FIBULA
Con il termine di f., dal lat. fibula, si indica in generale un fermaglio da veste in metallo in cui la terminazione libera di uno spillo viene infilata o incastrata in un fissaggio.Le f. erano in primo luogo elementi dell'abbigliamento sia maschile sia femminile utilizzati per drappeggiare, fissare e chiudere componenti del vestiario; inoltre, a seconda della fattura, potevano costituire anche elemento di ornamento. In tal senso le f. vennero utilizzate in Europa fin dall'età del Bronzo. La storia delle f., nelle diverse tipologie, si può seguire senza lacune lungo il periodo halstattiano e lateniano e poi in epoca romana fino al Tardo Antico e all'Alto Medioevo; in tutte queste epoche il fondamentale rapporto delle f. con l'abbigliamento rimase immutato.Nel corso del Tardo Medioevo le f. uscirono dall'uso comune; come puro oggetto ornamentale vennero allora impiegati, come accessorio di moda, il c.d. Fürspan e, per fissare tessuti leggeri, il c.d. fermaglio a spillo (broche) e il c.d. fermaglio con gancio e occhiello.Le fonti dei secc. 5°-7° forniscono poche notizie sulle f., le quali comunque vengono qualificate come elemento prezioso, senza tuttavia quasi nessuna indicazione circa il loro uso nell'abbigliamento; per l'ambito mediterraneo sono d'aiuto alcune raffigurazioni di f. in mosaici e in opere di toreutica, dove esse compaiono nell'abbigliamento di figure maschili e femminili romane e raramente germaniche, come le guardie del corpo dell'imperatore. Più numerose sono le rappresentazioni figurate nei secc. 9°-10°, anche se, come in precedenza, è ampiamente carente un riscontro nelle fonti scritte.Per lo studio delle f., della loro origine tecnica e del loro sviluppo formale e ornamentale, occorre dunque basarsi quasi esclusivamente sul patrimonio archeologico. In base alla concezione pagana dell'aldilà i defunti venivano sepolti con le vesti portate in vita, comprese una o più f.; conclusioni definitive sul loro concreto uso nell'abbigliamento o sulla ricostruzione dell'abito legato alle f. sono comunque possibili solo in via di ipotesi.Nelle f. altomedievali e del Medioevo maturo lo spillo non era visibile, poiché era coperto da una grande placca decorata. L'apparato di chiusura, generalmente in ferro o in bronzo, era costituito da uno spillo a spirale nella parte superiore, che attraverso un perno era collegata al supporto, fuso insieme o saldato, e che veniva posto in un fermo per chiudere. F. siffatte erano dunque fissate alla veste con uno spillo a molla che si differenziava dalla struttura a cerniera presente in un gran numero di f. romane e romano-provinciali.Per quel che concerne la terminologia descrittiva delle f., va rilevato che, accanto a definizioni di immediata comprensione direttamente collegate alla forma, come f. zoomorfa, a croce o a disco, si usa per i secc. 5°-7° la denominazione di f. a staffa, che si riferisce all'elemento arcuato collegante le due placche della f.; queste ultime vengono tradizionalmente chiamate placca di testa e placca di piede; recentemente si è proposta la definizione anche di placca della spirale e placca del gancio, che non ha però avuto grande fortuna.Tutte le f. massicce in una lega d'argento o di bronzo erano realizzate per fusione, effettuata in forma d'argilla in due parti o con forma a cerniera, con l'impiego di modelli in bronzo o piombo, forse con procedimento a cera fusa; dopo la fusione si procedeva alla decorazione delle f. mediante l'applicazione della doratura, la realizzazione di motivi a niello e l'inserimento di elementi in vetro, paste vitree e smalto. Del tutto diversi naturalmente erano i procedimenti esecutivi nel caso di lavori a cloisonné, realizzati per f. ad arco, f. piccole e f. a disco, queste ultime caratterizzate anche da ulteriori tecniche di lavorazione (stampaggio, granulazione, agemina, mastice).Nell'ambito culturale merovingio dalla seconda metà del sec. 5° alla seconda metà del 7°, le f. compaiono solo nelle tombe femminili, mentre l'abito