FIBULA
. Nome latino della spilla di sicurezza (in gr. περόνη, πόρπη, ἐνετή) adoperato dagli archeologi come termine tecnico per designare questo elemento del vestiario antico frequentissimo fra i materiali di scavo. La fibula è formata di due parti essenziali: la spilla (ardiglione) e il corpo protettivo che la tiene ferma alla stoffa (arco). Le due parti sono unite da un lato (capo) e si ricongiungono all'altro lato della fibula, quando essa è chiusa (piede o staffa).
Le forme e gli ornati degli elementi fondamentali variano pressoché all'infinito; ma soprattutto dalla conformazione dell'arco, riconosciamo alcuni tipi principali, congiunti fra loro per genesi evolutiva, la cui presenza si localizza a luoghi e periodi determinati o abbraccia una lunga serie di culture. La successione di tipi di fibule, raggruppati a loro volta in più ampî cicli tipologici, costituisce per gli studiosi una delle più sicure guide di classificazione attraverso i meandri della protostoria, e caratterizza in modo preciso l'evolversi della civiltà antica nel mondo occidentale, dall'età del bronzo fino oltre i tardi tempi imperiali.
La fibula è dapprima esclusivamente di bronzo; poi anche di ferro, d'argento, d'argento dorato, d'oro, spesso lavorato finemente. Molti esemplari appaiono adorni con ambra, osso, pasta vitrea, corallo (più raro), e in età imperiale anche con gemme e pietre preziose. La lunghezza della fibula varia all'incirca fra i 2 e i 50 cm.; ma assai di rado supera i 20 cm.
Nell'antichità preistorica e storica dell'Occidente, l'uso della spilla di sicurezza appare universale. Essa allacciava sulle spalle e sul petto le vesti di pelle e di stoffa; e per ciò che noi sappiamo, fu adoperata dai Greci con il chitone arcaico, il peplo, la clamide, la claina, dai Romani con la palla, il sagum e il paludamentum militare. Privi di fibule erano invece l'himation e il chitone greco di età classica, la tebenna etrusca e la toga. I ricchi esemplari romani furono considerati come veri gioielli, oggetti di dono e di onorificenza; nel basso impero anche come insegne del potere. È possibile che alcune tra le fibule più grandi servissero a reggere tende o cortine.
Accanto alla fibula vera e propria, di forma generalmente allungata, si trovano in Grecia e a Roma fermagli dei tipi più varî, nei quali l'arco scompare, ed è sostituito da un corpo per lo più circolare, decorato o adorno di gemme. Del tutto distinta va poi la fibbia da cintura, anch'essa detta in latino fibula (v. fibbia).
Fibule dell'età del bronzo (Ciclo dell'arco di violino). - Ignorata dai popoli mediterranei fino al II millennio a. C., la fibula nasce dalla semplice spilla per una evoluzione lenta, di cui ci è dato cogliere i punti salienti. L'uso di forare la spilla, per passarvi attraverso un filo intrecciato che ne garantiva l'aderenza alla stoffa, appare frequente in Egitto, in Palestina, in Siria, a Cipro, a Troia, nei paesi danubiani, nell'Italia settentrionale, in Germania (fig. 5, n. 1). La trasformazione dello spago originale in filo metallico rigido, passato attraverso la cruna della spilla e ripiegato all'estremità per fermare la punta, dà origine a un primo tipo di fibula con elementi distaccati, detta protofibula (fig. 5, n. 2). Tale evoluzione ha luogo nel corso del II millennio, e a quel che sembra soltanto in Europa; mentre la protofibula appare largamente in uso nell'età del bronzo d'oltralpe ed è suscettibile di uno sviluppo. Ma la vera e propria fibula non si ha se non quando il nuovo elemento filiforme, trasformato in arco, viene a formare un sol pezzo con la spilla, cui per lo più si congiunge attraverso un avvolgimento a spirale (fig. 5, n. 3). Quest'ultimo passo è attestato assai per tempo nell'Italia settentrionale, donde forse la fibula si sparse, largamente evolvendosi, per l'intero bacino mediterraneo. Per quanto diverse fra loro nei tipi e negli esemplari, le fibule dell'età del bronzo ricordano tutte più o meno direttamente la loro origine (spilla forata e filo) offrendo un profilo, con arco parallelo all'ardiglione, che ricorda l'arco del violino, dal quale l'intero ciclo prende nome.
