FIDENZIO da Padova
Nato a Padova nella prima metà del sec. XIII, entrò per tempo nell'Ordine dei frati minori e nel 1266 era già vicario provinciale in Terrasanta. Nel maggio 1268, quando il sultano Baibars cinse d'assedio Antiochia, F. lasciò il convento di Tripoli per recarsi nell'accampamento nemico e portare aiuto ai cristiani fatti prigionieri. Secondo quanto egli testimonia (Liber..., p. 32), seguì a cavallo l'esercito musulmano, per vari giorni, nelle sue tappe.
Questa sua presenza fra i soldati del sultano ha fatto pensare che F. fosse investito della carica di ambasciatore dei principi latini; sarebbe allora probabile che in questa veste egli fosse tra i fautori della concessione dei firmani emanati dal sultano a favore dei francescani in Terrasanta.
Nel 1274 F. partecipò al concilio di Lione, chiamato da Gregorio X, forse conosciuto ad Acri nell'estate del 1271, quando era ancora cardinale. Durante la prima sessione del concilio (7 maggio) il papa, considerata la sua lunga permanenza nei Luoghi Santi, affidò a F. il compito di organizzare la prossima crociata.
Si può supporre che, subito dopo quella data, F. sia tornato in Oriente per raccogliere tutto il materiale, utile alla compilazione del Liber recuperationis Terre Sancte. Era comunque in Oriente con sicurezza nel 1289: infatti, secondo la testimonianza del Liber (p. 21), dopo la caduta di Tripoli (26 apr. 1289), ad opera del sultano Qaláwún, egli poté penetrare ancora nell'accampamento saraceno, per adoperarsi a favore degli schiavi cristiani. F. rimase nel Regno di Gerusalemine fino al 1290, perché ricorda nel Liber (p. 25) come i Saraceni, nonostante una tregua, nel febbraio invasero l'Armenia Minore. Nel 1291 aveva ormai fatto ritorno in Europa: non a caso in un passo del Liber (p. 54) si parla di San Giovanni d'Acri come di un possesso latino, mentre proprio il 18 maggio 1291 la città era caduta nelle mani dei musulmani.
Un documento del 24 nov. 1294, stilato a Padova nel parlatorio dei frati minori di S. Antonio, riporta il nome di un F., ma non si può esser certi, in mancanza di altri riscontri, se ci si riferisca al missionario. Si può supporre, con riferimento alla data del suo ritorno in Italia, che F. morisse a Padova dopo il 1291.
Non è probabile che F. sia identificabile con l'omonimo beato di cui parlano alcune fonti, in quanto è pressoché sicuro che esse si riferiscano a quel "Fidentius", che il Wadding (Annales, III p. 212) dà come beato già all'anno 1249.
L'unico manoscritto noto del Liber recuperationis Terre Sancte (edito da G. Golubovich, in Biblioteca bio-bibl. della Terra Santa e dell'Oriente francescano, II, Quaracchi 1906, pp. 960) è quello contenuto nel codice membranaceo Par. Lat. 7242 della Biblioteca nazionale di Parigi, ff. 85r-126r. L'opera, portata a termine agli inizi del 1291 (Liber, p. 19), venne consegnata, con una dedica apposta al f. 85r, a Niccolò IV, nei mesi che precedettero la presa di San Giovanni d'Acri. Il Liber consta di novantaquattro capitoli ed è nettamente diviso in due parti. Nella prima è tracciato un quadro della storia di Terrasanta, fino ai crociati; e vi si esaminano le cause che la fecero cadere nelle mani dei musulmani; seguono la descrizione degli usi e dei costumi di questi e un'ampia digressione sul perché quei luoghi debbano appartenere ai cristiani (cc. 1-22). In questa digressione assume particolare interesse la vita di Maometto tracciata da F. secondo le norme già dettate in tal senso dall'abate di Cluny Pietro il Venerabile. Infatti F. sostiene che Maometto seppe servirsi abilmente, per dar vita alla religione musulmana, sia dei principi del cristianesimo, appresi dal monaco nestoriano Sergio, sia di quelli dell'ebraismo, appresi da tre giudei della Mecca (Liber, p. 17). Nel complesso, F. si dimostra culturalmente impreparato a una confutazione critica della religione musulmana, soprattutto per la scarsa conoscenza delle fonti islamiche, sostituite, come era comune nell'epoca, da testimonianze leggendarie. Nella seconda parte (cc. 23-94), si espone quello che è il motivo centrale di tutta l'opera: il progetto per la liberazione ed il durevole mantenimento dei territori occupati. F. insiste sulla necessità di valutare, con oculatezza, gli usi bellici musulmani insieme con le caratteristiche ambientali d'Oltremare.