maschile ne appare di regola privo.Sulla base della forma e delle dimensioni si possono fondamentalmente distinguere le f. piccole, quelle a staffa, di maggiori dimensioni, e le grandi f. a disco. Quelle piccole e quelle a staffa sono forme caratteristiche della seconda metà del sec. 5° e del 6°, mentre le f. a disco sono dominanti per il 7° secolo.Le f. a staffa si dividono sostanzialmente in tre grandi gruppi: f. con placca di testa semicircolare e placca del piede romboidale, f. con placca di testa semicircolare e placca del piede della stessa larghezza della staffa, infine f. con placca di testa rettangolare o semicircolare e placca del piede per lo più romboidale o semicircolare, tutte eseguite con la tecnica del Kerbschnitt.A partire dagli studi di Kühn (1940) è invalso l'uso di citare i diversi tipi di f., in tutto centodue, secondo la sua numerazione e denominazione; questi tipi tuttavia sono stati in seguito ulteriormente differenziati grazie a nuovi studi, basati soprattutto su attente analisi dell'ornato, al fine di ottenere determinazioni più esatte per quanto riguarda la cronologia e le aree di diffusione. Tali dati hanno consentito di giungere inoltre a conclusioni molto più concrete circa l'attività delle botteghe, l'accoglimento degli stili e delle mode e, in misura crescente, anche sui contatti tra i diversi gruppi etnici; in particolare, attraverso l'analisi delle f. si può riconoscere la straordinaria mobilità di gruppi di persone nell'Alto Medioevo.Le f. a staffa più antiche sono decorate con motivi geometrici e/o a spirale, mentre quelle più recenti, a partire dalla metà del sec. 6°, presentano motivi del I stile animalistico, ripresi dagli artisti continentali alamanni e longobardo-pannonici da modelli scandinavi o da 'importazioni' scandinave sul continente. In seguito, dal 600 ca., esse appaiono decorate con motivi del II stile animalistico, che si produsse da una sintesi tra il I stile e la decorazione a intreccio mediterranea a cui gli elementi animalistici sono subordinati (stile a intreccio zoomorfizzato). La diffusione delle singole f. a staffa è molto diversa da regione a regione. Delle f. longobardo-pannoniche in I stile e di quelle in II stile rimangono numerose testimonianze anche nell'Italia longobarda.Per quanto riguarda le f. piccole, il gruppo più cospicuo della seconda metà del sec. 5° e del 6° comprende f. lavorate in argento o fuse: circolari con almandini, a rosetta, a forma di uccello o zoomorfe, e ancora a forma di S, a losanga o a quadrilobo. Come nel caso di quelle a staffa, la diffusione regionale di questi tipi di f. è molto diversificata.F. a staffa e f. piccole compaiono molto spesso insieme nelle sepolture femminili e da questo si può desumere con sicurezza l'esistenza di un abito con due elementi.Tra le f. a disco si distinguono cinque gruppi principali, in relazione alle dimensioni, alla tecnica e alla decorazione: le f. con fitta alveolatura, dell'ultimo terzo del sec. 6°, gli esemplari decorati a filigrana, le grandi f. a disco in ferro ageminato, quelle placcate in argento con ornato animalistico e le f. massicce con animali disposti a vortice, tipologie tutte risalenti alla fine del sec. 6° e al 7°; le sempre più piccole f. a stampo (f. bratteate) sono invece diffuse in prevalenza solo nell'ultimo terzo del sec. 7° e nel periodo intorno al 700. Le f. auree a disco sono composte di due parti, costituite di regola da un supporto, una placca di bronzo o d'argento, sulla cui faccia inferiore era applicato il sistema di chiusura a spillo, e da una placca d'oro, inchiodata al supporto, destinata alla decorazione e su cui venivano poi fissati pietre, inserti vitrei e filigrana. Fra le due piastre era posta una sostanza inorganica cedevole, spesso calcarea, che serviva da riempimento per meglio proteggere la delicata decorazione grazie a una foderatura elastica; nel contempo in tal modo si otteneva anche un effetto 'a scatola' della fibula. Tra queste f. auree a disco è compreso