Nei depositi dell'età del bronzo italiana è presente soltanto qualche raro esemplare di protofibula; di cui tuttavia non è dimostrata la priorità cronologica rispetto alla fibula. Questa appare direttamente, nelle terramare e in Sicilia (seconda metà del II millennio), con la sua forma primitiva più semplice ad arco di violino (fig. 5, n. 3). L'arco consta di un filo eneo semplice, attortigliato (ricordo del filo intrecciato originale) o ingrossato lateralmente in due punti; mentre in qualche esemplare si dilata e appiattisce a forma di foglia o losanga. La staffa, cui si adatta la punta dell'ardiglione, può essere formata da un semplice ripiegamento all'estremità dell'arco, da più curve terminanti in una spirale, ovvero da un dischetto piegato.
Oltre che in Italia, la fibula ad arco di violino appare nella valle danubiana, in Bosnia, in Grecia (ultimi strati micenei), a Creta, a Cipro. I più autorevoli cultori della scienza paleoetnologica pongono il centro di diffusione nell'Italia settentrionale o nei Balcani, mentre oggi è ripresa da taluni l'ipstesi della nascita della fibula in ambiente miceneo. Necessità tecniche, come quella di una maggiore solidità ed elasticità, provocarono, ancora nell'ambito della civiltà del bronzo italiana, un'evoluzione della fibula in due diversi sensi. Da un lato l'arco si alza, trasformandosi da arco di violino in arco semplice sempre a forma di filo attorcigliato o graffito (fig. 5, n. 7). Da un altro lato si moltiplicano le spirali, spezzando la linea diritta dell'arco di violino; e s'ingrandisce il dischetto della staffa (fig. 5, n. 10). Nascono così i prototipi ad arco semplice e ad arco spezzato, i cui cicli si sviluppano parallelamente nella successiva età del ferro.
In Germania e in Scandinavia, dove la fibula con elementi uniti è ignorata durante tutta l'età del bronzo, persiste la protofibula con lungo e vario sviluppo. Dalla forma più semplice, vicina ancora alla spilla con filo intrecciato (fig. 5, n. 2), si passa ai tipi complessi con doppia spirale all'estremità dell'elemento filiforme, o allargato a nastro (fig. 5, n. 4) o a losanga, e con il capo della spilla trasformato in T o in doppia croce. Talvolta le due spirali assumono grandi proporzioni e si mutano in dischi convessi decorati a rilievo. Sul finire dell'età del bronzo appare nell'Europa centrale, e particolarmente nella valle danubiana, la fibula vera e propria, che si riconnette al ciclo dell'arco di violino, ma subisce una notevole evoluzione locale. Ingrossandosi il dischetto spiraliforme alla staffa, l'arco stesso s'intreccia orizzontalmente in successive spirali della forma più varia (fig. 5, n. 5). Forse sotto l'influsso della protofibula nordica a doppia spirale, si ha in seguito l'apparizione della fibula a spirali o a occhiali, che è tipica del primo periodo dell'età del ferro ungherese. Essa consiste di un arco filiforme formante due (talvolta quattro) grandi spirali, dal centro delle quali esce l'ardiglione e l'uncino della staffa (fig. 5, n. 6).
