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Le Figi sono un arcipelago dell’Oceania che comprende 332 isole, circa un terzo delle quali sono abitate su base permanente. Tre quarti della popolazione vive sull’isola principale, Viti Levu, che è anche la capitale del paese.
Il paese, indipendente da un quarantennio, ha vissuto una serie di colpi di stato relativamente frequenti. Le autorità civili e militari delle Figi hanno infatti a più riprese alternativamente sospeso, riformato o abrogato la costituzione vigente, fino al temporaneo abbandono del Commonwealth britannico (1987-97). L’ultimo colpo di stato risale al dicembre 2006, quando Voreqe Bainimarama ha assunto la carica di presidente della repubblica prima e di primo ministro di un governo ad interim – di fatto un regime militare – poi.
L’instabilità interna è dovuta principalmente alla composizione etnica della popolazione figiana: il 57% degli abitanti dell’arcipelago è indigeno, mentre il 38% è di discendenza indiana. Tale divisione si riflette in maniera determinante sul sistema politico: lo United Fiji Party (Sdl) tutela gli interessi dei nativi, mentre il Fiji Labour Party (Flp) rappresenta gli Indo-figiani. Fin dall’indipendenza i nativi hanno conquistato l’egemonia politica, facendo leva sull’allora limitata maggioranza demografica e sul controllo dell’apparato militare. La popolazione di discendenza indiana, mediamente più ricca e predominante nel settore commerciale ma oppressa e discriminata, è nel tempo diminuita, contribuendo per quasi l’80% all’elevata emigrazione che caratterizza il paese (−2,5 persone ogni 1000 abitanti). Tale diminuzione ha portato all’attuale preponderante maggioranza dei nativi.
La giunta, che ha più volte promesso nuove elezioni per poi rimandarle fino al 2014, ha scontato sin dal suo arrivo al potere un forte isolamento internazionale. Le relazioni con l’Australia e con la Nuova Zelanda si sono deteriorate, la partecipazione del paese al Commonwealth è stata sospesa (parzialmente nel 2006 e totalmente dal 2009) e altrettanto è accaduto per la partecipazione al Forum delle Isole del Pacifico. Proprio a causa di questo recente isolamento, le Figi stanno tentando di approfondire i rapporti economici e militari con la Cina, finora con scarsi risultati. Il paese mantiene tuttavia un contingente di circa 300 uomini nelle Nazioni Unite che costituisce una non trascurabile fonte di reddito per il governo.
Nonostante l’economia delle Figi sia quantitativamente piccola, il pil pro capite risulta essere il più alto tra tutti gli stati dell’Oceania (3.573 dollari). L’ultimo colpo di stato ha tuttavia avuto un impatto molto negativo sull’economia nazionale. Il flusso di turisti verso l’isola è infatti notevolmente diminuito e la già declinante industria zuccheriera – che sostiene quasi un quarto dell’economia – ha patito il contraccolpo della perdita dei benefici commerciali prima concessi dall’Unione Europea. La bilancia di conto corrente è perciò oggi in forte deficit (-7% del pil). Il flusso di turisti ha però ricominciato a crescere nel 2010 (in particolare gli arrivi dall’Australia) e nel 2012 il paese dovrebbe registrare una crescita del pil dell’1,6%. Inoltre, l’economia risente della corruzione diffusa, che rappresenta un freno per lo sviluppo. Le Figi esportano prevalentemente prodotti alimentari, minerari e tessili, il principale mercato di esportazione sono gli Stati Uniti, seguito da Regno Unito e Australia.