figura
Significa in astratto la " forma che definisce un corpo ", come in Cv III IX 6 Ben è altra cosa visibile, ma non propriamente.., sì come è la figura, la grandezza, lo numero, lo movimento e lo stare fermo; IV X 11 nullo dipintore potrebbe porre alcuna figura, se intenzionalmente non si facesse prima tale, quale la figura essere dee, dove si commenta il passo di Le dolci rime 52 (ripreso in X 10) poi chi pinge figura, / se non può esser lei, non la può porre, con cui si esemplificava l'impossibilità che dalla viltà della ricchezza sia data la nobiltà; l'immagine del pittore che si fa f. significa che l'artista nell'attimo in cui concepisce con la fantasia quella f. che intende realizzare, s'identifica con essa, secondo il principio aristotelico (cfr. Metaph. VII 7, 1032 a 12 ss.) che " Quando una cosa si genera da un'altra, generasi di quella, essendo in quello essere " (Cv IV X 8). Non ricorrendo tale identità tra le ricchezze e la nobiltà, dalle prime non può nascere la seconda. Il medesimo valore astratto ha f. in Rime dubbie XXIX 10 né cosa corporal ch'abbia figura; esso si perfeziona grazie alla specificazione in Vn XXXIV 3 la mia opera, cioè del disegnare figure d'angeli, e Cv IV XVI 8 lo circulo che ha figura d'uovo non è nobile, né quello che ha figura di presso che luna piena.
Vale piuttosto " disegno ", " rappresentazione visiva ", in Pg IX 5 gemme... / poste in figura del freddo animale / che con la coda percuote la gente (si tratta, molto probabilmente, dello scorpione; cfr. Apoc. 9, 5), Pd XVIII 78 e 86, XXVII 52.
Si oggettiva in un corpo determinato, come in If XVI 131 vidi per quell'aere grosso e scuro / venir notando una figura in suso (di Gerione D. vede per ora solo la mostruosa massa corporea ascendente dalla tenebrosità dell'abisso), XXV 109 e 71, Pg XVII 53 al sol che nostra vista grava / e per soverchio sua figura vela, Pd XX 34 i fuochi ond'io figura fommi (è l'immagine dell'aquila, costituita dai beati del cielo di Giove; ma in f. si può sentire un'allusione alla singolare condizione dell'immagine che dialoga con D. come un autentico personaggio). Significa la f. umana e quasi è sinonimo di " persona fisica ", in Pg III 17 Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio, / rotto m'era dinanzi a la figura, / ch'avëa in me de' suoi raggi l'appoggio (tuttavia la terzina riceveva diversa esplicazione da altri commentatori; così, ad es., il Biagioli: " Lo sole mi era rotto dinanzi con figura simile alla figura che l'appoggio de' suoi raggi aveva in me "; ma vedi il Barbi, in " Bull. " XXV [1918] 58-59), e Vn XL 1.
Ha un significato di " immagine " pregnante di valore fisico e spirituale, ma circoscritto all'ordine plastico, in Pg X 131 per mensola talvolta una figura / si vede, e di f. riflessa in uno specchio, in Pd XXI 17. Tale concetto di " immagine " tende a superare il limite della finzione o riproduzione della realtà, in Vn III 3 io discernea una figura d'uno segnore di pauroso aspetto, dove la visione quasi identifica in f. l'immagine e la realtà. Nelle successive attestazioni della Vita Nuova, per sollecitazione del registro lirico si attua appunto questo arricchimento di f. come " immagine vera " dell'essere fisico e spirituale; così in XIV 11 3 e non pensate, donna, onde si mova / ch'io vi rassembri sì figura nova, e 12 12 ond'io mi cangio in figura d'altrui: se si ricordano le premesse dei § 6 e 7 (E avvegna che io fossi altro che prima...; accorgendosi de la mia trasfigurazione...), è evidente che il mutamento in figura nova rappresenta soprattutto l'estrinsecarsi di uno stato d'animo: l'emozione per la vicinanza di Beatrice è tale da sconvolgere l'essere fisico e spirituale del poeta; ciò vale anche per XXII 13 4 Tu risomigli a la voce ben lui, / ma la figura ne par d'altra gente.
Altrettanto evidente è siffatta pienezza di significato quando f. è quella della Donna gentile, in Vn XXXV 5 2 quanta pietate / era apparita in la vostra figura, e della bella donna, in Rime dubbie II 6 li occhi miei / per riguardar sua angelica figura / solean portar corona di desiri. È opportuno ricordare qui che nella lirica amorosa la distinzione della persona fisica dalla sua immagine o f. risale alla tradizione siciliana (Iacopo da Lentini Or come pote 12 " così per gli oc〈c>hi mi pass'a lo core, / no la persona, ma la sua figura ") e che nella scuola stilnovistica, per il sopravvento dei valori metafisici e delle relative figurazioni, i due motivi si sfumano in suggestivi incontri (cfr. Cavalcanti Avete 'n vo' 3 " risplende più che sol vostra figura "; S'io prego 12-13 " par che ne la mente piova / una figura di donna pensosa "; nella produzione di Guido forse meglio si documenta quella stilnovistica complessità di rapporti tra l'immagine e la realtà e tra il fisico e il metafisico; cfr. la nota del Marti in Poeti del Dolce stil nuovo, Firenze 1969, 156).
