Vedi FILIPPI dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
FILIPPI (ν. vol. III, p. 673 e S 1970, p. 333)
Dal 1970 a oggi la conoscenza dell'antica F. si è enormemente accresciuta grazie allo sviluppo delle ricerche dei servizi archeologici greci e alla ripresa di quelle della Scuola Francese di Atene. Per quanto riguarda il periodo più antico, gli scavi franco-greci condotti presso la «Toumba» di Dikili-Taş, tra il 1967 e il 1975, e poi a partire dal 1986, hanno permesso di scoprire una stratigrafia continua dal Neolitico Medio (focolari e resti architettonici) al Bronzo Antico, con uno strato relativo al Bronzo Recente. Tale occupazione si ricollega a culture attestate in Bulgaria e nelle regioni basso-danubiane. La fase ellenistica di F. è ancora poco conosciuta: alcuni ritrovamenti molto esigui sotto il foro e a E del macellum sembrano indicare l'esistenza di un quartiere di abitazioni e di una rete viaria destinata a non subire in seguito variazioni sostanziali. Un monumento situato all'estremità O della basilica A, che si credeva ellenistico, è invece risultato essere un tempio romano. La pubblicazione di un'importante iscrizione, che riproduce allo stato frammentario una lettera inviata dai legati di F. ad Alessandro (probabilmente nel 335), getta qualche luce sull'estensione e sulla organizzazione del territorio, soprattutto verso S e il mare, e verso Ν sino al fiume Angitis.
Il territorio della colonia romana è stato oggetto di un nuovo studio: esso includeva tutta la piana di F. e Drama sino alle montagne, mentre a NO giungeva sino alle sponde dell'Angitis (ma probabilmente non oltre il fiume e sicuramente non fino a Serrai); comprendeva, inoltre, la maggior parte del Pangeo a O dove F. confinava con Amphipolis; a S la Pieria del Pangeo, ma forse non la zona costiera, la cui appartenenza è discussa; a SE la costa da Neapolis-Kavalla sino alla regione di Akontisma dove F. confinava con i possedimenti continentali di Thasos. Un territorio tanto vasto era costellato di villaggi, quindici dei quali sono menzionati nelle iscrizioni. A Kipia (a SO), nelle vicinanze di Eleutheroupolis, è stato scoperto quello di Aulon, con il santuario del dio Heros (o Heron) Aulonitis e con un insediamento della prima età imperiale. Comunità come Neapolis e altre godevano probabilmente di uno status di semi-autonomia che non è ben conosciuto.
Nella città vera e propria le ricerche sono state indirizzate soprattutto a precisare la conoscenza dei monumenti messi in luce in precedenza. Vanno segnalate per completezza le scoperte, numerose ma ancora inedite, effettuate in occasione di scavi di emergenza nelle necropoli orientale (villaggio di Krinides) e occidentale (villaggio di Lydia). Nel teatro gli scavi si sono concentrati sulle parti alte della cavea, molto danneggiate, sopra il diàzoma e sulle pàrodoi. Si sono scoperti i resti di una via che continuava in direzione della città la pàrodos occidentale.
Alcuni dati sui santuari rupestri sono forniti da un'opera che pubblica in maniera esauriente i 187 rilievi scolpiti sulla parete rocciosa dell'acropoli, all'interno delle mura della città e all'esterno in corrispondenza dei tratti E e O. In oltre la metà dei casi si tratta di raffigurazioni di Diana, con arco, con lancia, con lancia e ramoscello o mentre sgozza un cervo (quest'ultima rappresentazione è più rara). Si notano anche alcune figure femminili di prospetto, immagini di Giove, Minerva, Cibele e numerosi tipi isolati. Sormontati da un frontone, delimitati entro un riquadro, talvolta accompagnati da iscrizioni il più delle volte in latino, questi rilievi sono assimilabili a stele votive e sembrano databili al II sec. d.C. Nella parte meridionale della città è stato ripreso lo studio di un edificio con decorazione musiva, ritenuto un impianto termale. Esso misura m 40 x 54 e si compone di un cortile a peristilio, con i porticati decorati da un mosaico a motivi geometrici e con una fontana al centro, delimitato a O da un settore termale dove si trovano ipocausti di limitata estensione e una grande piscina fredda, a E da un complesso di sale, una delle quali absidata, con nicchie pavimentate con mosaici figurati a motivi animali, e una dotata di cisterna. Si accedeva al cortile dalla strada mediante alcuni gradini che conducevano a un ingresso monumentale di ordine corinzio. Il complesso venne edificato intorno al 250 d.C. al di sopra di un edificio più antico non meglio identificato, e venne abbandonato verso la fine del IV secolo. La disposizione generale e la limitata estensione della parte termale non consentono di riconoscervi dei bagni pubblici, anche se non si è in grado di prospettare una convincente interpretazione alternativa.
