della durissima maiolica impermeabile. Nel sec. 13° l'esistenza a Bruges (Brugge) di un quartiere di vasai è attestata dal toponimo Potterierei. Il ritrovamento di scarti di fornace comprova la fabbricazione locale della ceramica a impasto grigio e rosso che costituisce il 90% dei reperti, mentre il restante 10% consiste in ceramiche finemente decorate con ossido rosso sotto invetriatura piombifera, talvolta con presenza di ingobbiatura bianca. Dopo il 1300 l'affermazione della maiolica indebolì questa produzione e dalla seconda metà del sec. 14° l'ingobbiatura bianca è attestata soltanto sui piatti, normalmente non realizzati in maiolica.L'esame di alcune fortificazioni comprova l'esistenza di peculiarità regionali e relative ai singoli siti. Si pensa di riconoscere i castella recens facta di cui alla fine del sec. 9° viene segnalata la presenza nella zona litoranea - la cui costruzione viene rapportata alla volontà delle amministrazioni locali di tutelarsi contro le incursioni dei Normanni - nel particolare impianto urbano di alcuni centri come Alveringem, Bulskamp, Snaaskerke, Oostkerke, Sint Winnoksbergen, Furnes (Veurne), Gistel.Gli interessanti scavi a Ename nella Fiandra orientale hanno riportato alla luce il più antico luogo di culto cristiano della regione, la mater ecclesia nel territorio controllato da Nederename (villa Ehiham, citata alla fine del sec. 9°). Si tratta di una piccola chiesa in pietra a una navata (m. 12,5-7,5) dedicata a s. Vedasto. Va ricordata anche la chiesa dedicata a s. Lorenzo, articolata in origine con impianto 'a sala' e poi modificata a struttura basilicale.A. Van Doorselaer
Si conosce molto poco dell'architettura nelle F. prima del 12° secolo. Tra le scarse tracce di chiese carolinge nella regione merita una citazione particolare l'edificio a pianta centrale di Torhout, costituito da un nucleo a pianta quadrata con angoli smussati, forse coperto da una cupola ottagonale e circondato da una galleria anch'essa a pianta quadrata con gli angoli arrotondati.Le opere più importanti del periodo della ripresa dopo le devastazioni normanne nel sec. 9°, per lo più legate all'epoca di Arnolfo I (919-965), sono andate perdute. È peraltro noto che la cappella di palazzo del conte a Bruges era una copia della Cappella Palatina di Carlo Magno ad Aquisgrana, a evidenziare simbolicamente le ambizioni politiche del conte.Della struttura originaria delle abbazie di S. Bavone (Sint Baafs, costruita a partire dal 985) e di S. Pietro (Sint Pieters) a Gand (Gent), così come dell'abbazia di Saint-Bertin a Saint-Omer (oggi in territorio francese), sono rimaste scarse tracce; è comunque emerso che anche queste abbaziali, come quelle della vicina Normandia, erano ancora fortemente legate alla tradizione carolingia. Nell'attuale cattedrale di S. Bavone (Sint Baafs) a Gand questo dato è evidente nelle grandi misure del corpo centrale a cinque navate, di cui solo le laterali erano coperte a volte, e nel fatto che il complesso era stato chiuso, sull'esempio della chiesa dell'abbazia di Centula/Saint-Riquier, da complicati volumi di torri sul lato occidentale e sull'incrocio del transetto. Il coro rettangolare legato alla cripta esterna inaugurò una tradizione che durò a lungo nelle Fiandre. L'alternanza dei sostegni nella navata e nelle tribune rivela invece influssi della vicina Normandia.Nelle chiese più piccole il materiale da costruzione non è costituito dalla ricercata pietra calcarea blu di Tournai, utilizzata per es. a S. Bavone, ma da più modesti materiali litici estratti localmente, come la pietra ferrosa marrone; la maggior parte di tali edifici, soprattutto