fibrillazione atriale
Aritmia nella quale piccole aree di miocardio atriale costituiscono dei foci aritmogeni (capaci di generare impulsi elettrici) che propagano l’impulso al resto del tessuto cardiaco in modo anomalo. Ne consegue un battito atriale caotico che viene successivamente trasmesso al ventricolo con un ritmo totalmente irregolare e spesso tachicardico. In corso di fibrillazione, le pareti atriali si contraggono così velocemente che le pareti stesse vibrano senza produrre una reale contrazione efficace. La fibrillazione atriale, già descritta all’elettrocardiogramma agli albori del XX sec., è la più comune aritmia riscontrata nell’uomo poiché si osserva nello 0,3÷0,4% della popolazione adulta. Può verificarsi in assenza di una cardiopatia sottostante, ma spesso si associa a una concomitante patologia cardiovascolare (malattia reumatica, ipertensione arteriosa, malattia coronarica, malattie valvolari). La fibrillazione atriale può avere, a volte, un decorso asintomatico, ma nella maggior parte dei casi è caratterizzata da sintomi quali palpitazioni, percezione irregolare del battito, dispnea, astenia ed episodi vertiginosi. Più raramente i sintomi di esordio possono essere rappresentati dall’aggravamento di una patologia cardiaca sottostante, o da una complicanza embolica (ictus cerebrale), legata alla formazione e al successivo distacco di piccoli trombi intracavitari. Infatti, durante la fibrillazione atriale, lo svuotamento del sangue dell’atrio all’interno del ventricolo non è completo, e questo può provocare la formazione di piccoli coaguli (trombi) che frammentandosi possono migrare poi attraverso il ventricolo nella circolazione sistemica. L’importanza della fibrillazione atriale nella popolazione generale è quella di essere associata a una mortalità circa doppia rispetto a quella dei soggetti sani, associandosi a una prognosi sfavorevole indipendentemente dalla patologia cardiaca associata. L’ictus rappresenta la prima causa di morte associata alla fibrillazione atriale, verificandosi nel 30% dei soggetti affetti con età superiore agli ottanta anni.