DAL VERME, Filippino (Filippo)
Appartenente alla celebre famiglia veronese, nacque in un anno imprecisato -probabilmente dopo il 1354 - da Bartolomeo, fratello di Luchino, e da Margherita di Pietro Belgarzone de' Brugnoli da Vicenza. La nascita si sarebbe verificata probabilmente durante il lungo esilio paterno dalla città di Verona (che era stato decretato nel 1354 da Cangrande Della Scala e che terminò soltanto due anni prima della morte di Bartolomeo Dal Verme, avvenuta nel 1377). forse proprio a Milano dove il padre era fuggito, trovando sicura protezione presso i Visconti. Appunto nel 1377 anche il D., col padre, col fratello maggiore Taddeo e con gli altri fratelli, fu assolto dal bando che fino allora aveva colpito tutta la famiglia per la partecipazione paterna alla ribellione di Fregnano Della Scala, ma a condizione di non rimettere piede né a Verona, né a Vicenza, i territori sui quali si estendeva la signoria scaligera, senza averne ricevuto prima esplicito permesso da Antonio e Bartolomeo Della Scala. Il perdono da parte dei due signori veronesi era un atto suggerito dalla opportunità politica di compiacere il signore di Milano e protettore dei Dal Verme, Bernabò Visconti, la cui moglie Regina Della Scala aveva avanzato contro di essi pretese di successione nella signoria veronese.
Risale al 1384 la prima notizia rimastaci tanto circa l'attività del D. come capitano di ventura, quanto anche sulla sua presenza nel Regno di Napoli. Difatti, durante la reggenza di Margherita di Durazzo, egli è uno dei tanti condottieri assoldati per la difesa del Regno meridionale minacciato dalle forze angioine, e la sua brigata di mercenari, almeno dalle somme che gli erano dovute in pagamento dalla corte napoletana, sembra essere più numerosa delle altre lì operanti, tutte generalmente assai ridotte nel numero dei roviamo componenti. Nei primi del 1387 troviamo il D. impegnato contro i Bolognesi nella compagnia dei conte Lutz von Landau, al comando di una squadra di mille cavalieri. Fallito il tentativo , di impadronirsi di Bologna, il Landau, per opera di lacopo Dal Venne, con le sue truppe, tra le quali anche quelle comandate dal D., passò come capitano generale al servizio di Antonio Della Scala, andando a combattere in difesa della signoria veronese contro gli assalti dei Carraresi e dei Visconti. Il D. ebbe allora il comando, insieme a Guido da Savona, delle nuove truppe assoldate a Mestre dagli Scaligeri, alla cui testa compfdelle scorrerie nei territori attorno a Treviso. Caduta Verona, nell'ottobre 1387. in mano a Giangaleazzo Visconti, il D. passò al servizio del vincitore.
Tornò in seguito a militare nel Napoletano al soldo prima di Ladislao e poi di Giovanna II di Durazzo. Finì per rimanere stabilmente nel Regno, dove sposò una donna di Salerno, Tommasina di Tommaso Gennareni, dalla quale ebbe quattro figli maschi: Cirello, Talavino, Domenico e Paolo. Il 13 apr. 1421 fece testamento a Salerno, dove pare che ormai risiedesse, dove rimasero i suoi discendenti e dove forse morì in data che non conosciamo. Il suo primogenito Cirello ottenne nel 1427 da Giovanna II il feudo di Alfano.
Fonti e Bibl.: G. Collino, La guerra viscontea contro gli Scaligeri nelle relazioni diplom. fiorentino-bolognesi col conte di Virtù (1386-87), in Arch. stor. lomb., s. 4, VII (1907), p. 113; A. Valente, Margherita di Durazzo vicaria di Carlo III e tutrice di re Ladislao, in Arch. stor. per le prov. napolet., XI, (1915), p. 467; E. De Marco, Crepuscolo degli Scaligeri (La signoria di Antonio della Scala: 12 luglio 1381-18 ott. 1387), in Arch. veneto, s. 5, XXIV (1939), p. 13; A. Cutolo, Re Ladislao d'Angió-Durazzo, Napoli 1969, p. 40; P. Litta, Le Famiglie celebriitaliane, sub voce Dal Verme, tav. I; C. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, I, Busto Arsizio 1936, p. 221; G.B. di Crollalanza, Diz. stor.-blasonico delle famiglie nobili…, III, Bologna 1965, p. 83.