sulla costa, doveva comunque essere di legno. Caratteristiche di queste semplici basiliche a colonne con o senza transetto sono lo sviluppo del tiburio e l'assenza di volte e di decorazioni scolpite.Verso la metà del sec. 12° la ricostruzione della cattedrale dedicata alla Vergine (Onze Lieve Vrouw) a Tournai ebbe una decisiva influenza sullo sviluppo dell'architettura nelle F., a cui contribuì certamente l'esportazione di calcare dalle cave intorno alla città di Tournai, lungo la Schelda e i suoi affluenti. I nuovi elementi - come l'alzato a quattro livelli con tribune e finto triforio, il coro a deambulatorio semicircolare con i bracci del transetto anch'essi a terminazione semicircolare, l'impiego di pilastri polistili e delle prime volte costolonate - ebbero un grande successo nelle F., per es. nel coro della scomparsa S. Donaziano (Sint Donaas) a Bruges e nell'abbaziale di S. Pietro a Gand.Anche nella fase di transizione verso il Gotico i monumenti di Tournai ebbero, intorno al 1200, un ruolo importante. L'eredità locale tardoromanica e fortemente legata a Tournai è evidente in questo primo Gotico regionale, detto Scheldegotiek. Elementi caratteristici sono - per es. nella chiesa di S. Nicola (Sint Niklaas) a Gand - il tiburio ottagonale o quadrato, a volte fiancheggiato agli angoli da quattro torrette, e la presenza del passaggio esterno alle finestre superiori. In edifici quali la stessa chiesa di S. Nicola, la chiesa della Vergine di Pamele (Onze Lieve Vrouw van Pamele) ad Audenarde (Oudenaarde), costruita a partire dal 1234, e la cattedrale di S. Martino (Sint Maarten) a Ypres (Ieper), eretta dal 1221, si riconosce inoltre l'influenza delle prime cattedrali gotiche francesi, in particolare di Noyon, Laon e Soissons. Rispetto alle finestre alte, il triforio occupa, con colonne e pilastri alternati e con piccoli archi a sesto acuto, una parte rilevante dell'alzato totale e questo elemento testimonia l'influenza di un'importante corrente vicina al Gotico francese, rappresentata fra l'altro in Saint-Yved a Braine (dip. Aisne). Anche nelle F. compaiono le cappelle fiancheggianti il coro e poste diagonalmente, per es. nella cattedrale di Ypres e nel S. Pietro di Gand.Oltre all'uso della pietra da taglio, in questa fase andò sempre più affermandosi quello del mattone come materiale da costruzione: ciò vale innanzi tutto per la zona costiera, com'è documentato per es. dagli scavi dell'abbazia cistercense di Ter Duinen, nei pressi di Coxyde (Koksijde), costruita nel 1128, oppure dalle imponenti torri occidentali della chiesa di Lissewege (1225-1250). Questo materiale venne impiegato anche in molte Hallenkirchen dalla metà del 13° secolo.Così come era avvenuto mezzo secolo prima, la costruzione di un nuovo coro nella cattedrale di Tournai (1243-1255) fornì un impulso allo sviluppo dell'architettura nella contea. Lo Scheldegotiek regionale venne sostituito da un Gotico più classico, ispirato a quello francese, in particolare ad Amiens e Soissons tramite Tournai o in qualche caso anche per via diretta. Tuttavia nel corso dei secc. 13° e 14° nelle città delle F. si sviluppò un'architettura del tutto autonoma, con imponenti residenze municipali, come la casa scabinale di Alost (Aalst) del 1220 ca., hallen (mercati coperti), come quello di Ypres del 1230 ca. (ricostruito dopo il 1914), beffrois, come quelli di Courtrai (Kortijk) e Gand, e ospedali, che all'epoca ricadevano sotto la tutela delle abbazie, come la grande infermeria dell'abbazia di Bijloke a Gand (1228-1229). Rari esempi, come il magazzino del grano e il castello di Gerardo il Diavolo a Gand, testimoniano