Accanto a considerazioni di carattere generale F. aggiunge qualche capitolo sulla topografia delle città e dei luoghi da conquistare e proteggere. Anche altri, come Raimondo Lullo o Pierre Dubois, si dedicheranno alla stesura di piani per il recupero del Regno di Gerusalemme, ma l'opera di F. rimane sempre unica nel suo genere, in quanto non si risolve in una mera costruzione teorica, come le analoghe trattazioni dello stesso periodo: il Liber recuperationis Terre Sancte è infatti l'unico basato su una testimonianza diretta del Medio Oriente latino e dei suoi abitanti sia arabi che cristiani. Eppure il piano di F., appena dopo la stesura, cadde nell'oblio più completo, non solo e non tanto per le difficoltà d'intesa fra le potenze cristiane, ma soprattutto per l'inconciliabilità delle soluzioni militari adottate dal francescano rispetto agli ideali missionari dei suoi confratelli.
Fonti e Bibl.: L. Wadding, Annales minorum, Romae 1731, III, p. 212; V, p. 156; Les registres d'Honorius IV, a cura di M. Prou, Paris 1888, pp. 238 s.; Fragmenta minora. Catalogus ss. fratrum, a cura di L. Lemmens, Romae 1903, p. 17; Bartolomeo da Pisa, De conformitate vitae Beati Francisci ad vitam Domini Iesu, in Analecta franciscana, IV, 1906, pp. 274, 525; Archives de l'Orient latin, I, Paris 1881, p. 140; J. Delaville Le Roulx, La France en Orient au XIV siècle, Paris 1885, pp. 19-25; C. Eubel, Provinciae Ordinis fratrum minorum, Ad Claras Aquas 1892, p. 62; G. Golubovich, Bibl. bio-bibl. della Terra Santa e dell'Oriente francescano, Quaracchi 1906, I, pp. 291, 426-428 II, pp. 1-9; A. D'Ancona, La leggenda di Maometto in Occidente, in Studi di critica e storia letteraria, II, Bologna 1912, pp. 193-196; G. Casati, Diz. degli scrittori d'Italia, VIII, Milano 1925, p. 275; P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori. Studio bio-bibl., in Mem. della Società geogr. ital., XVI (1927), pp. 14 s.; G. De Paris, Histoire de la fondation et de l'évolution de l'Ordre des frères mineurs au XIII siècle, Paris-Gembloux 1928, pp. 657 ss.; G. Soranzo, Il Papato, l'Europa cristiana e i barbari, Milano 1930, pp. 20, 225 s., 270, 290; O. Van der Vat, Die Anfänge der Franziskanermissionen und ihre Weiterentwicklung im nahen Orient und in den mohmmedanischen Ländem während des 13. Jahrhunderts, Werl 1934, pp. 74-77, 81, 89 ss., 93 ss., 183 s.; A. M. Berengo Morte, B. F. da P., in Le Venezie francescane, XI (1942), pp. 62-72; M. Roncaglia, Storia della provincia di Terra Santa, I, I francescani in Oriente durante le crociate, Le Caire 1954, pp. 55, 70, 86 ss.; L. Gatto, Il pontificato di Gregorio X (1271-1276), Roma 1959, pp. 49, 71, 75, 83 s., 101; F. Sorelli, Il mondo orientale nell'attività e negli scritti di due francescani del Santo: F. da P. e Oderico da Pordenone, in Storia e cultura del Santo di Padova fra il XIII e il XX sec., I, Vicenza 1976, pp. 225-259; G. Fedalto, L'Oriente cristiano nella spiritualità del primo francescanesimo, in Contributi di spiritualità bonaventuriana, II (1980), pp. 113-124; S. Schein, The future "Regnum Hierusalem". A Chapter in Medieval State Planning in Journ. of med. history, X (1984), pp. 95-105; G. Rizzardi, Fr. F. da P. e l'Islam, in Studi francescani, LXXXII (1985), pp. 103-121; S. Schein, The image of the Crusader Kingdom of Jerusalem, in The thirteenth century... LXIV (1986), pp. 704-717; Dict. d'hist. et de géogr eccles., XVI, coll. 1422 s.; Rep. fontium historiae Medii Aevi, IV, pp. 455 s.