Fibule dell'età del ferro e classiche (cicli dell'arco semplice e spezzato). - Tutte le forme di fibule che appaiono nell'età del ferro (X-VI sec.) in Italia si sviluppano dai due tipi con arco semplice e con arco spezzato. La fibula ad arco semplice, predominante nel settentrione, dà origine alle forme ad arco ingrossato liscio o graffito, a sanguisuga (fig. 5, n. 8) (grosso arco graffito, nodoso e rivestito con dischi di metallo e d'ambra), a navicella (grosso arco liscio o graffito, vuoto internamente e aperto verso l'ardiglione), talvolta adorne di protomi animalesche o di ochine, e finalmente ad arco piatto (foliate). In qualche esemplare funge da areo il corpo di un animale (leone, cane, ecc.). Notevole il tipo nordico con pendagli in forma di catenelle e spirali. La fibula ad arco spezzato, con dischetto alla staffa, produce le fibule cosiddette a disco, con corpo di varia forma e grande disco al piede (fig. 5, n. 11). Esse sono frequenti nei primi tempi dell'età del ferro, limitate quasi esclusivamente all'Italia centrale e meridionale; ma riappaiono, in oro e riccamente adorne, durante il periodo orientalizzante (sec. VII). Dalla fibula ad arco spezzato nasce anche la fibula ad arco serpeggiante o a drago, varia nei particolari, spesso munita di rigonfiamenti simmetrici, apici, cornette, e per lo più con lunga staffa protettiva, in forma di cassetta (fig. 5, n. 12). Di questo tipo, come delle fibule a navicella e a disco, si hanno splendidi esemplari d'oro, lavorati, nelle tombe orientalizzanti dell'Etruria e del Lazio (figg. 1 e 2). È da notare che, almeno per un determinato periodo, le fibule a drago con lunga staffa sembrano proprie dei corredi maschili, mentre le fibule a sanguisuga e a navicella appaiono prevalentemente in tombe femminili. Nel materiale dell'età del ferro italiana incontriamo alcune forme isolate che, per il capo dell'ardiglione in forma di spilla o per il distacco dei due elementi, sembrano ricollegarsi alle protofibule di ambiente oltramontano. Non rare sono anche fibule a doppia e quadrupla spirale di tipo danubiano. In cambio molti tipi di fibule italiche appaiono nel materiale della prima età del ferro germanica (Hallstatt) v. anche ferro, civiltà del.
Dalla fibula ad arco semplice, frequente nella cerchia egea in periodo submiceneo, deriva la fibula greca a larga staffa. Essa consiste di un arco, per lo più con grossi rigonfiamenti simmetrici, munito al piede verticalmente di una laminetta quadrata o quadrangolare, il cui lato inferiore forma la staffa per l'ardiglione (fig. 5, n. 13). Questo tipo predomina nel periodo geometrico sul continente e nelle isole. La laminetta della staffa appare talvolta decorata a graffito, nello stile detto del Dipylon. Altri tipi di fibule s'incontrano in Grecia e in Oriente: come la forma con arco piatto, posto verticalmente e graffito, propria della Beozia, e la fibula a grosso arco e doppio ingrossamento laterale (tipo che ricorda l'aspetto di un'elettrocalamita) frequente in Asia Minore e in Siria. Notevole anche la fibula a grosso arco rigonfio e spezzato, con profilo triangolare, scoperta a Cipro, in Egitto e nell'Oriente semitico. Esemplari di tipo italico e danubiano appaiono sporadicamente in Grecia. Con le fibule a doppia e quadrupla spirale si ricollegano i fermagli classici a bottoni e a palmette, usati per reggere il peplo, come attestano i monumenti figurati.
La diminuita frequenza della fibula nei depositi posteriori al sec. V si spiega con la moda del chitone in Grecia, della tebenna e della toga in Italia. La forma di fibula predominante in questo periodo è quella con arco semplice, doppio, triplo o ingrossato, con larga e lunga staffa, terminante in una punta a bottone o in una protome umana o animalesca (fig. 5, n. 14). Nelle necropoli italiche s'incontrano anche esemplari d'oro, con maggiori varianti e adorni d'avorio e d'ambra scolpita. Frequente nel settentrione è la fibula detta della Certosa, con arco più alto verso il capo, e terminante in un bottone rilevato alla staffa (fig. 5, n. 15). Con questo tipo si ricollegano le prime fibule con capo in forma di balestra (fig. 5, n. 16), non frequenti in Italia e forse introdotte dalle invasioni dei Galli.