fin dall'inizio del sec. 13° il lento passaggio nell'edilizia urbana dal legno alla pietra, in primo luogo nelle abitazioni aristocratiche. Il carattere difensivo che ancora all'inizio aveva la residenza urbana del conte, come si nota per es. nel castello dei Conti ('s Gravensteen) a Gand dei secc. 12° e 13°, divenne, a partire dalla metà del sec. 14°, una sorta di simbolo di prestigio, come nel caso del Prinsenhof di Bruges. Dagli ultimi decenni del sec. 14° - come testimonia il palazzo municipale (Stadhuis) di Bruges, eretto a partire dal 1376 - aumentò notevolmente l'influenza sull'architettura urbana del Gotico brabantino.K. De Jonge
Anche se a partire dai secc. 11° e 12° la contea delle F. andò sviluppandosi fino a divenire uno dei più importanti centri economici d'Europa, si sono conservate solo poche opere di scultura di questo periodo. Ciò può essere certamente imputato alla perdita di monumenti, ma occorre tener conto anche del fatto che probabilmente non vi fu una ricca e significativa tradizione di botteghe locali.Conservata in misura più significativa è invece la produzione di epoca gotica, specialmente quella collegata con l'architettura, che in questa fase costituiva la principale espressione artistica della regione. A questo proposito si possono citare alcuni importanti gruppi scultorei del tardo 13° secolo. All'ultimo terzo di questo secolo risale un notevole gruppo di otto figure lignee degli apostoli nel coro della chiesa della Vergine (Onze Lieve Vrouw) a Damme, realizzate in modo molto stereotipato, con grosse teste su esili corpi. Il verticalismo del blocco ligneo e il suo carattere statico sono peraltro rafforzati dalle pieghe dritte della veste dalla vita in giù. Considerata l'omogeneità del gruppo, si può supporre che esso sia opera di un solo scultore o di una sola bottega, probabilmente attiva a Bruges. Alla stessa mano possono essere ricondotti i pannelli quadrilobi lignei, anch'essi nella chiesa di Damme, recanti le scene dell'Annunciazione, Visitazione, Risurrezione, Conversione di s. Paolo e Giudizio universale che si trovavano originariamente sulla facciata. Sia per l'iconografia sia per lo stile queste sculture in legno si ricollegano agli sviluppi che si ebbero nell'Ile-de-France nel tardo sec. 12° e nel corso del successivo, per es. la serie di apostoli nella Sainte-Chapelle di Parigi (ante 1248) e la tipologia del Giudizio universale che si sviluppò su molti portali delle cattedrali francesi.Quasi contemporaneamente fu eretto a Bruges il portale detto di Maria sul lato est dell'ospedale S. Giovanni (Sint Jans-hospitaal). Dal punto di vista del programma iconografico (Dormizione, Risveglio e Incoronazione di Maria, Giudizio universale) anche queste sculture si riallacciano a quelle dei portali francesi. Per l'ottimo stato di conservazione e la qualità della lavorazione, il portale risulta di eccezionale importanza per lo studio della scultura gotica nelle F.; le figure sono rese in maniera espressiva e si nota una grande dinamicità nel drappeggio ricco di contrasti, nei visi incisivamente intagliati e nei gesti. Questo stile sembra una variante provinciale di quello che si sviluppò a Parigi verso la metà del sec. 13° (Notre-Dame, portale del Giudizio universale) e che poi si diffuse passando per Amiens (cattedrale, portale detto della Vierge dorée) e Reims (Maestro di S. Giuseppe). Un'analoga immagine del Giudizio universale con Cristo che mostra le ferite, affiancato da Maria e da s. Giovanni in ginocchio, compare sul portale occidentale della chiesa di S. Nicola (Sint Niklaas) a Furnes, ove il tema è stato però sviluppato in modo