anche un gruppo con ricca decorazione in filigrana, proveniente dalla necropoli di Castel Trosino (Roma, Mus. dell'Alto Medioevo).Per quanto riguarda la diffusione, la realizzazione di efficaci carte di distribuzione si basa su di una articolazione sufficientemente precisa delle f. di forma conosciuta; già da tempo è noto che ogni tipo di f. mostra una diversa diffusione regionale e che molto spesso esso ha il suo fulcro nell'area d'origine di una determinata etnia, come nel caso della f. a staffa del tipo Hahnheim, molto diffusa nell'area franca e pochissimo o per nulla attestata altrove, per es. nelle aree alamanna, turingia o longobarda.Poiché gli accessori dell'abbigliamento non sono in linea di principio manufatti di carattere commerciale, l'interpretazione etnica è da ritenersi in buona misura corretta e permette - con le necessarie cautele metodologiche - conclusioni generali sulla mobilità di individui e gruppi, che a loro volta possono evidenziare anche processi storico-politici. Valgono in questo senso come esempio le citate f. a staffa franche del tipo Hahnheim, risalenti al secondo quarto del sec. 6°, che indicano la presenza stabile dei Franchi nell'area alamanna, dopo che Clodoveo nel 496 aveva sottomesso quella popolazione; lo stesso vale per es. per le f. a quadrilobo, sempre del secondo quarto del sec. 6°, che sulla base della loro diffusione complessiva si rivelano come un altro tipo di f. piccola franca. Quanto più precisa è la differenziazione delle forme e degli ornati, come nel caso delle f. a quadrilobo, tanto più circoscritta risulta la zona di diffusione dei singoli tipi; ciò rende possibile riconoscere la produzione di diverse botteghe di orafi o, per il sec. 6°, anche di artefici itineranti, nonché di formulare considerazioni generali sull'accoglimento delle mode. Questo procedimento giunge fino all'identificazione di aree di diffusione molto ristrette, in rapporto per lo più con una sola o con pochissime botteghe permanenti, come nei casi delle f. a disco placcate d'argento con ornato animalistico e delle f. a disco di ferro ageminato del tipo Meisenheim, entrambe della seconda metà del 7° secolo.Data la scarsità delle fonti scritte o figurate dal sec. 5° al 7°-8° per le aree di insediamento delle popolazioni germaniche, solo le fonti archeologiche offrono qualche appiglio per ricostruire quale fosse il modo in cui le f. venivano inserite nell'abito femminile. Nonostante le molte migliaia di sepolture femminili esaminate, buona parte delle quali con adeguata attenzione alla documentazione dei contesti di rinvenimento, e benché il complesso degli inventari tombali sia stato studiato a fondo secondo le più aggiornate conoscenze di storia del costume, non sono tuttavia possibili ricostruzioni dell'impiego delle f. nell'abbigliamento. Ciò dipende dal fatto che, prescindendo dal corredo della sepoltura in Saint-Denis della regina franca Arnegunda (Parigi, Direction des Antiquités Historiques de la région Parisienne), non si sono conservati tessuti di sufficiente grandezza collegati a fibule. La ricerca perciò si è rivolta alla posizione di ritrovamento delle f. rispetto allo scheletro. Le indagini specialistiche sempre più complete e dettagliate restituiscono a questo proposito un quadro assai differenziato e comunque, per le coppie di f. a staffa e di piccole f., riconoscono un abito a più f. dalla metà del 5° fino alla fine del 6° secolo. Le f. a staffa sono state rilevate in quasi tutte le posizioni, sia sul busto e nella zona del bacino sia tra i femori, e si ha l'impressione che nelle aree merovinge non fosse in uso un modo comune di portare le f. a staffa su di un determinato capo di vestiario; accertato è solo il fatto che esse appartenevano a una lunga sopravveste aperta davanti, che, con differenze regionali ed etniche sempre presenti, veniva fissata con le f. a staffa.Le dimensioni ridotte, la fragilità e lo spillo molto corto implicano per le piccole f. - a differenza delle più robuste f. a staffa - la presa su un tessuto relativamente sottile; grazie alla loro posizione di ritrovamento regolare nella zona delle spalle e del collo, si può ritenere con molta probabilità che le piccole f. appartenessero a un vestito o a una sottoveste portati sotto la lunga sopravveste, che allo scollo erano aperti o avevano uno spacco e si chiudevano con le piccole f. secondo vari sistemi, come attestato dalle diverse posizioni di rinvenimento nella zona del collo e delle spalle.Molto più sicure sono le conoscenze sull'uso e sulla funzione delle grandi f. a disco del sec. 7°; vista la loro collocazione relativamente costante al centro del petto o sotto il mento non vi possono essere dubbi sul fatto che le f. a disco, portate singolarmente, servivano a chiudere un mantello o un soprabito; le f. a staffa e le piccole f. mostrano una netta decadenza nel sec. 7°, che fa presupporre l'uso di una sopravveste cucita. La nuova moda di un abito a una f. alla fine del sec. 6° derivò dall'abito femminile mediterraneo-romano.Una coppia di grandi f. a staffa (e una grande fibbia da cintura) sono, dalla Crimea all'Italia fino in Spagna, una comune e inconfondibile caratteristica dell'abbigliamento femminile degli Ostrogoti e dei Visigoti. Nella seconda metà del sec. 5° e poi presso gli Ostrogoti in Italia dal 488-489 alla metà del sec. 6°, le coppie di f. in argento dorato, realizzate per fusione, sono decorate a Kerbschnitt; le placche di testa semicircolari con cinque bottoni e quelle di piede romboidali presentano in una prima fase un ornato con tralci a spirale o con spirali e, in una fase successiva, motivi a intreccio. Nel regno visigoto di Spagna le f. a staffa (dalla fine del sec. 5°) vennero dapprima realizzate con lamine bronzee e in seguito per fusione; morfologicamente esse derivano dal tipo della f. in lamina d'argento - attestata nella seconda metà del sec. 4° presso gli Ostrogoti in Ucraina e presso i Visigoti in Romania -, che nelle regioni danubiane è, fino alla metà del sec. 5°, la forma di f. distintiva dei Germani orientali. Caratteristiche delle aree di insediamento gote sono anche grandi e piccole f. ad aquila, come quelle del ritrovamento tombale di Domagnano, nella Rep. di San Marino (Londra, British Mus.; Norimberga, Germanisches Nationalmus.). La costante posizione di ritrovamento delle f. gote presso le spalle della defunta fa desumere una loro utilizzazione come fissaggio di una sorta di mantello.Poiché la popolazione cristiana nei secc. 5°-7°, nell'area mediterranea e nelle zone circostanti, seppelliva di regola i defunti senza corredo e spesso anche senza abiti, i ritrovamenti di f. sono in questi territori assai più rari rispetto alle regioni germaniche. Le eccezioni a questa regola tuttavia consentono una buona conoscenza sia delle tipologie di f. sia del costume; le f. appartenevano all'abito femminile e maschile e determinate forme erano proprie dell'uno o dell'altro.L'abbigliamento femminile comportava l'uso di f. singole che potevano essere zoomorfe (a forma di cavallo, leone, colomba, pavone, pantera, cervo), a croce e - a un diverso livello qualitativo - a disco; compaiono anche f. ad anello. Nelle sepolture, le f. sono state rinvenute abitualmente al centro del petto, elemento che, unitamente alle testimonianze figurative coeve, assicura che la f. serviva a chiudere un mantello o un soprabito analogo.Esclusivamente all'abbigliamento maschile spettava la f. d'oro con bottoni a cipolla e verosimilmente anche la f. a staffa con bottone. Le f. con bottoni a cipolla hanno una filettatura in uno dei bottoni laterali e un fermo per lo spillo a baccello, elementi che comportano un complicato procedimento di chiusura e che fanno presumere che il mantello o la clamide venissero messi e tolti con la f. appuntata. Queste f. risalgono alla seconda metà del sec. 5° e alla prima metà del 6°; esse venivano conferite dall'imperatore alle alte cariche militari e civili del regno, ma anche ai re germanici alleati (per es. al re dei Franchi