Figline (Fegghine)
Cittadina del Valdarno superiore, a una trentina di chilometri da Firenze. D. nomina F., insieme ad altri centri del contado, in Pd XVI 50, nella sua polemica contro i contadini inurbati, che hanno profondamente trasformato e intorbidato la presunta primitiva purezza della società cittadina (Ma la cittadinanza, ch'è or mista / di Campi, di Certaldo e di Fegghine, / pura vediesi ne l'ultimo artista). Parrebbe che qui D. voglia riferirsi a specifici personaggi, come i Serristori, i Franzesi e i Benzi, che appunto da F. si erano inurbati intorno alla metà del sec. XIII. Per la sua favorevole posizione F. era il centro naturale degli affari delle terre circonvicine e riforniva di granaglie anche il mercato fiorentino. Alla fine del sec. XII le sue mura racchiudevano una popolazione abbastanza composita, con cavalieri, artigiani, qualche trafficante dedito non solamente al commercio interno, ma anche a quello internazionale. Il vescovo di Fiesole aveva tentato, ma inutilmente, di spostarvi la sua sede per sottrarsi alla troppo prossima tutela dei Fiorentini.
Posta quasi a metà strada tra Firenze e Arezzo, al centro di una zona in cui continuarono a lungo a dominare le famiglie feudali dei conti Guidi, dei Pazzi, degli Ubertini, F. subiva i contraccolpi della sua posizione, con reiterate ribellioni a Firenze - alla quale si era data ‛ in accomandigia ' nel 1198 - e con reiterati saccheggi e distruzioni. Il 21 settembre 1250, quando era un punto di appoggio delle truppe imperiali, fu meta di un'incursione notturna dei guelfi mossisi dalla vicina Montevarchi. Dopo la morte di Federico II, il conte Guido Novello col fratello Simone da Battifolle, il conte Guido da Romena, Ranieri dei Pazzi, Farinata degli Uberti e altri ghibellini ne fecero un centro di resistenza contro il governo fiorentino del ‛ primo popolo '. Tornato da una spedizione contro i Pisani l 'esercito fiorentino fu inviato contro F. che fu assediata e ripetutamente attaccata con violenti assalti. Di fronte alla promessa di poter rientrare in Firenze e di riprendere tranquillo possesso dei loro beni nel contado, negli ultimi mesi del 1252 la maggioranza dei ghibellini si accordò segretamente con i Fiorentini, mentre una minoranza non disposta a sottoscrivere tali patti si ritirò a Poggibonsi. All'accordo pare avessero spinto varie famiglie guelfe originarie di F., i cui interessi sarebbero stati sicuramente danneggiati dal protrarsi della signoria ghibellina sul castello. Quando Guido Novello lasciò F. i Fiorentini, contravvenendo ai patti, distrussero completamente il paese indifeso e troppe volte ribelle. Solo qualche anno più tardi ne fu decretata la ricostruzione.
Bibl. - G. Villani, Cronica VI 51; Davidsohn, Storia I 751 ss., 926-927, 1152, 1162, 1166; II I 138, 499 ss., 562-565.