fideismo
Sistema od orientamento filosofico o teologico che considera la fede come forma di conoscenza anteriore e superiore alla ragione, ritenuta incapace di attingere le più alte verità. Tale sfiducia nella ragione può nascere sia da una critica dei poteri conoscitivi della ragione stessa, sia da una accentuata valutazione della sfera emozionale rispetto a quella razionale, sia da una particolare difesa della ‘tradizione’, o infine da una priorità riconosciuta alla fede in senso stretto, in quanto si farebbe dipendere da questa la conoscenza della stessa esistenza di Dio (giudicata pertanto non dimostrabile razionalmente), o si attribuirebbe (semifideismo) a quello che la ragione afferma il valore di una semplice probabilità. Una certa inclinazione al f. si può riscontrare in alcune correnti del pensiero patristico e medievale, specialmente in quelle influenzate dal platonismo, o dal neoplatonismo, e generalmente nei mistici; ma esso è più caratteristico di indirizzi di pensiero moderni, sia tra cattolici desiderosi di reagire al razionalismo del sec. 18° (per es., Lamennais, G. Ventura, F. Brunetière), sia tra non cattolici che, da Schleiermacher in poi, hanno sottolineato il carattere arazionale, intuitivo, di ‘esperienza’, del fatto religioso (il dogma sarebbe un tentativo di ‘intellettualizzare’ il sentimento religioso). Questa tendenza, rappresentata in Francia da A. Sabatier e anche da E. Ménégoz (con la sua distinzione: la «fede» salva indipendentemente dalle «credenze»), ha, soprattutto con il primo, esercitato una certa influenza anche sui cattolici ‘modernisti’.