Childerico nel 476). L'ambiente e il modo d'impiego di simili f. sono ben conosciuti attraverso le rappresentazioni figurate, come nel dittico di Stilicone a Monza (Mus. del Duomo) o nel mosaico con Giustiniano a Ravenna (S. Vitale).Le f. a staffa con bottone d'argento o di bronzo erano molto probabilmente anch'esse un elemento dell'abito maschile romano-mediterraneo nei secc. 5° e 6°, mentre dalla seconda metà del sec. 6° e nel 7° si diffondono le f. a staffa a bracci uguali; queste ultime provengono però solo da tombe maschili longobarde d'Italia, per es. dalle necropoli di Nocera Umbra e Castel Trosino (Roma, Mus. dell'Alto Medio Evo). Essendo l'abito maschile dei Germani di regola privo di f., come è attestato nelle regioni germaniche a N delle Alpi, questa moda può essere stata ripresa dai Longobardi solo dall'abito maschile romano, benché - anche in ragione dell'assenza di corredo nelle tombe romane - non siano finora note sepolture maschili sicuramente romane con f. a staffa a bracci uguali.Il fatto che in quest'epoca le f. a disco, appartenenti abitualmente al costume femminile, siano state usate anche dagli uomini è noto non grazie al ritrovamento di oggetti, bensì solo dalle fonti scritte e dalle raffigurazioni (per es. il ritratto dell'imperatore Onorio del cammeo Rothschild, datato 398; Paris, BN, Cab. Méd.). Una f. a disco particolarmente sfarzosa, decorata con pietre preziose e con pendilia, era portata dall'imperatore con la 'tenuta militare di pace' (Alföldi, 1935) e serviva a fermare il paludamento o la clamide sulla spalla destra, come per es. nel ritratto di Teodosio I sul missorio di Madrid (Real Acad. Historia).Distintive dei secc. 8°-10° e dell'ambito culturale tardomerovingio e carolingio sono soprattutto le f. rettangolari e circolari, ma compaiono anche f. a croce e f. a staffa a bracci uguali.Le f. rettangolari sono molto piccole (fino a cm. 4) e presentano una decorazione variata, comprendente anche smalti policromi; il loro sviluppo cronologico, ricostruibile sulla base delle variazioni morfologiche, è caratterizzato dal mutare delle proporzioni, da quelle allungate delle f. in lamina fino al quadrato. Le f. circolari sono in prevalenza costituite dalle c.d. f. dei santi - così chiamate per la presenza di un alone, sempre di tonalità chiara, posto come un nimbo interno alla testa della semifigura - e dalle f. con croce a smalto, entrambe realizzate con smalti cloisonnés e champlevés e con dimensioni variabili tra cm. 2 e cm. 3. Altrettanto piccole sono le f. a croce (cm. 2-4), che per la maggior parte presentano rondelle angolari e che di regola erano realizzate per fusione. Per quanto riguarda le f. a staffa a bracci uguali, gli esemplari più antichi sono in lamina ritagliata, mentre quelli più recenti sono fusi e presentano un variato repertorio ornamentale, tra cui compare anche lo stile animalistico anglocarolingio. I pezzi più grandi arrivano a una lunghezza di cm. 12-13.Oltre a queste f. usate comunemente vi sono ancora dei pezzi unici che sfuggono a una classificazione tipologica, quali per es. una f. a forma di cigno e la grande, preziosa f. aurea di Dorestad in Olanda (Leida, Rijksmus. van Oudheden), decorata con pietre preziose e smalti, dell'avanzato 8° secolo.Dato che nelle antiche zone di insediamento dei Merovingi intorno al 700 cessò l'uso del corredo funebre, esemplari di f. di epoca successiva sono stati ritrovati solo nel corso di indagini archeologiche su insediamenti; nelle aree confinanti con l'impero carolingio, soprattutto nella regione dei Sassoni, i defunti continuarono invece a essere sepolti con il loro abito, comprendente le f., fino al secondo terzo del sec. 9°, e nella periferia sudorientale, nelle Alpi orientali e nella confinante zona danubiana anche fino al sec. 11° (cultura di Köttlach). Soprattutto su questi inventari tombali, a volte datati dalla presenza di monete, e sugli studi storico-stilistici si basa la datazione delle f. dei secc. 8°-10°, che tuttavia resta