FILIBERTO I, duca di Savoia
Figlio del duca Amedeo IX e di Iolanda di Francia, sorella del re Luigi XI, F. nacque a Chambéry in Savoia, il 7 agosto 1465. Alla morte del padre, avvenuta nel 1472, la madre Iolanda - donna forte ed intraprendente, la quale aveva già a lungo retto il Ducato nel corso delle tormentate vicende che avevano contrassegnato il regno del marito - accettò di essere reggente per Filiberto.
Questa decisione era del resto fortemente voluta dagli Stati generali, l'assemblea formata dai rappresentanti dei signori, del clero e del populus del ducato; in tale scelta Iolanda ebbe anche l'appoggio del duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, timoroso di un'eccessiva ingerenza francese nel vicino Piemonte. Al fine di maggiormente rinsaldare i vincoli fra il ducato di Savoia e quello di Milano fu anche stabilito, nello stesso periodo, di unire in matrimonio F. con Bianca Maria Sforza, figlia di Galeazzo Maria; il matrimonio, celebrato due anni dopo, non venne però mai consumato.
Nel 1477 F. sfuggì ad un tentativo di rapimento da parte di Carlo il Temerario, duca di Borgogna, il quale, dopo la sconfitta subita a Morat, da parte delle truppe francesi, il 26 giugno 1476, aveva perso il consueto appoggio garantito da Iolanda al Ducato borgognone. F., insieme con le sorelle Luisa e Maria e con i due fratelli minori, Carlo e Giacomo Ludovico, venne perciò affidato allo zio materno, il re di Francia Luigi XI. Il 28 ag. 1478 morì la madre, lasciando F., non ancora maggiorenne, senza una guida sicura per dirigere i complessi problemi presenti nel Ducato, dove erano molto vivi i contrasti tra cismontani ed oltramontani, entrambi interessati ad affermare la rispettiva influenza; l'abituale supremazia dei Savoiardi era infatti diminuita nel XV secolo, per l'accresciuta presenza economica e sociale del Piemonte.
In occasione della sua prima cavalcata, solenne cerimonia che preludeva alla ufficiale investitura di F. come duca, i rappresentanti degli Stati generali gli offrirono 2.000 ducati; F. contraccambiò il dono con la concessione di diversi privilegi, riguardanti fra l'altro la libertà di caccia, l'esenzione da alcuni tributi di natura feudale ed il libero commercio dei cereali.
Al fine di ottenere un maggiore peso politico, in occasione di una riunione plenaria, tenutasi a Moncalieri il 10 febbr. 1479, i rappresentanti degli Stati generali del Piemonte chiesero di istituire un consiglio di governo dove fossero ugualmente rappresentati cismontani ed oltramontani. Questa iniziativa preoccupò Luigi XI, che manteneva sempre una costante attenzione ed influenza sul Ducato e, mentre F. era insediato a Chambéry, il luogotenente generale, Ludovico conte di La Chambre, intervenne duramente, con l'appoggio del re di Francia, contro i disordini scoppiati nel marzo 1480 in diverse città del Piemonte, a favore delle rivendicazioni degli Stati generali. Infine F. fu richiamato presso la corte reale francese per essere meglio controllato da Luigi XI. Ma, proprio durante il viaggio di F. verso la Francia, il conte di La Chambre, da poco tempo allontanato dal suo incarico e sostituito dal monsignore di Illins, fece rapire quest'ultimo a Yenne e lo tenne in carcere, mentre F. veniva proclamato nel novembre 1481 maggiorenne. Tale azione indusse Luigi XI a favorire l'intervento nel Ducato di Filippo conte di Bresse, zio paterno di F., detto il Senzaterra, che venne nominato nel gennaio 1482 governatore della Savoia; il Piemonte fu affidato ad un altro zio di F., Gian Ludovico vescovo di Ginevra.
Nel corso di questi tumultuosi avvenimenti F. svolse un ruolo secondario, non ritenendo necessario intervenire, rimanendo in disparte ed accondiscendendo al desiderio del re di Francia che lo voleva alla sua corte. Solo dietro supplica del rappresentante del Consiglio oltramontano, che chiedeva con insistenza il ritorno di F., il re acconsentì alla sua partenza, ma F., giunto a Chambéry, continuò nel suo disinteresse per gli affari di governo, mentre le discordie civili in alcune città, soprattutto a Cuneo e a Mondovì, si facevano sempre più violente.
Nel frattempo peggiorò la già scarsa salute di F., che soffriva, fin da fanciullo, di una forma di calcolosi renale. Già nel 1471 per curare il piccolo principe era stato chiamato uno dei più celebri chirurghi del tempo, Nicolò di St Dier, che aveva prescritto pozioni e bagni medicamentosi, rivelatisi totalmente inefficaci. In seguito all'aggravamento della malattia furono chiamati a corte sei medici e due chirurghi, i cui sforzi si dimostrarono inutili. Dopo una momentanea ripresa che faceva sperare in una pronta guarigione, la salute del duca si aggravò fino a portarlo alla morte, avvenuta a Lione il 22 apr. 1482. Erede del ducato divenne il fratello Carlo, allora soltanto quattordicenne.
F. ebbe ottimi maestri, come l'umanista Nicola di Tarsi, canonico vercellese, e seguì studi classici che gli permisero di recitare, nel corso di un'assemblea degli Stati generali, un'orazione classicheggiante. Il celebre umanista Francesco Filelfo gli dedicò un trattato sull'educazione dal titolo Instructione del bel vivere. L'interesse di F. per la cultura è attestato dalla raccolta di un buon numero di libri, come si deduce dal pagamento della loro rilegatura a mastro Rolandino il 2 giugno 1477: si trattava soprattutto di testi destinati espressamente alla sua educazione e scelti probabilmente dietro consiglio o ispirazione di Nicola di Tarsi: accanto ad autori classici, quali Ovidio, Sallustio, Terenzio ed altri, erano presenti anche autori "moderni" come Lorenzo Valla.
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