FILANGIERI DI CANDIDA GONZAGA, Antonio
Nacque a Napoli il 13 dic. 1867, primogenito del conte Berardo e di Maria Masala dei marchesi di Trentola; fu fratello di Riccardo, noto studioso ed erudito.
Il ramo dell'illustre famiglia di origini normanne a cui egli apparteneva era patrizio di Lucera e si era per secoli denominato di Candida, della Candida, e da ultimo semplicemente Candida, dal nome di una signoria in territorio avellinese lungamente appartenutagli. Con r.d. 23 maggio 1859 era stato poi autorizzato a riassumere l'originario perduto cognome Filangieri, e con altro 15 dicembre stesso anno ad aggiungere quello Gonzaga, mentre con decreto ministeriale 6 giugno 1885 venne riconosciuto nel titolo di conte per successione Roverella. Il padre, Berardo (Sulmona, 26 febbr. 1845 - Napoli, 25 ott. 1920), era uno studioso di qualche rinomanza nel campo dell'araldica e della genealogia nobiliare, membro della Commissione araldica napoletana, e aveva pubblicato numerose opere, fra cui una di gran mole ed impegno, Memorie delle famiglie nobili delle provincie meridionali, Napoli 1875, in 6 voll., seguita, fra molte altre, da Pel cognome Filangieri, ibid. 1878; Casa Filangieri. Antico manoscritto di Carlo de Lellis...,ibid. 1887; Carlo Candida e il S.M.O. di Malta, ibid. 1908.
Compiuti regolarmente gli studi secondari, il F. si laureò in giurisprudenza presso l'università di Napoli nel 1891. Non tardò però ad accorgersi che ben altri erano i suoi veri interessi, sicché, sebbene già sposato dal 14 marzo 1892 con donna Maria Giulia Gaetani Dell'Aquila d'Aragona dei duchi di Laurenzana e padre dal 1893 di due figli, Ugo Angerio e Roberto, non esitò a riprendere gli studi, questa volta nella facoltà di filosofia e lettere, con l'intenzione di occuparsi della critica d'arte. Frequentò dal 1893 al '96 le lezioni di archeologia di G. De Petra e di A. Sogliano, laureandosi nuovamente, nel 1900, questa volta presso l'università di Roma, con la tesi Marciano Capella e la rappresentazione delle "Arti liberali" nel Medio Evo e nel Rinascimento, che fu pubblicata (Napoli 1900, estratto da Flegrea del 20 ott. 1900).
L'anno seguente conseguì il diploma di storia dell'arte medioevale e moderna, per il quale aveva frequentato il corso di A. Venturi, avendo nel contempo ottenuto di venir nominato "volontario" presso il Museo nazionale di Napoli, con l'incarico di compilare un inventario delle sculture, il che fu occasione delle sue prime pubblicazioni, fra il 1896 ed il 1899. Incominciò con Diario di Annibale Caccavello scultore napoletano del secolo XVI con introduzione e note (Napoli 1896), in cui l'introduzione è in realtà un accurato studio, denso di notizie documentate e di osservazioni originali su questo scultore, ma anche su una cinquantina di artisti suoi contemporanei, molti dei quali fino ad allora sconosciuti, in cui egli rettifica non poche tesi accreditate, meritando così ampi elogi da B. Croce (Napoli nobilissima, V [1896], pp. 177-183). Seguirono tre memorie pubblicate su questa stessa rivista, due nel 1897, Due bronzi di Giovan Bologna nel Museo nazionale di Napoli (VI, pp. 20-24) e Ferdinando I di Borbone, statua del Canova nel Museo nazionale di Napoli (ibid., pp. 177-180), ed una nel 1898, Le pitture di Marco del Pino nella Pinacoteca nazionale ed in altri luoghi di Napoli (VII, pp. 172-178); inoltre Ilratto di una Sabina: gruppo in bronzo di Giovan Bologna nel Museo naz. di Napoli, in Arte e storia, XVII(1898), pp. 10-12, e Le placchette del Museo naz. di Napoli, in Gallerie nazionali italiane, IV(1899), pp. 210-262.
Il F. ebbe parte importante nel riordino della Pinacoteca nazionale napoletana, specialmente per la sua conoscenza pratica degli archivi di Napoli e di Parma, sicché, con l'aiuto di documenti e con l'esame di sigle, sigilli, iscrizioni e connotazioni stilistiche, poté pervenire ad attribuzioni e cronologie altrimenti impossibili ed a clamorosi riconoscimenti di personaggi rappresentati, come ad esempio a quello di A. Farnese (poi Paolo III) nel quadro di Raffaello, che fino ad allora era stato ritenuto il ritratto del card. S. Passerini.