La storia e la topografia del foro sono state oggetto di notevoli precisazioni. Si è assodato che il primo complesso, di c.a m 80 x 145, venne costruito in età Claudia sopra un quartiere di abitazioni ellenistiche (il che lascia aperta la questione dell'ubicazione della precedente agorà), a S della via che collega le porte principali della città, e che costituisce il tratto urbano della Via Egnatia. Esso è formato, a E, a S e a O, da tre complessi simili tra loro, consistenti in una doppia fila di ambienti (9 a E e a O, 17 a S) larghi c.a m 5,25 e profondi da m 5,85 a m 7,80 a seconda dei lati, disposti attorno a una piazza molto probabilmente lastricata, sulla quale è possibile che si affacciassero mediante un portico. Nell'angolo NO, accanto alla strada, si trovava probabilmente un tempio con due colonne in antis, al posto del quale verrà successivamente edificata la curia. Un monumento analogo sorgeva forse nell'angolo NE. Lungo la strada, al centro del lato settentrionale, si trova una tribuna fiancheggiata da due piccole costruzioni di cui si ignorano sia l'aspetto che la funzione. Forse già in questo periodo erano presenti a N, al di là della Via Egnatia, alcuni monumenti di cui oggi non conosciamo quasi nulla, ma tra i quali erano certamente presenti grandi gradinate. La seconda fase si data agli inizi del regno di Marco Aurelio. A Ν della strada i monumenti, probabilmente templi, vengono ricostruiti o ristrutturati. Si può quindi pensare che il foro fosse in certo senso esteso verso N, al di là della Via Egnatia stessa (che così ne risultava inglobata) e su una quota più alta, con edifici che costituivano una chiusura prospettica della piazza alle pendici dell'acropoli. Una funzione, quindi, cultuale e monumentale (oltretutto sarebbe stato difficile, date le scale e i dislivelli, far circolare qui i carri delle merci): le funzioni più propriamente commerciali vengono riservate alla piazza inferiore. Intorno a questa il lato Ν mantiene il suo aspetto precedente con l'aggiunta, da entrambe le parti, di una lunga fontana (m 3 x 22) con funzione più decorativa che pratica, considerato il diametro ridotto delle tubature di alimentazione. Sugli altri lati è costruito un portico a due navate, dietro al quale si trova una fila di ambienti: a S 21 botteghe che misurano m 6,35 x 4,10 e che si aprivano sulla via che costeggia la piazza; a E 4 grandi ambienti di m 9,25 x io che si aprivano sul portico con un grande porta fiancheggiata da due finestre e, all'estremità meridionale, una sala di m 11,70 x 10 con funzione di biblioteca, nello spessore delle cui pareti si possono riconoscere delle nicchie; quest'ultima, che presentava sulla fronte un colonnato in granito con tre colonne in antis, risultava meglio illuminata ed era caratterizzata da una decorazione più ricca. A O una grande navata, priva di ripartizioni interne, lunga c.a m 35 e larga quasi m 7,60, con un ingresso costituito da un colonnato di cinque colonne in antis, doveva svolgere la funzione di basilica, anche se non ne possiede la tipica planimetria; all'estremità meridionale sorgeva un edificio di funzione incerta, probabilmente il tabularium, speculare alla biblioteca, caratterizzato da un maggiore apparato decorativo forse un poco più tardo. Agli angoli NO e NE della piazza inferiore, disposti specularmente (orientati cioè l'uno verso E, l'altro verso O), sorgono due edifici «gemelli», entrambi provvisti di pronao con facciata tetrastila: quello a NO è identificabile con la curia, quello a NE con un tempio di culto imperiale che peraltro era stato preceduto da un edificio analogo, ma di dimensioni minori. Fra quest'ultimo e la rampa che collega la piazza inferiore alla Via Egnatia, sono i resti di una base che sorreggeva le statue di 5 (o 7) sacerdotesse di Livia divinizzata. Anche per questo monumento si possono ricostruire due fasi: nella prima (quando era ancora in piedi il tempio più piccolo) la base era più lunga; nella seconda (quando fu costruito il tempio maggiore) le dimensioni vennero ridotte. Il complesso è lungo all'incirca 149 m; per ingrandire la piazza venne obliterata una strada a E, così come probabilmente anche a O. Il portico orientale, che si prolungava in una rampa, aveva la funzione di mettere in comunicazione le due strade che fiancheggiavano il foro.
