ALBACINI (Albaccini, Albagini), Filippo
Scultore, indicato spesso erroneamente (per es. Thieme-Becker) come Carlo il Giovane. Figlio di Carlo A., nacque a Roma il 14 febbr. 1777. Apprese l'arte della scultura dal padre, ma guardò anche alle opere del Canova; questi si adoperò per farlo accogliere tra gli Accademici di S. Luca, come infatti avvenne il 7 apr. 1811. Svolse la sua prima attività nello studio paterno, collaborando ad opere del padre; vi è, per esempio, memoria di un grande e ornato dessert, eseguito da quest'ultimo per la reggia di Napoli, per il quale Filippo aveva dato i modelli dei trofei. Assai ricco, scolpì poche opere; si ricordano, tuttavia, i soggetti di alcune sue sculture: Aiace, Venere, il Genio della bellezza, oltre vari monumenti sepolcrali, ritratti, ecc. Nella serie di busti rappresentanti uomini celebri un tempo al Pantheon ed oggi conservati nella Protomoteca Capitolina, furono da lui scolpiti quelli di Leonardo e del Correggio (entrambi 1813) e forse quello dell'archeologo Ridolfino Venuti (1800). Una scultura particolarmente famosa fu l'Achille morente, che l'A. dovette replicare almeno due volte: se ne conserva infatti un esemplare eseguito per 630 scudi su ordinazione del 60 duca di Devonshire nel 1823 (ora a Chatsworth) e un altro, datato 1854, nell'Accademia di S. Luca a Roma. Lavorò anche per l'Oratorio dei Pescivendoli a Roma, attiguo alla chiesa di S. Angelo in Pescheria, ad opere che potrebbero identificarsi con otto busti di apostoli in stucco posti in alto, entro incavi, ove si imposta la volta dell'ambiente. È stato notato come l'artista, partito da un'educazione neoclassica, si sia poi avvicinato a forme di accentuato realismo caratterizzate da una troppo scoperta e insistita precisazione dell'espressione psicologica. Fu socio d'onore della Pontificia Accademia romana d'archeologia. Morì il 17 febbr. 1858, lasciando erede del suo cospicuo patrimonio l'Accademia di S. Luca, allo scopo di istituire pensioni biennali per giovani scultori romani. Nel cortile dell'Accademia una scultura, grande al vero, di A. Galli lo rappresenta; il suo munifico gesto è ricordato nell'iscrizione che appare in una carta che l'A. tiene tra le mani. Ancora oggi l'Accademia bandisce un premio di scultura intitolato al suo nome, riservato a giovani scultori romani. È sepolto nella chiesa dei SS. Luca e Martina a Roma ove, in una targa marmorea che ricorda gli accademici di S. Luca, è indicato erroneamente come suo anno di nascita il 1767.
Bibl.: Archivio dell'Accademia di S. Luca, Registro delle congregazioni, 1803-1812, C. 117 r.; doc. del 24 genn. e del 10 ag. 1823 nell'archivio delle collez. del duca di Devonshire, Chatsworth (comunic. di T. S. Wragg); Archivio dell'Accademia di S. Luca, Necrologio di F. A. (Congregazione generale del 26 febbr. 1858, vol. 118, fasc. 49); G. A. Guattani, Memorie encicloped. romane sulle Belle Arti, I, Roma 1806, pp. 22-23; IV, ibid. s.d., p. 148; V, ibid. s.d., pp. 75-76; D. M. in Kunstblatt, VI (1825), n. 39, p. 156; P. Righetti, Descrizione del Campidoglio, II, Roma 1836, pp. 158, 187; C. Waagen, Treasures of Art zn Great Britain, III, London 1845, p. 367; A. Riccoboni, Roma nell'arte, La scultura nell'evo moderno, Roma 1942, r,p. 384-385; V. Martinelli-C. Pietrangeli, La Protomoteca Capitolina, Roma 1955, Roma 1955, pp. 8, 47, 48, 66, 67, 71, 85; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1956, pp. 131, 176; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 171.