fiato
Il termine è presente soltanto nelle prime due cantiche della Commedia, sempre nel valore fondamentale di " soffio ". In particolare vale " respiro ", " soffio modulato in parole ", in If XXVII 60 e poi diè cotal fiato: / " S'i' credesse che mia risposta fosse / a persona che mai tornasse al mondo, / questa fiamma staria sanza più scosse... " (cfr. If XIII 91 Allor soffiò il tronco forte, e poi / si convertì quel vento in cotal voce).
Si allude a " soffio, folata di vento ", in If V 42 E come li stornei ne portan l'ali / nel freddo tempo, a schiera larga e piena, / così quel fiato li spiriti mali / di qua, di là, di giù, di sù li mena; XXXIII 108 la cagion che 'l fiato [compl ogg.] piove; Pg XI 100 Non è il mondan romore altro ch'un fiato / di vento.
Con la connotazione di " esalazione " il termine è usato in If XI 12, dove D. parla del tristo fiato, cioè del soffio puzzolente che 'l profondo abisso ditta (v. 5), e Pg XXV 113 Quivi la ripa fiamma in fuor balestra, / e la cornice spira fiato in suso / che la reflette e via da lei sequestra.