FICANA
F. è una delle antiche città latine ricordate da Plinio come non più in vita ai suoi tempi (Nat. hist., III, 68-70). Secondo Festo (p. 298, 6-9, Lindsay, s.v. Puilia) la città si trovava presso il porto fluviale di Puilia Saxa, vicino all'XI miglio della Via Ostiensis. Questa indicazione permette di collocare il sito della città sulle alture di Dragoncello-Monti di S. Paolo, la più avanzata delle colline costiere che dominano il Tevere, il suo estuario e le pianure costiere nell'angolo NO del Latium Vetus. Mentre i topografi del XVIII sec. collocavano la città nell'area del casale medievale di Dragoncello, su una collina che domina la foce del Tevere e il mare, recenti indagini topografiche e archeologiche hanno permesso di spostare la collocazione dell’insediamento sul pianoro di Monte Cugno, rivolto a NE verso terra, poco più a monte nella valle del fiume.
Il Monte Cugno è stato frequentato dall'uomo a partire dal Paleolitico Medio, anche se insediamenti abitativi di tipo stabile sono attestati solo dall'Età del Bronzo Finale. Il rinvenimento fortuito di una notevole quantità di ceramica di tipo protovillanoviano (XI-X sec.) nei pressi dell'aggere più recente sembra rappresentare la testimonianza di un'occupazione di questo tipo, che trova probabilmente conferma in un piccolo gruppo di povere tombe a pozzo, rinvenute sulla collina opposta, a SE, databili verosimilmente al X secolo.
Una vera e propria urbanizzazione della collina iniziò solo nell'VIII sec. a.C., quando sul Monte Cugno venne costruito un aggere con relativo fossato per difendere il basso pianoro alla sua estremità orientale. A partire dalla fine del VII sec., l'insediamento si espanse verso O, oltre questo limite, portando l'area complessiva da c.a 5 ha a 10-11 ha, mantenendo però l'aggere come unico sistema difensivo. All'interno dell'insediamento, le prime abitazioni (capanne), avevano un orientamento N-S, parallelo all'aggere, o E-O. Nella seconda metà del VII sec. a.C., l'orientamento delle capanne cambiò in NE-SO/NO-SE, seguendo quello delle prime case con zoccolo di tufo. All'interno di questo schema di direttrici, le costruzioni risultano disposte in modo più casuale, in nuclei che lasciano ampi spazi liberi per attività all'aperto connesse, p.es., con la casa, l'artigianato e l'allevamento. Qui, all'interno o attorno alle case, erano inoltre sepolti i bambini piccoli, secondo l'uso delle comunità latine dell'Età del Ferro.
La necropoli di F. era posta a S, sul vicino pianoro dei Monti di S. Paolo. Le tombe, datate al VII sec. a.C., sono del tipo a fossa; nella loro organizzazione e nella disposizione del morto, degli effetti personali e del corredo, seguono lo stesso schema attestato in altri coevi cimiteri latini, ma la qualità degli oggetti rinvenuti nelle poche tombe scavate è nel complesso più povera, e le distinzioni sociali indicate dalla presenza di oggetti di lusso sono meno evidenti. A partire dall'inizio del VI sec., i morti erano sepolti senza corredo ed effetti personali, seguendo un nuovo costume funerario che si diffondeva in tutto l'antico Latium.
Verso la fine del Vl-inizi del V sec. a.C., il vecchio aggere perse la sua funzione e lungo la cresta del pendio SO del Monte Cugno fu costruito un nuovo, ampio fossato difensivo, distruggendo costruzioni più antiche. L'area della città antica fu abbandonata, e le sole attività edilizie attestate interessano la cima della collina, tra il vecchio aggere e il nuovo fossato. Quest'ultimo fu a sua volta colmato verso la fine del IV sec. a.C. e fu alzato lungo il suo tracciato un vero e proprio muro di fortificazione in blocchi di tufo. Gli scavi non hanno indicato con esattezza la durata di questo abitato circondato da mura, ma nel II sec. a.C., quando una villa rustica venne costruita a ridosso del muro di fortificazione, la città aveva già cessato di esistere.
A questi ultimi due periodi della storia della città appartengono forse alcune delle tombe della necropoli, non datate, in cui i morti erano sepolti in cassoni di pietra o in fosse profonde con copertura sia di tegole in piano, sia di tegole o lastroni di pietra posti alla cappuccina.
