FIDES
Personificazione della buona fede che deve presiedere alle convenzioni pubbliche dei popoli e alle transazioni private tra i cittadini.
Si faceva risalire l'origine del suo culto a Numa Pompilio a cui era pure attribuita la costruzione del tempio sul Campidoglio, dove la dea era venerata come F. Publica. Sotto l'Impero F. assume più che altro il significato di fedeltà all'imperatore, specialmente da parte dell'esercito: l'appellativo di F. Publica, con il suo significato democratico, diviene infatti relativamente raro; dopo Vitellio le leggende più frequenti sulle monete sono: F. exercitus, militum, legionum. Le rappresentazioni figurate di F. sono limitate alle monete e alle gemme. In età repubblicana si trova la testa di E. coronata d'alloro su denari di A. Licinio Nerva; una testa analoga ritorna su monete dell'imperatore Probo. In epoca imperiale F. è rappresentata generalmente a figura intera, stante o seduta, con spighe e kàlathos nelle mani; più raramente con patera e corno dell'abbondanza. Spesso appare il suo simbolo: due mani incrociate, tra cui sono rappresentate delle spighe o dei papaveri o un caduceo. Come F. exercitus, legionum, ecc. E. ha nelle mani due insegne, oppure un caduceo (o una cornucopia) e un'insegna, o ancora un globo (o una Vittoria) e un'aquila legionaria.
Monumenti considerati. - Denari di A. L. Nerva: E. Babelon, Monn. Rép., ii, p. 136 s. Monete imperiali: H. Mattingly-E. A. Sydenham, The Roman Imperial Coinage, Londra 1923-38, indici tipologici; per i varî tipi e leggende, cfr. S. W. Stevenson, Dictionary of Roman Coins; Republican and Imperial, Londra 1889, p. 385 s5. e inoltre H. Graefe, De Concordiae et Fidei Imaginibus, Pietroburgo 1858, p. 26 ss. Gemme: British Museum, Cat. Engraved Gems, n. 1764, tav. xxiii; n. 3090; n. 3094, tav. xxxi.
Bibl.: G. Wissowa, in Roscher, I, c. 1481 ss.; W. F. Otto, in Pauly-Wissowa, VI, c. 2281 ss.; J. A. Hild, in Dict. Ant., II, parte seconda, p. 1115 s.