Di tale attività nella Pinacoteca lasciò testimonianza in una serie di articoli su Napoli nobilissima: Notizie e documenti per la storia delle arti nel Napoletano (VII [1898], pp. 78 s., 93 ss., 110 s.; VIII [1899], pp. 78 s.; XIV [1905], pp. 29 ss.). Sulla stessa rivista pubblicò nel 1901 altre due interessanti memorie, Monumenti ed oggetti d'arte trasportati da Napoli a Palermo nel 1806 (X, pp. 13ss.) e La Pinacoteca naz. di Napoli ed il suo riordinamento (X, pp.33 ss.); vanno poi ricordati La colossale testa di cavallo in bronzo nel Museo naz. di Napoli, Firenze 1901(estr. da Arte e storia, XX[1901], pp. 20 ss.); La Galleria naz. di Napoli: documenti e ricerche, in Gallerie nazionali it., V (1902), pp. 208-354; Conclusioni intorno ai musaici di S. Giovanni in Fonte, in Atti del II Congresso di archeologia cristiana (Roma 1902); e specialmente Del preteso busto di Sigilgaita Rufolo nel duomo di Ravello (in Napoli nobilissima, XII [1903], pp. 3-9, 34-37),ricco di acute osservazioni e interessante per le conclusioni. Infine, una memoria presentata dal F. all'Accademia Pontaniana nella tornata del 16 febbr. 1908(pubbl. in Atti d. Acc. Pontaniana, XXXVIII, n. 3) esige per la sua importanza un breve commento: si tratta di Tardi riflessi dell'arte di Pietro Cavallini nel Quattrocento, in cui, analizzando il mosaico della Madonna del Principio in S. Restituta, alcuni frammenti pittorici della cappella di S. Lorenzo nella cattedrale, e soprattutto una serie di affreschi da lui stesso scoperti in una cappella a Sant'Angelo di Ravescanina nel Sannio, il F. arriva a provare che l'influsso della scuola romana e del Cavallini era perdurato nel Napoletano per tutto il XV secolo. Egli si riprometteva un serio approfondimento di quella tesi attraverso un'opera specifica che la morte gli impedirà di portare a compimento.
Dell'Accademia Pontaniana era divenuto socio residente nel dicembre del 1900, al posto lasciato vacante da M. Ruggiero; nel 1903 aveva avuto l'incarico di riordino della Pinacoteca nazionale di cui si è già parlato; eletto consigliere comunale, nel marzo 1905 venne nominato assessore per la Conservazione dei monumenti e delle opere d'arte, e poi anche membro della commissione provinciale, della quale sarà segretario, nonché di quella diocesana di vigilanza ai monumenti sacri e del consiglio direttivo del Museo industriale. Nel 1909 ottenne per concorso l'ufficio d'ispettore presso la sovraintendenza ai Monumenti di Napoli e nel 1910 per titoli la libera docenza in storia dell'arte; nel 1913 poté, con voto unanime della facoltà di lettere e filosofia, essere incaricato della cattedra di storia dell'arte medioevale e moderna in quell'università.
Morì improvvisamente la mattina del 4 ag. 1916 nella villa di famiglia di Massa Lubrense (Napoli).
Gli ultimi suoi lavori pubblicati erano stati Per il pavimento della cappella di ser Gianni Caracciolo nella chiesa di S. Giovanni a Carbonarain Napoli, relazione (Città di Castello 1913, con due tavole) e La chiesa di S. Lorenzo Maggiore in Napoli ed i lavori di ripristino del coro (ibid. 1913, con tre tavole). Infine, La chiesa e il monastero di S. Giovanni a Carbonara, rinvenuto fra i suoi manoscritti, venne pubblicato postumo a Napoli nel 1924, a cura del fratello Riccardo. Degli altri inediti da lui lasciati si segnalano Lo stile neo-cristiano e basilicale, Saggi di catalogo del medagliere della Nazionale di Napoli e Catalogo degli edifici monumentali della Campania, della Basilicata e della Calabria, intrapreso, quest'ultimo, per incarico del ministero della Pubblica Istruzione, di cui aveva completato solo quello relativo alla provincia di Caserta.
Fonti e Bibl.: Necrologi: G. De Petra, Commissione conservatrice per i monumenti della prov. di Napoli. Commemor. del segretario, conte A. F. ... (tornata del 13 dic. 1916), Portici 1917; A.Sogliano, A. F. ... commemorazione letta alla facoltà di filos. e lettere della R. Università degli studi di Napoli il giorno 30 di marzo del 1917, Napoli 1917; G. Ceci, Commemorazione di A. F., in Arch. stor. per le prov. napol., n.s., II (1916-17), pp. 601 ss.(Bibliografia degli scritti, alle pp. 606 s.); A. Avena, A. F. …, in Cronaca delle belle arti, III (1916),11-12, pp. 91 s.; M. Fava, A.F. …, in Atti dell'Acc. Pontaniana, XLVIII (19 18), pp. 1-15 (alle pp. 12 ss. Bibliografia delle opere); B. Croce, Diario di Annibale Caccavello…, di A. F. …, in Calendario d'oro del 1897, pp. 198 ss.(cfr. Id., Tombe di guerrieri tedeschi del Cinquecento in Napoli, in Id., Aneddoti di varia letteratura, II,Bari 1953, pp. 60ss.); M. Pittaluga, Arti e studi in Italia nel '900. Gli storici dell'arte, II,in La Nuova Italia, I (1930), pp. 452-463; Libro d'oro della nobiltà italiana 1926-32, p. 435; V.Spreti, Enc. storico-nobiliare ital., II, p. 266; III, p. 173; Encicl. biograf. e bibliogr. ital., E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, p. 201 (ma alcuni dei dati riportati concernono per errore il fratello Riccardo); Id., S. Lodovici, Storici, teorici e critici delle arti figurative (1800-1940), p. 149;M. von Arnim, Internationale Personalbibliographie, Stuttgart 1952, p. 370.