RUMINALE, FICO
È un'albero che si riteneva sorgesse un tempo ai piedi del Palatino verso il Velabro, presso il quale le acque del Tevere avrebbero deposto la cesta con i gemelli Romolo e Remo; lì presso era la grotta con la sorgente del Lupercale. Può darsi che il nome di Ruminale derivi dal prossimo fiume, detto con voce arcaica Rumon. Raccontano gli antichi storici che per prodigio divino l'albero venne trasportato dal Palatino nel mezzo del Foro, dove rimase venerato con cura dai Romani per tutto l'Impero. Nel 58 d. C. il vecchio tronco, che dopo 840 anni (Plin., Nat. Hist., XV, 77; Tac., Ann., XIII, 58) era quasi spento e senza rami, di nuovo rinverdì. Come si concilino le notizie sul fico Ruminale presso il Lupercale con quelle sul fico Ruminale nel Foro è assai incerto e dalla soluzione che si dà al problema dipende tanto la interpretazione del culto del fico Ruminale, quanto la stessa etimologia di questo nome. Nel Foro si vede ancora l'area priva di lastricato in cui era piantato il fico, insieme con l'olivo e la vite. Lì stesso era la statua di Marsia con l'otre sulla spalla, così come si vede scolpita negli attigui plutei traianei.
Bibl.: H. Jordan, Topographie der Stadt Rom, I, ii, Berlino 1885, pp. 264 e 356; Ashby-Platner, A topographical Dictionary of ancient Rome, Londra 1929, pag. 208.