Nelle poche attestazioni delle Rime l'accezione di " immagine " è costante, ma la distinzione dalla persona fisica non comporta la perdita, anzi accentua la facoltà che le belle sembianze hanno di agire sulla persona fisica e morale del poeta, com'è evidente in LXVII 81 Qui giugnerà, in vece / d'una ch'io vidi, la bella figura, / che già mi fa paura; / che sarà donna sopra tutte noi, e in CXVI 31 La nimica figura, che rimane / vittoriosa e fera / ... vaga di se medesma andar mi fane / colà dov'ella è vera: e forse non a caso in ambedue le attestazioni ricorre una situazione drammatica di gusto cavalcantiano. In XL 13 La figura che già morta sorvene / è la fermezza ch'averà nel core, l'accezione è condizionata dal registro retorico, tanto della visione che è nella proposta di Dante da Maiano, quanto dell'impersonalità dell'esercizio giovanile. Cfr. anche LXXI 6, LXXX 9 e LXXXIX 8.
L'" immagine corporea " s'individualizza e semplifica in If VI 98 ciascun... / ripiglierà sua carne e sua figura, e Pd V 137 si nascose / dentro al suo raggio la figura santa; ma si noti che, mentre nella prima attestazione si tratta dell'aspetto reale, derivante dalla definitiva congiunzione di anima e corpo al tempo del giudizio universale, nella seconda invece si tratta della ‛ forma novella ' o parvenza corporea degli spiriti, che si forma quando l'anima si scioglie dal corpo ma in virtute / ne porta seco e l'umano e 'l divino (Pg XXV 80-81) e per la virtù informativa ricrea nell'aria la f. e gli attributi del corpo (vv. 88-108).
F. equivale, in senso generico, a " segno " o " segno geometrico ", in Pd XXX 103 E' [il lume dell'Empireo] si distende in circular figura; Rime LXXXIII 95 il sole al cui esser s'adduce / lo calore e la luce / con la perfetta sua bella figura; Cv II XIII 22 veduta fu ne l'aere, in figura d'una croce, grande quantità di... vapori; XIII 26 lo cerchio è perfettissima figura, e IV VII 14 (due volte). Equivale a " cifra ", in Fiore VIII 4 e fece a conto regole e ragione / e le diece figure, com'on cave. Acquista significato più complesso in Pg X 45 come figura in cera si suggella (il verso " condensa tutta una serie di usanze artistiche e idee anagogiche del medioevo, che sfuggono al lettore moderno. Nel medioevo la parola ‛ figura ' significa anche ‛ detto ', ‛ parola ', ‛ frase '; si usava scrivere le lettere della cartella a destra in senso inverso, da leggere da destra a sinistra, cioè sigillate in cera... ", Gmelin, in Lett. dant. 875. Ma per un'ampia indagine sul concetto di f. nel mondo classico, nella patristica e nella civiltà medievale fino a D., si vedano gli studi di E. Auerbach, i quali costituiscono anche il presupposto per un'interpretazione ‛ figurale ' dei testi e in particolare della Commedia, in Studi su Dante, Milano 1963; e v. anche Commedia: La critica dantesca); così anche in Pg XXXIII 80.
In Cv IV VI 4 sì che veramente imagina questa figura: A, E, I, O, U, la quale è figura di legame, qualifica la successione delle vocali come un'espressione in cui si realizza una simbolica significazione: l'idea del legare insieme, essenza dell'arte del poetare (E in quanto ‛ autore ' viene.., da questo verbo [auieo], si prende solo per li poeti, che con l'arte musaica le loro parole hanno legate).
Anche la serie dei fossi scavati a difesa dei castelli suggerisce al poeta il concetto di f. come " scena ", in If XVIII 12 Quale, dove... / più e più fossi cingon li castelli, / la parte dove son rende figura; mentre in Cv IV VII 6 tutto cuopre la neve e rende una figura in ogni parte, si significa propriamente l'uniformità della scena per l'eliminazione delle varie f. che la costituivano.
Nell'ambito più strettamente retorico, f. vale " finzione poetica ", come in Cv II XII 8 mostrando la mia condizione sotto figura d'altre cose, IV I 10, XXVIII 14, Vn XXV 7 e 10 grande vergogna sarebbe a colui che rimasse cose sotto vesta di figura o di colore rettorico, e poscia, domandato, non sapesse denudare le sue parole da cotale vesta (qui si tratta della personificazione di Amore, discussa nell'intero capitolo). Significa in particolare una determinata forma rettorica, in Cv I II 17 è nascosa sotto figura d'allegoria; III IX 2 ed è una figura questa... che si chiama da li rettorici prosopopeia; X 6 e 7.