La terza fase è di età paleocristiana. Poco prima del 500, una catastrofe, forse un terremoto, costrinse a ricostruire tutto il colonnato: il portico corinzio venne allora sostituito da una costruzione ad arcate, con capitelli ionici a imposta, mentre gli ambienti dei porticati orientale e occidentale vennero puntellati in diverse maniere. Le costruzioni a Ν della strada erano già state sostituite intorno alla fine del IV sec. da un edificio di incerta identificazione, forse termale, prima di essere ricoperte dalla basilica A.
Bibl.: H. Koukouli-Chrysanthaki, rapporti annuali in ADelt, Chron., dal 1969 al 1979; P. Collart, P. Ducrey, Philippes, I. Les reliefs rupestres, Atene-Parigi 1975; P. Aupert, L'édifice avec bains, in BCH, CHI, 1979, pp. 619-627 e CIV, 1980, pp. 699-712; F. Papazoglou, Le territoire de la colonie de Philippes, ibid., CVI, 1982, pp. 89-106; M. Séfériadès, Dikili Tash: introduction à la préhistoire de la Macédoine orientale, ibid., CVII, 1983, pp. 635-677; C. Vatin, Lettre adressée à la cité de Philippes par les ambassadeurs auprès d'Alexandrie, in Πρακτικα του H ' Διεθνούς συνεδρίου ελληνικης και λατινικής επιγραφικής, Αθήνα 1982, I, Atene 1984, pp. 259-270; M. Sève, Ρ. Weber, Le côté Nord du forum de Philippes, in BCH, CX, 1986, pp. 531-581; P. Papazoglou, Les villes de Macédoine à l'époque romaine, Atene-Parigi 1988, pp. 405-413; M. Sève, P. Weber, Un monument honorifique au forum de Philippes, in BCH, CXII, 1988, pp. 467-479; iid., Le forum de Philippes, in corso di stampa.
(M. Sève)
Età cristiana. - Le ricerche degli ultimi anni si sono rivelate alquanto fruttuose poiché da una parte è progredito lo studio (svolto da S. Pelekanidis) dei settori scavati del complesso dell'Ottagono e, dall'altra, è stato completato, o è in via di completamento, lo scavo di nuovi monumenti. Diversi scavi di recupero sono stati eseguiti nell'area della necropoli occidentale anche da parte di Ch. Bakirtzis.
La «Basilica» di Paolo. - È stata scoperta al di sotto del settore Ν della chiesa ottagonale e doveva costituire il primo luogo di culto della comunità cristiana di Filippi. Venne eretta a ridosso della tomba-heròon di Euephenes Exekestos con pianta rettangolare (m 25,30 x 9,90), e un'abside semicircolare sul lato E. Il pavimento dell'edificio è ricoperto di mosaici raffiguranti alberi, pavoni e altri uccelli. Dinanzi all'abside entro una tabula ansata è la seguente iscrizione musiva: πορ[φυ]ριοc eπicko/πoc th[n] [k]enthcin thc baciλikh/c παυλο[υ] [επ]οιηcεν en x(picτ) Ω che ricorda il vescovo Porphyrios partecipante al Sinodo di Sardi del 342/343. La chiesa è chiamata basilica nel significato più ampio di luogo di culto, indipendentemente dal numero delle navate.
