figlio (fi '; filio; figlia)
Per la distribuzione nelle opere dantesche di f. - ‛ figliuolo ', v. FIGLIUOLO.
1. Significa la condizione di parentela del generato rispetto al generante: If IV 56 Trasseci l'ombra del primo parente, / d'Abèl suo figlio; X 60 mio figlio ov 'è ? e perché non è teco ? (Cavalcante Cavalcanti chiede del f. senza fare il proprio nome - come poi D. nota nei vv. 64-65 -: ciò si addice all' ansia paterna, di cui è vivace personificazione); XXIII 40 e 51, XXVI 94 né dolcezza di figlio, né la pieta / del vecchio padre (cose ‛ dilette più caramente ' che avrebbero dovuto trattenere Ulisse in Itaca); XXVIII 136 Io feci il padre e 'l figlio in sé ribelli (sebbene qui sia facile l'identificazione di Enrico II d'Inghilterra e di suo figlio Enrico, i due termini vogliono significare soltanto il rapporto di parentela, tradito per l'istigazione attribuita a Bertram dal Bornio); XXX 5, XXXIII 35, Pg VII 101, XII 52, XVIII 124, XX 59, XXIII 30, XXVI 95, XXVIII 66, XXX 79, Pd I 102, VI 109, VIII 8 e 126, XI 89 per esser fi' di Pietro Bernardone (" disse: ‛ Fi ' di Latino ' ", Brunetto Latini Tesoretto 1133), XV 27 e 94, XVI 60, XVII 3, XIX 92, XX 45, XXII 5 e 146, XXIII 107, XXXI 33, XXXIII 1 Vergine Madre, figlia del tuo figlio (" antitesi che non sono qui artificio di stile, perché l'antiteticità è nel fatto stesso, nel miracolo... di una creatura che diventa creatrice di Dio ", S.A. Chimenz, Il c. XXXIII del ‛ Paradiso ', Roma 1951, 4).
Con la medesima accezione è attestato in Rime XCV 4 que' che vide nel fiume lombardo / cader suo figlio (il f. di Apollo e Climene, Fetonte, precipitato nel Po; cfr. Ovid Met. II 323-324); Fiore XXXVI 8 e CCXVI 2; Cv I XII 4 di tutti li uomini lo figlio è più prossimo al padre; II V 14 (quattro volte), VIII 6, III X 7, XI 16, XIV 8, IV Le dolci rime 36 Io fui / nepote, o figlio, di cotal valente (ripreso e commentato in VII 2 sanza inquisizione d'alcuna ragione, gentile è chiamato ciascuno che figlio sia o nepote d'alcuno valente uomo), XIII 13, XIV 3 (due volte), 4 (quattro volte), 5 e 15, XV 2, 3 e 8, XXIV 14 (tre volte) e 15 (due volte), XXV 2 e 10, XXVIII 14 (due volte), XXIX 6 e 7.
Ancora con la medesima accezione significa precisamente la seconda persona della Trinità, come in Pd X 1 Guardando nel suo Figlio con l 'Amore; XXIII 136 Quivi trïunfa, sotto l'alto Filio / di Dio e di Maria; XXVII 1; Vn XXIX 3 lo fattore per se medesimo de li miracoli è tre, cioè Padre e Figlio e Spirito Santo; Cv II V 10 e 11.
Unito alla specificazione del genitore, vale a determinare un certo personaggio o categoria; così Enea, in Pg XVIII 137 quella [gente] che l'affanno non sofferse / fino a la fine col figlio d'Anchise; Apollo e Diana, per Sole e Luna, in Pd XXIX 1 ambedue li figli di Latona (per il valore di questa indicazione astronomica, si veda S. Pasquazi, in Lett. Scaligera III 1036 ss.); gli uomini in genere, in Cv IV XV 7 tutti figli d'Adamo, e XXVII 9; i giganti, i figli de la terra, in If XXXI 121; i sacerdoti del popolo eletto, in Pg XVI 132 dal retaggio / li figli di Levi furono essenti (discendenti da Levi, figlio di Giacobbe; per esclusione dall 'eredità, cfr. Num. 18, 20-24).