più monumentale. In numerose chiese sono conservate sculture a tutto tondo della Vergine con il Bambino, di santi e apostoli; in molti casi, per es. nella chiesa della Vergine di Potterie (Onze Lieve Vrouw van de Potterie) a Bruges e in S. Auberto (Poortakkerkapel) a Gand, esse si ricollegano, al pari della scultura monumentale, alla corrente stilistica internazionale che, certamente sino alla fine del sec. 13°, traeva la sua origine dalle botteghe degli scultori francesi. L'influsso della scultura mosana su quella fiamminga si coglie inoltre nell'immagine della Vergine della Corona di rose nella chiesa di S. Bavone (Sint Baafs) a Mere, che si ricollega al tipo mosano della sedes sapientiae.La scultura del tardo sec. 14° si è conservata in misura ancora più consistente, forse grazie alla nuova committenza legata al potere cittadino e al mecenatismo dei principi. Un importante esempio è costituito dalla cappella dei Conti o di S. Caterina nella chiesa della Vergine (Onze Lieve Vrouw) a Courtrai, fatta costruire verso il 1370 da Luigi di Mâle per accogliere la sua tomba. Nelle pietre angolari della parte bassa dei muri inferiori compaiono scene e motivi decorativi in rilievo: le piccole figure testimoniano uno stile vivace e sciolto nonostante siano comprese in campi triangolari. Risalta in particolare la S. Caterina, realizzata nel 1372-1373 da André Beauneveu: l'elegante immagine, in cui è ancora evidente la postura gotica, può collocarsi tra lo stile della corte parigina e la tendenza più plastica e voluminosa propria della tradizione fiamminga.Le sculture presenti nelle residenze municipali testimoniano invece del mecenatismo cittadino. Vale come esempio per la contea delle F. il palazzo municipale di Bruges, del cui ricco apparato decorativo si sono conservate solamente alcune mensole sostenute da piccole figure. La tradizionale attribuzione di queste opere a Jean de Valenciennes viene attualmente posta in discussione.Sempre nell'ambito del mecenatismo principesco si collocano l'emigrazione di artisti dalle F. verso altre corti e la committenza di singole opere da parte di aristocratici stranieri. Fu così che Jean de Berry, la cui corte era a Bourges, assunse André Beauneveu, mentre Jean de Marville, su richiesta di Filippo l'Ardito, collaborò ai lavori della certosa di Champmol, nei pressi di Digione. Jacques de Baerze di Termonde realizzò per questo monastero un polittico con scene della Passione e Santi, databile al 1390-1398 (Digione, Mus. de Beaux-Arts).B. Cardon
Alcune testimonianze letterarie documentano la presenza di dipinti murali di età preromanica nell'abbazia di Saint-Bertin a Saint-Omer e nella cattedrale di Cambrai. Recentemente sono state scoperte pitture con motivi decorativi e con scene figurative nella cripta della chiesa di S. Eligio (Sint Eligius) a Eine, databili forse alla seconda metà dell'11° secolo.Risalgono alla fine del sec. 12° o agli inizi del successivo alcuni resti pittorici nella cattedrale di Tournai e nel refettorio dell'abbazia di S. Bavone a Gand, il cui stile attesta la presenza di influssi bizantini, peraltro in quel momento largamente diffusi. Dall'850 ca. è documentata l'attività di miniatori negli scriptoria monastici della parte meridionale della contea. L'influenza dell'arte anglo-irlandese è particolarmente evidente, soprattutto nei manoscritti delle abbazie di Saint-Amand (Sint Amands), Saint-Vaast ad Arras e Saint-Bertin a Saint-Omer. Al tempo dell'abate Odberto (968-1007), miniatore lui stesso, lavoravano a Saint-Bertin artisti inglesi che collaborarono alla diffusione del c.d. stile Winchester.L'influsso inglese