Il complesso dell'Ottagono. - Le ultime ricerche sulla chiesa ottagonale hanno costretto gli scavatori a rivedere le loro precedenti affermazioni a proposito di questo edificio. Oggi si ritiene che la chiesa che sostituì la Basilica di Paolo all'epoca di Arcadio (395-408) avesse la forma di un ottagono libero (Ottagono A). La sua fondazione su un terrazzamento artificiale provocò, a quanto sembra, estesi danni che costrinsero l'architetto, che intraprese il radicale rinnovamento della chiesa nella prima metà del VI sec., a iscrivere ormai l'ottagono in un quadrato: divenne così più solido con l'aggiunta delle absidi sui quattro lati. Restauri all'edificio furono effettuati anche agli inizi del VII sec., ma forse intorno alla metà del secolo il complesso, come tutti gli altri edifici di F., venne distrutto da un terremoto e la città si restrinse verso N, alle pendici della collina.
Complesso termale. - Si trova a Ν del battistero dell'Ottagono e costituisce un impianto termale di tipo pompeiano in tutti i particolari. La distribuzione degli spazi si articola in due ali: l'ala degli ambienti caldi e freddi e quella della palestra. Gli ambienti identificati sono: la portineria, la palestra con due portici, il magazzino per l'olio, e la piscina frigida, le latrine, lo spogliatoio, il frigidarium, i tepidaria I, II, III e i calidaria I, II. La fondazione del complesso termale, sulla base delle monete rinvenute e di altri elementi, si colloca all'epoca di Augusto, nel 30 a.C., anno di fondazione della colonia che vede lo stabilirsi a F. di pretoriani e di molti romani partigiani di Antonio, scacciati dalle loro proprietà in Italia. Grandi trasformazioni nel servizio delle terme avvennero intorno alla metà del VI secolo. Allora l'edificio termale venne diviso in due parti perché potesse essere usato contemporaneamente da individui di entrambi i sessi: nella stessa epoca anche la latrina ebbe un divisorio centrale per il medesimo motivo. Non sappiamo per quanto tempo continuassero a funzionare insieme anche le due ali del complesso termale. A quanto risulta dai dati di scavo sembra, comunque, che dalla prima metà del VII sec. il bagno delle donne interruppe il suo servizio, mentre avvenivano grandi trasformazioni nell'ala maschile. Quest'ultima venne ristretta e continuò a funzionare anche dopo il VII sec., utilizzata da quella parte della cittadinanza rimasta dopo il terremoto, in seguito al quale vennero eseguiti gli indispensabili restauri.
Basilica C (basilica del Museo). - Si trova a SE del Museo Archeologico, e certamente una parte di essa deve essere al di sotto di questo e del suo cortile. Lo scavo sistematico della basilica è iniziato nel 1977 e continua tuttora.
Si tratta di una basilica a tre navate - con copertura lignea nella sua forma iniziale e con ballatoi, nartece e atrio a O - che si data agli inizi del VI secolo. Intorno alla metà dello stesso secolo si pone la seconda fase edilizia nella quale venne realizzato un transetto. Dopo la rovina dell'edificio intorno alla metà del VII sec., esistono indizi di un riuso della chiesa propria, all'infuori del sacro bèma. In epoca mesobizantina, e precisamente nel corso del X sec., l'area degli annessi settentrionali è trasformata in una chiesa bizantina, mentre tra l'XI e il XII sec. al di sopra delle rovine della chiesa si impianta un cimitero bizantino.