discutibile, in particolare per ciò che concerne l'apparire dei singoli tipi. Le f. rettangolari compaiono già nella tarda epoca merovingia e sono attestate lungo tutto il corso dei secc. 8° e 9° e in forma quadrata ancora nel 10° secolo. Lo stesso vale in parte per la f. a staffa a bracci uguali, che compare fin nella seconda metà del sec. 9°; in proposito occorre ricordare il grande esemplare dal tesoro di Camon (dip. Somme), ora a Oxford (Ashmolean Mus. of Art and Archaeology). Le f. di smalto e le c.d. f. dei santi sono tutte databili al sec. 9°, presumibilmente a partire dall'avanzata prima metà del secolo fino nella seconda metà; le f. a croce risalgono alla seconda metà dell'8° e agli inizi del 9° secolo. Nella regione orientale delle Alpi si trovano f. a croce e f. circolari con decorazione a smalto ancora in tombe dei secc. 10° e 11°, relative alla cultura di Köttlach.Le f. dei secc. 8°-10° sono diffuse in prevalenza nella Germania settentrionale e in Olanda, regioni ai margini dell'impero carolingio, e soprattutto nella zona dei Sassoni, dove i defunti continuarono a essere sepolti con l'abito indossato in vita fino alla metà del 9° secolo. Così, mentre per le antiche zone di insediamento merovingio sono noti solo singoli ritrovamenti, le ampie aree facenti anch'esse parte dell'impero carolingio a O dell'attuale confine linguistico germanico-romanzo sono prive di ritrovamenti.Nell'epoca e nell'area culturale in questione, le f. compaiono di regola nelle sepolture femminili e solo assai di rado in quelle maschili. La posizione di ritrovamento nelle tombe femminili è costante: sempre al centro del petto, poco sotto il collo, nella stessa posizione delle f. a disco tardomerovinge del 7° secolo. Pertanto non vi può essere dubbio circa il fatto che anche nei secc. 8°-10° le f. chiudessero un mantello o un soprabito analogo. Questo abito è documentato anche da raffigurazioni dell'epoca, come per es. nel Salterio di Stoccarda (Württembergische Landesbibl., Bibl.fol.23). Le poche f. in tombe maschili sono state rinvenute presso la spalla destra, elemento anch'esso corrispondente alle rappresentazioni figurative dei secc. 9°-11°, dal citato Salterio di Stoccarda fino alle raffigurazioni dell'imperatore in abito di corte.Nei secc. 9°-10° in Scandinavia l'abito maschile vichingo prevedeva l'uso di una singola spilla di forma anulare, generalmente definita appunto f. ad anello, che serviva a chiudere il mantello al centro del petto. L'abito femminile conosceva invece, oltre a quelle anulari, f. di forme molto diverse: il fermaglio a coppa, grandi e piccole f. a disco, a trifoglio, a bracci uguali, rettangolari; i vari tipi risultano eseguiti ciascuno in modo diverso, soprattutto per quanto riguarda la decorazione. I più frequenti erano i fermagli a coppa, nel sec. 9° per la maggior parte a una sola coppa, nel tardo sec. 9° e nel 10° a due coppe.I pezzi fusi in forma persa presentano una decorazione negli stili animalistici vichinghi, che varia a seconda della cronologia: nel sec. 9° e nella prima metà del 10° sono attestati lo stile di Berdal e lo stile di Borre con Greiftieren; dalla metà del sec. 10° alla metà dell'11° compaiono invece gli stili di Jelling, di Mammen e di Urnes.L'uso di particolari forme di f., soprattutto quelle a trifoglio, ma anche quelle rettangolari, può essere ricollegato a pezzi carolingi di importazione della prima metà del sec. 9°, che nell'Europa centrale costituivano la guarnizione del cinturone del coltello (f. a trifoglio) o della cintura della spada (f. rettangolari); si tratta dunque di una rilavorazione o di un adattamento ad altro scopo di elementi in metallo lavorato di produzione continentale in epoca carolingia, che in Scandinavia vennero dotati di una struttura a spillo per essere usati come fibule. L'esemplare più noto e più sfarzoso con un ornato ad acanto carolingio, che viene attribuito all'ambiente della seconda scuola di Metz, è il c.d. fermaglio di Hon, dal tesoro omonimo rinvenuto in