La posizione di F., nei pressi del Tevere e del suo estuario, aveva una notevole importanza strategica e commerciale, trovandosi la città sia sulla via tra Roma e il mare sia sulle vie che collegavano all'Etruria meridionale gli importanti centri latini di Satricum, Ardea, Lavinium e l'insediamento di Castel di Decima. Al pari di altre città costiere latine, F. aveva accesso a un porto (Saxa Puilià), probabilmente posto a valle di Dragoncello, utilizzato nella navigazione costiera e fluviale. L'attività di estrazione e il commercio del sale, tipici di queste aree, devono aver svolto un ruolo importante nell'economia di F., durante tutta la sua storia. I numerosi conflitti nell'età monarchica tra i Veienti e i Romani per il controllo delle salinae alla foce del Tevere, di cui parlano gli storici antichi (Liv., I, 15, 5 e 33, 9; Dion. Hal., II, 55, 5 e III, 41, 3-5), interessarono sicuramente anche F. e furono forse uno dei motivi principali per cui la città, assieme ai centri vicini di Politorium e Tellena, venne conquistata da Anco Marzio (Liv., I, 33; Dion. Hal., III, 38). Secondo queste fonti, tali città vennero completamente distrutte e gli abitanti deportati a Roma, sull'Aventino.
Poiché lo scavo documenta un'occupazione ininterrotta per il VII e il VI sec., le antiche testimonianze letterarie a riguardo non dovrebbero essere prese alla lettera, ma piuttosto interpretate come il risultato di un processo nel corso del quale F. passò sotto il controllo politico romano, durante la monarchia, in connessione con l'espansione di Roma verso il mare.
Un ulteriore cambiamento nel ruolo strategico di F. nel commercio del sale sembra essersi manifestato alla fine del VI-inizio del V sec., quando fu scavato il nuovo fossato difensivo, con l'area costruita limitata alla sommità del Monte Cugno. Questo ruolo sembra riaffermato dalla costruzione del nuovo muro di cinta della città, successivo alla fondazione del castrum di Ostia. Tuttavia con il tracciato della Via Ostiense e l'organizzazione del trasporto fluviale e costiero su scala maggiore, F. fu tenuta fuori dalle maggiori linee di comunicazione e dallo sviluppo economico della regione. La città cadde in declino e fu trasformata in area rurale forse nel corso del III sec. a.C. Questa trasformazione era già iniziata verso la fine del IV sec. a.C., con l'edificazione di ville rustiche sulle colline circostanti e fu connessa con un'attività agricola che dovette di certo proseguire in età tardorepubblicana e imperiale.
Lo stretto rapporto storico tra F. e Ostia, in cui la prima rappresentò forse una progenitrice dell'altra, è oltretutto attestato dal passaggio di un culto di Marte da F. a Ostia, dove, in un'iscrizione del II sec. d.C., è nominato un certo L. Calpurnius Chius, magister ad Martern Ficanum (CIL, XIV, 309). Anche un'altra iscrizione dello stesso secolo, trovata nei pressi del sito di F., ricorda Mars Ficanus e mostra che il culto era ancora noto molti secoli dopo la scomparsa della città (Meiggs, 1973).
Parimenti, il territorio di Ostia, compreso tra il mare e il Tevere a O e a N, tra la Fossa di Malafede a NE e il fiumiciattolo che dallo stagno di Ostia porta al mare a SE, può aver preso il posto di quello di F.; esso copre un'area di c.a 50-60 km2, un'estensione simile a quella di altri insediamenti protostorici latini di minore importanza.
Bibl.: S. Quilici Gigli, Nota topografica su Ficana, in ArchCl, XXIII, 1971, pp. 26-36; R. Meiggs, Roman Ostia, Oxford 1973; AA.VV., Ficana. Una pietra miliare sulla strada per Roma (cat.), Roma 1981, con bibl. prec. (ree. F. Cordano in BdA, LXVIII, 1982, pp. 130-135); C. Malmgren, Ficana, in AA.VV., Enea nel Lazio (cat.), Roma 1981, pp. 102-104; C. Pavolini, Ficana: un edificio sulle pendici sud-occidentali di Monte Cugno, in Archeologia Laziale IV (QuadAEI, 5), Roma 1981, pp. 258-268; E. Jarva, Area di tombe infantili a Ficana, ibid., pp. 269-273; M. Cataldi, Ficana: saggio di scavo sulle pendici sud-occidentali di Monte Cugno, nelle vicinanze del moderno casale, ibid., pp. 274-286; A. Rathje, A Banquet Service from the Latin City of Ficana, in AnalRom, XII, 1983, pp. 7-29; M. Cataldi, Ficana: campagne di scavo 1980-1983, in Archeologia Laziale VI (QuadAEI, 8), Roma 1984, pp. 91-97; A. Rathje, A. Magagnini, Ficana, in AA.VV., Case e palazzi d'Etruria (cat.), Milano 1985, pp. 164-177; G. Algreen-Ussing, T. Fischer-Hansen, Ficana, le saline e le vie della regione bassa del Tevere, in Archeologia Laziale VII (QuadAEI, II), Roma 1985, pp. 65-71; A. Rathje, Ficana: il primo scalo protostorico alla foce del Tevere, in AA.VV., Tevere, un'antica via per il Mediterraneo (cat.), Roma 1986, pp. 292-297; J. R. Brandt, Ficana. Alcune osservazioni su capanne e fosse, in Quaderni della Soprintendenza per il Lazio, I, 1988, pp. 12-28; AA.VV., Scavi di Ficana II-IV (in corso di stampa).
(J. R. Brandt - T. Fischer-Hansen)