Basilica extramurale B. - Appartenente alla necropoli orientale, si trova a S del villaggio di Krenides, a una distanza di 400 m e a S della basilica extramurale pubblicata dal Pelekanidis nel 1955. Il monumento, scavato tra il 1975 e il 1977 (Ch. Pennas), ancora inedito, è costituito da tre navate e da un nartece. La navata centrale aveva un pavimento a mosaico, rinvenuto alquanto danneggiato, databile alla fine del IV o agli inizi del V sec., il cui repertorio ornamentale è puramente geometrico. All'angolo NO della navata centrale è stata rinvenuta una lunga iscrizione sepolcrale.
Di notevole importanza è anche il complesso sepolcrale sotterraneo che si trova accanto alla basilica; costituito da due camere e da un vestibolo comune, tutti con copertura a vòlta. Il rivestimento in marmo reca incisa un'iscrizione su più linee. La comunicazione tra le stanze e il vestibolo avviene tramite due porte marmoree scorrevoli.
Ciascuna camera è divisa in due parti da una transenna traforata con ornato a rombi. I defunti erano deposti in sarcofagi di piombo. È probabile una datazione del complesso al III sec. d.C.
Chiesa a croce greca o mausoleo (?). - Una chiesa a croce greca o forse un mausoleo di medie dimensioni è stata scavata 20 m a SO della basilica extramurale A, da Ch. Bakirtzis. Ha un pavimento a mosaico con ornati geometrici, al di sotto del quale si trovavano due tombe paleocristiane.
Nuovo complesso abitativo (?). - Nel 1988 è iniziato lo scavo di un complesso situato a E del secondo cardo (pàrodos B) e a E dell'insula dell'Ottagono.
Del complesso sono venuti finora alla luce un doppio magazzino a pianta rettangolare con pìthoì, che nella prima fase dell'edificio era pavimentato con un mosaico datato alla seconda metà del IV secolo. Si tratta di un annesso dell'edificio che si estende verso E, del quale è stato scavato in parte l'atrio. Intorno alla metà del VII sec. l'edificio scoperto andò distrutto a causa del grande terremoto. Sopra le sue rovine vennero costruite nuove abitazioni e nella città, malgrado la diminuizione della popolazione, la vita continuò almeno fino all'VIII secolo.
Tombe. - Oltre 150 tombe di tipi diversi sono state scavate nella necropoli orientale. Alcune recano anche pitture murali (croci entro corone). I dati di scavo assicurano che, nei primi secoli della nostra era, le tombe cristiane erano frammiste a quelle pagane.
Bibl.: Relazioni di scavo: S. Pelekanidis, in Prakt, 1975, pp. 91-102; 1976, pp. 115-129; Ch. Pennas, in ADelt, XXX, 1975, p. 306 ; XXXI, 1976, pp. 334-336; XXXII, 1977, pp. 288-292; S. Pelekanidis, Οι Φίλιπποι και τα χριστιανικό μνημεία τους, in Μακεδονία, Salonicco 1980, pp. 112-114; Ch. Pennas, Παλαιοχριστιανικές ταφές στους Φίλιππους, in Α ' Τοπικο Συμποσιο Καβαλας, 1977. Πρακτικα, Salonicco 1980, pp. 438-444 ; E. Kourkoutidou-Nikolaidou, Η Βασιλική Γ των Φίλιππων, in AErgoMaK, II, 1988, pp. 409-415; G. Gounaris, Ta ευρήματα της πανεπιστημιακής ανασκαφής Φίλιππων κατα το 1988, ibid., pp. 395-408; G. Gounaris, G. Velenis, Πανεπιστημιακή ανασκαφή Φίλιππων, 1989, ibid., III, 1989, pp. 451-457; G. Gounaris, To Βαλανειο και τα Βόρεια προσκτισματα του Οκτάγωνου Φίλιππων, Atene 1990; E. Pelekanidou, Α. Mentzos, Οκτάγωνο Φίλιππων. Πρώτα συμπεράσματα μετα τις νεότερες ερευνες, in Μνημη Α. Λαζαριδη, Salonicco 1990, pp. 598-607.
(G. Gounaris)