continuò a dominare negli scriptoria monastici fino alla metà del sec. 12°: intorno a quell'epoca il monaco Sawalo arricchì la biblioteca dell'abbazia di Saint-Amand di ca. 40 codici in cui dominano gli aspetti decorativi, per es. la Bibbia conservata a Valenciennes (Bibl. Mun., 1-5). Una vita del protettore dell'abbazia, iniziata dallo stesso Sawalo (Valenciennes, Bibl. Mun., 500), fu decorata in uno stile molto espressivo, con caratteristiche italo-bizantine presenti anche nei manoscritti delle abbazie sorelle di Marchiennes e di Anchin. Nel corso del sec. 12° vennero realizzati libri liturgici che rivelano sia un'ispirazione bizantina sia un contatto con la cultura mosana. Il Liber floridus di Lamberto di Saint-Omer, del sec. 12°, è illustrato con scene ancora stilisticamente romaniche (Gand, Bibl. van de Rijksuniv., 92).Ad ambito cistercense vanno riferiti numerosi manoscritti provenienti dalle abbazie di Clairmarais, in Francia, Ter Duinen e Ter Doest; i codici eseguiti tra il 1190 e il 1220 per le due ultime abbazie sono caratterizzati da iniziali di diverso formato, con tralci e foglie che si intrecciano elegantemente.La pittura murale ebbe ampia diffusione in periodo gotico; da ricordare le frammentarie figure di santi nella chiesa di S. Giacomo (Sint Jacob) a Bruges, della seconda metà del 13° secolo. Le pitture nel castello dei Templari a Nieuport (Nieuwpoort), del 1300 ca., andate distrutte durante la prima guerra mondiale, erano ispirate a prototipi francesi; questo influsso, innestato però su una tendenza verso il realismo già tangibile nelle pitture del refettorio dell'abbazia di Bijloke a Gand, del 1350 ca., caratterizza anche gli affreschi della seconda metà del sec. 14° nella cappella e nella sacrestia del castello di Laarne. Da allora questa corrente realistica ebbe un notevole seguito. Nel 1374, nella cappella dei Conti nella chiesa della Vergine a Courtrai, il pittore di corte di Luigi di Mâle, Jan van der Asselt, eseguì i ritratti dei conti delle F. e nel 1397 vennero affrescate le pareti del magazzino dei tessuti (Halle) di Ypres.Dalla fine del sec. 13° al 15° è documentato l'uso di decorare le pietre tombali con le raffigurazioni della Crocifissione e della Vergine.Nel 1311 Ypres aveva già un pittore cittadino, Hendrik Mannin, e la stessa carica ricoprì Jacob Cavael nel 1398. Nella città furono attivi anche Jak Labaes nel 1382 e Gerard van der Meersch nel 1395, ma dei loro lavori non si è conservato nulla. Diverso il caso di Melchior Broederlam (m. nel 1409), che fu al servizio prima di Luigi di Mâle e poi di Filippo l'Ardito; su incarico di quest'ultimo nel 1399 realizzò la decorazione policroma dei due polittici della certosa di Champmol, opera di Jacques de Baerze, corredandoli di ante (Digione, Mus. des Beaux-Arts). Le ante conservate del polittico con scene della Passione colpiscono per la ricerca della profondità e per il realismo dei dettagli, che preannunciano l'opera dei primitivi fiamminghi. A torto Broederlam viene considerato il capostipite di una scuola di Ypres, in quanto le tendenze del suo stile si colgono in tutti i campi dell'arte figurativa delle Fiandre.Il prestigio di cui godette fuori della contea l'arte fiamminga dalla seconda metà del sec. 14° fu anche una conseguenza del suo carattere peculiare, definito 'realismo pre-eyckiano'; strettamente legata a un ambiente borghese, essa era chiaramente basata su un'esperienza della realtà diversa da quella dell'arte di corte francese.Anche la Fiandra meridionale conobbe un'importante attività artistica; gli archivi della fine del sec. 14° contengono vari nomi di pittori di Lille e