Norvegia (Oslo, Univ. Oldsaksamling, Vikingskipshuset Mus.), che venne interrato intorno alla metà del sec. 9° o poco dopo. Anche i fornimenti per corregge carolingi vennero trasformati in f. rettangolari.L'abito femminile dell'epoca vichinga è ben conosciuto, rispetto a quelli merovingio e carolingio, poiché si sono conservati resti di tessuti, soprattutto nel ritrovamento di Birka, in Svezia. Sopra la camicia si portava una gonna con bretelle, entrambe coperte da un mantello. La posizione nelle sepolture e i resti di tessuto attaccati alle f. permettono di assegnare le f. a singoli capi dell'abbigliamento: le piccole f. a disco e quelle ad anello servivano di certo a chiudere lo spacco della camicia (sottoveste); sulla gonna con bretelle era sempre appuntata una coppia di fermagli a coppa, mentre a chiusura del mantello si usavano f. singole, come le grandi f. a disco, a trifoglio, a bracci uguali e anche rettangolari.Diversamente da quanto ritenuto per lungo tempo dalla ricerca storico-artistica, f. singole e anche a coppia vennero utilizzate a scopo pratico - nell'abbigliamento maschile e femminile ancora in epoca ottoniana e salica, nei secc. 10° e 11° - e non solo con funzione decorativa, come Fürspan o fibbia da mantello. I pochi oggetti conservati, unitamente alle raffigurazioni interpretabili con chiarezza, consentono una tale deduzione, confermata dagli studi sul c.d. tesoro di Gisella proveniente da Magonza. Questo tesoro, ritrovato nel 1880 (Magonza, Mittelrheinisches Landesmus.; Berlino, Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz, Kunstgewerbemus.), va messo in relazione non con l'imperatrice Gisella, moglie di Corrado II (1024-1039), ma con Agnese di Poitou, moglie dell'imperatore Enrico III (1039-1056). Come tipi di f. caratteristici dell'epoca si trovano in esso sei f. d'oro a cono e a umbone con stretto bordo, tra cui è da notare la presenza di una coppia di f. (diametro cm. 4-4,8; altezza cm. 3-3,5) e di due grandi f. di forma circolare con aquila-pavone in lamina d'oro (diametro cm. 9,3-9,7; cm. 7-7,3); tutte le f. appartengono di certo al secondo terzo dell'11° secolo. Sebbene manchi una placca sottostante e il sistema di chiusura sia collocato dietro al bordo superiore della f., nulla si oppone a un uso funzionale di questi esemplari. Le coeve raffigurazioni mostrano come esse venissero impiegate nell'abbigliamento femminile: a chiusura di un mantello la c.d. pulla, sul petto, elemento di continuità con l'abito dei secc. 7°-9°; a chiusura dello scollo di un vestito o anche di una camicia una singola f.; per chiudere lo scollo di un vestito coppie di f. poste una sopra l'altra.Dalle fonti figurative si può desumere che anche nell'abbigliamento maschile di corte dei secc. 10°-11° venissero ancora impiegate le f. con la funzione, nota fin dal tardo sec. 7°, di fermare il mantello sulla spalla destra, uso che si protrasse fino al 13° secolo.Diversamente da quanto accadde per le fibbie di cintura, in epoca tardoantica e altomedievale, le f. vennero assai di rado utilizzate come contenitori di reliquie ed esse non hanno pertanto alcun rilievo in tale culto. Il pezzo più significativo tra le scarse testimonianze è la preziosa f. a staffa, con decorazione ad alveoli, proveniente dalla tomba 'principesca' alamanna di Wittislingen (Monaco, Prähistorische Staatssammlung, del 600 ca.), il cui piede fortemente arcuato è a fusione cava e mostra una scanalatura; questa scanalatura si può spiegare solo con l'ipotesi che essa servisse all'inserimento di una lastra scorrevole (perduta) a copertura dello spazio vuoto. Per analogia con numerose fibbie di cintura si dovrebbe quindi interpretare il piede di questa f. come filatterio. Qualcosa di analogo potrebbe riguardare anche la cavità cruciforme nella f. aurea a disco degli inizi del sec. 7° da Rosmeer in Belgio (Bruxelles, Service Nat. des Fouilles), anche se questa era ben chiusa dalla placca di supporto inchiodata.
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