Fibule di età romana (ciclo del capo a balestra). - La fibula a balestra, destinata a soppiantare ogni altra forma, estendendosi per tutta l'Europa nei primi secoli della nostra era, nasce verosimilmente in ambiente settentrionale all'inizio della seconda età del ferro (La Tène), circa il sec. V a. C. Essa è caratterizzata dal capo con un grande numero di avvolgimenti a spirale, indipendenti dall'arco e sorretti da un secondo arco orizzontale, perpendicolare all'ardiglione (fig. 5, n. 16 e segg.). Il tipo generale della fibula è dapprima quello detto della Certosa; ma in seguito la punta della staffa si ripiega verso l'arco, formando la fibula con profilo a S o a scorpione (fig. 5, n. 16). Un ulteriore sviluppo è dato dal ricongiungersi della punta con l'arco (fig. 5, n. 17), fino a formare una lamina triangolare forata o piena (fig. 5, n. 18). La fibula a balestra, adorna di pietre e coralli nelle necropoli galliche, si estende largamente per tutta l'Europa settentrionale e centrale; ma non è frequente in Italia prima dell'età imperiale.
Tornata in voga con i costumi militari e barbarici durante il secolo I d. C., la fibula romana si distingue per una varietà quasi individuale di forme e di ornamenti. Accanto a tipi che si ricollegano ai cicli italici più antichi (arco semplice e lunga staffa), spesso muniti di grossi pendagli sferici, incontriamo fibule in forma di animali, di vasi, a sandalo, a bipenne, a pinzette, ecc. Gli esemplari sono per lo più di materiale prezioso e finemente lavorati. Ma il tipo predominante in tutto l'impero è la fibula a balestra con staffa in forma di lamina triangolare piena o forata, quale appariva nell'ultima evoluzione del tipo gallico di La Tène (fig. 5, n. 18). Successivi sviluppi di questa fibula si hanno durante i secoli dell'impero, soprattutto nei suoi centri periferici; mentre il capo a balestra, perduta la sua funzione tecnica, si trasforma in un semplice elemento trasversale, perpendicolare all'ardiglione. Tra le forme più significative citiamo la fibula con un disco intermedio, a grosso arco e coda svasata (fig. 5, n. 19), e la fibula a croce latina, con bottoni alle estremità del capo e dell'elemento trasversale (fig. 4 e fig. 5, n. 20). Frequentissimo è in epoca imperiale l'uso di fermagli preziosi: notevoli soprattutto i tipi a bulla e a medaglione, con figure d'imperatori e di Roma.
Le fibule barbariche riflettono in gran parte i tipi provinciali del basso impero; ma con maggiore ricchezza di forme e di ornamenti. Oltre ai tipi a croce latina e a T, con la caratteristica decorazione trita degli oggetti barbarici, frequenti nei depositi franchi di età merovingia, burgundi e alamanni, incontriamo per tutta l'Europa fibule in forma di aquile, di api e d'altri animali, a fermagli, a scudo, a medaglione, a ottagono, ad S. Un centro di sviluppo per le fibule barbariche sembra essere stato la Russia meridionale, in rapporto con Bisanzio e con la Persia. Dall'Oriente verosimilmente proviene il tipo a capo semicircolare, spesso con bottoni o protomi a raggiera, detto gotico (fig. 5 n. 21). Alla cerchia bizantina appartengono le fibule a bottone con tre o più pendagli, adorne di perle, e i fermagli a medaglione con semplici ornati o figure.
Bibl.: Mancano quasi del tutto lavori monografici sull'argomento. S. Reinach, Fibula in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des Antiquités gr. et rom., II, Parigi 1896; R. Bertz, F. v. Duhn, G. Karo, P. Thomsen, B. Meissner, Fibel in Ebert, Reallexicon der Vorgeschichte, III, Berlino 1925; O. Montelius, La civilisation primitive en Italie, I, Stoccaolma 1895, p. 1 segg., tavv. I-XXI; O. Montelius, Die vorklassische Chronologie Italiens, Stoccolma 1912, p. 208 segg.; Chr. Blinkenberg, Fibules grecques et orientales, Copenaghen 19226; H. Leclerq, Fibule, in Cabrol, Dict. d'arch. chrét. et de liturgie, IV, Parigi 1923.