di Douai. Il più importante tra essi fu Jean de Beaumetz (m. nel 1396) dell'Artois, attivo a Valenciennes nel 1361 e dal 1376 pittore di corte di Filippo l'Ardito, per incarico del quale, coadiuvato da collaboratori, eseguì alcune opere per la certosa di Champmol.L'arte della pittura su vetro è rappresentata dalle vetrate della cattedrale di Saint-Omer, con i ritratti di Willem van der Bie e della sua famiglia, ora nella chiesa di St Peter and St Paul a Shiplake (presso Oxford).A partire dalla metà del sec. 13° ebbe inizio una fase di grande fioritura delle botteghe di miniatori laici della Fiandra meridionale. Nei manoscritti, nei breviari e nei libri paraliturgici l'influsso dell'arte libraria parigina si arricchì di caratteristiche proprie, tanto che è possibile individuare un tipico stile dell'Artois. Gli scriptoria lavoravano sia per i monasteri sia per gli esponenti dell'alta borghesia; un esempio delle committenze di questo secondo gruppo è offerto dal Salterio Neuville-Vitasse (New York, Pierp. Morgan Lib., M. 730).Anche del periodo intorno al 1300 sono rimasti numerosi e ricchi manoscritti, caratterizzati da scene inserite in una cornice architettonica, per es. i breviari prodotti per l'abbaziale di Saint-Vaast ad Arras (Arras, Bibl. Mun., 412; 729), città che era il centro di produzione più importante nell'Artois e che influenzò anche l'arte miniatoria di Lille, dove nel sec. 14° lavorarono Jean de Coutil, Jean Segard e Pierre de Lomme, attivi tra l'altro anche nella collegiale di Saint-Piat.La Bibbia Marquette, del 1250 ca. (Malibu, J. Paul Getty Mus., Ludwig I 8), realizzata per il monastero cistercense della Marquette, è un compendio dei motivi franco-fiamminghi e conferma l'esistenza di ampi scambi all'interno e all'esterno della contea; affini a questa Bibbia sono i tre esemplari miniati più antichi dell'Histoire ancienne jusqu'à César, una cronaca universale in lingua francese.Agli ultimi decenni del sec. 13° si data l'inizio dell'attività delle botteghe di Thérouanne e di Saint-Omer. Un piccolo gruppo di esemplari di questa produzione viene raccolto intorno ai Rothschild Canticles, un codice del 1300 ca. che s'impone per la sofisticata iconografia visionaria relativa alla mistica matrimoniale, alla Vergine e alla Trinità (New Haven, Yale Univ., Beinecke Lib., 404).Tra il 1240 e il 1270 la produzione dei manoscritti di Bruges fece registrare un primo notevole sviluppo, soprattutto con i libri dei salmi, dove le scene con santi francescani e domenicani intendevano indicare il ruolo che questi ordini avevano assunto nella spiritualità cittadina. Lo stile elaborato a Bruges e segnato dall'influenza francese si estese verso Gand, nel Brabante e nella zona di confine tra le F. e l'Artois. Da questa regione proviene il Salterio di Gwijde van Dampierre (1266-1275), che attua la sintesi tra i modelli di Bruges e le forme parigine (Bruxelles, Bibl. Royale, 10607). La miniatura di Ypres è rappresentata dal Keurboec o Libro della corporazione dei commercianti di panni, del 1363 ca., distrutto durante la prima guerra mondiale, testo dove le scene di vita cittadina costituivano un'importante testimonianza del realismo pre-eyckiano. Probabilmente ad Arras intorno al 1360-1370 venne realizzato il Messale di Saint-Vaast (Arras, Bibl. Mun., 601, già 517), in cui l'elaborazione patetica delle illustrazioni è invece del tutto avulsa dallo stile parigino.Dalla seconda metà del sec. 14°, a seguito degli sviluppi politici ed economici, il baricentro artistico si spostò nella Fiandra settentrionale, intorno a centri come Bruges e Gand. Da allora aumentò peraltro anche la presenza di pittori e illustratori fiamminghi in Francia: a Parigi lavorarono, oltre a numerosi anonimi maestri, artisti come Jean de Bondol di Bruges e Jacquemart de Hesdin, al servizio del re di Francia o degli esponenti della corte. Gli illustratori fiamminghi produssero manoscritti anche per il mercato inglese; alcuni di loro anzi si trasferirono a Londra, dove, come del resto a Parigi, influenzarono l'arte locale ed elaborarono una tendenza più realistica nel c.d. stile internazionale.M. Smeyers