Spesso ricorre come appellativo esprimente un rapporto affettivo (e v. FIGLIUOLO); con esso Virgilio talvolta apostrofa D.; If VII 115 Lo buon maestro disse: " Figlio, or vedi "; Pg III 66 e tu ferma la spene, dolce figlio; XXV 35, XXVII 35 e 128 Il temporal foco e l'etterno / veduto hai, figlio (è questa l 'ultima dolce apostrofe del maestro al discepolo nell'atto di dichiarar conclusa la propria missione di guida). Ricompare anche in bocca a Cacciaguida, in Pd XV 52 lontano digiuno / ... solvuto hai, figlio, dentro a questo lume, e XVII 94 (in queste due attestazioni al rapporto affettivo è congiunto quello della discendenza familiare; ma non pare che in esse si ritrovi la vibrazione sentimentale, delle apostrofi di Virgilio).
2. Con gli stessi valori, la forma femminile figlia': If IV 126 vidi 'l re Latino / che con Lavina sua figlia sedea (cfr. Mn II III 16); Pg III 115 mia bella figlia, genitrice / de l'onor di Cicilia e d'Aragona (è Costanza, ultima degli Svevi, moglie di Pietro III d'Aragona e di Sicilia); XV 101, XVI 140, XX 80 veggio vender sua figlia e patteggiarne (Carlo II d'Angiò mercanteggiò le nozze di sua f. Beatrice con Azzo VIII d'Este); Pd VI 133 Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina, Ramondo Beringhiere (Margherita, sposa di Luigi IX di Francia; Eleonora, sposa di Enrico III d'Inghilterra; Sancia, sposa a Riccardo di Cornovaglia; Beatrice, sposa a Carlo I d'Angiò re di Sicilia); XV 104, XXVI 93, XXXII 134, XXXIII 1 Vergine Madre, figlia del tuo figlio (per l'antitesi v. sopra); Cv II V 2 Maria Vergine, femmina veramente e figlia di loacchino e d'Adamo, IV XXV 6 e 8; Fiore XXX 8 la figlia di Ragione, CCXXI 9, CCXXVI 7; Detto 325 Figlia fu a Cuor-Fallito (si noti la rara costruzione con ‛ a ').
Ha valore figurato in Cv I III 4 la bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza (in contrasto con questa sonante affermazione dell'ascendenza romana di Firenze, si ricordi If XV 73-78, in cui essa è quasi perduta nel prevalere delle bestie fiesolane); II XII 9, XV 12, III XII 14; in queste ultime tre attestazioni la Filosofia è celebrata come f. di Dio, con l'entusiasmo che è proprio del Convivio e dell'attuale suggestione di Boezio.
Con la specificazione del generante, vale a determinare un certo personaggio, come Iride figlia di Taumante (Pg XXI 50: è la tradizionale identificazione di Iride con l'arcobaleno, lungo il quale ella saliva e discendeva quale messaggera degli dei; OvID Met. XI 585-632); Manto, la figlia di Tiresia (XXII 113; per la duplice presenza di Manto, qui e in If XX 55 ss., v. Manto); Didone, la figlia di Belo (Pd IX 97: cfr. Aen. I 621); Diana o Luna, chiamata figlia di Latona, in Pd X 67 e XXII 139 (cfr. Pg XX 131); le donne in genere: Pg XXIX 86 Benedicta tue / ne le figlie d'Adamo (il saluto di Gabriele e di Elisabetta a Maria è in Luc. 1, 42, ma la locuzione ‛ f. d 'Adamo ' è di D.). L 'identificazione della bella figlia / di quel ch 'apporta mane e lascia sera (Pd XXVII 137) è controversa: la natura umana, la Luna, la Terra, la Luce, l 'Aurora, Circe, la cristianità; si vedano M. Barbi, Problemi I 292-293; E. Auerbach, Studi su D., Milano 1966, 253-258.
Con questo appellativo, nel Fiore, la Vecchia apostrofa Bellaccoglienza: CXLI 7 disse: " Figlia mia, io ti comando... ", CXLIX 13, CLVI 9, CLXIV 2.