Mentre l'industria fiamminga del panno godeva di grande fama, le arti dei tessuti più propriamente decorativi, come per es. arazzi e tappeti, furono meno note, come testimonia la scarsità di documenti e degli esemplari conservati.A partire dal sec. 13° la lavorazione degli arazzi nelle F. veniva eseguita da professionisti inquadrati in corporazioni. Le fonti del sec. 14° provano l'esistenza di una considerevole attività produttiva in centri quali Bruges, Lille, Valenciennes, Gand e Arras. L'arazzo che il conte Luigi di Mâle donò all'abate di Notre-Dame di Boulogne-sur-Mer proveniva da uno di questi centri, forse da Bruges. Nel 1402, in occasione dei preparativi per il matrimonio del figlio di Margherita di Fiandra, vennero mandati ad Arras arazzi prodotti a Bruges e sotto i duchi di Borgogna aumentarono sempre di più le ordinazioni di arazzi fiamminghi.Questa lavorazione, che aveva già avuto inizio nel secolo precedente, raggiunse il suo massimo sviluppo solo nel 15° secolo. Infatti nel 1302 a Bruges esisteva una corporazione indipendente di tessitori e nel 1350 a Gand si era costituito un ente preposto al controllo della produzione; all'inizio del nuovo secolo anche Valenciennes, Lille e Audenarde avevano una produzione propria. Arras viene generalmente citata come il primo importante centro per la tessitura e il commercio di arazzi, sulla base di documenti e di una serie, parzialmente conservata, con storie dei ss. Piato ed Eleuterio (Tournai, Trésor de la Cathédrale Notre-Dame), tessuta nel 1402 su incarico di Toussaint Prier, canonico di Tournai ed elemosiniere di Filippo l'Ardito, nella bottega di Pierrot Féré. Allo stesso periodo è databile il panno con le storie di Jourdain de Blaye (Padova, Mus. Civ.).Sui tessitori-commercianti e sulla provenienza dei modelli si conosce assai poco. I conti dei duchi di Borgogna della fine del sec. 14° contengono nomi di artisti che fornivano i soggetti ai commercianti e ai tessitori di Arras. Nel 1390 Melchior Broederlam, su commissione della corte borgognona, ideò una serie di scene pastorali per il castello di Germolles. I cartoni, eseguiti da Guillemin de Vecquecin, furono realizzati sotto la supervisione del famoso commerciante Huart Walois di Arras (ante 1372). L'arazzo dell'Annunciazione, del 1400 ca. (New York, Metropolitan Mus. of Art), presenta un'iconografia molto simile a quella che Broederlam propose in uno dei polittici di Champmol e può forse essere riferito a un cartone da lui eseguito. Problematica rimane comunque l'attribuzione del tappeto a una tessitura di Arras.Jean de Beaumetz realizzò dei modelli per un perduto arazzo con gli apostoli e i profeti. La famosa serie dell'Apocalisse di Angers (Angers, Château, Mus. des Tapisseries, Gal. de L'Apocalypse) venne commissionata verso il 1378 da Luigi d'Angiò a Nicolas Bataille, commerciante di arazzi a Parigi su cartoni di Jean de Bondol. Questa serie monumentale di tessuti si riallaccia al realismo fiammingo; il luogo di produzione non è stato accertato, ma si pensa soprattutto a Parigi e ad Arras.J. Van der Meersch
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