BALDACCHINI, Filippo
Nacque a Cortona nella seconda metà del sec. XV e, nipote per parte di madre del cardinale Silvio Passerini, appartenne ad una delle più nobili famiglie toscane.
Visse lungamente alla corte pontificia, dove, per influenza dello zio, raggiunse grande notorietà negli anni che vanno dal 1480 al 1528, ed ebbe affidati importanti incarichi da Leone X e da Clemente VII. Nel 1526 fu eletto vescovo di Assisi e nel 1527 nominato governatore di Todi, ma rifiutò entrambe le cariche.
Quando, nel 1529, il Passerini cadde in disgrazia del papa e poi venne a morte, il B. si ritirò a Cortona, ove prese moglie. Rese ottimi servizi alla sua città, specie, dal 1530 in poi, come ambasciatore a Firenze, guadagnandosi la piena fiducia dei Medici. Nel 1530, quando Cortona, che aveva preso le parti della Repubblica fiorentina, fu conquistata dall'Orange, il B. fu uno degli ostaggi pretesi.
Da un codice dell'archivio comunale cortonese apprendiamo che, non ancora cinquantenne, egli fu ucciso sulla pubblica via da un servo licenziato.
Il B. esordì con una bizzarra operetta, Nox illuminata (Fluentia 1519), composta di due parti perfettamente simmetriche. La prima è una esaltazione dell'amore (Sermo piissimus habendus in Liberi patris Festivitatibus toto orbe celebrari consuetis: ad amentes et rudes ut amantes et sapientes fiant)sotto forma di dotta e licenziosa predica. Si apre con una invocazione a Venere, cui segue l'esame di tre argomenti amorosi, e si conclude con una calda esortazione a godere la vita. La seconda parte (Correctio praedicationis sub titulo amoris facte)è una diligente ritrattazione di ogni affermazione licenziosa fatta nella precedente e s'inizia con una canzone alla Vergine perfettamente parallela a quella a Venere.
In tutta l'opera sono frequenti le citazioni di testi classici (Virgilio, Ovidio, Seneca), italiani (Dante e Petrarca), e sacri, con una particolare predilezione per il Vecchio Testamento. Sulla attribuzione della operetta nacque qualche equivoco perché fu confusa con altre Prediche d'amore. Si veda per questo la serie di interventi nel Giornale degli eruditi e dei curiosi (I [1883], pp. 356, 436, 496, 618-621), ove alcuni versi riportati dal D'Ancona, che non hanno nulla a che vedere col Sermo del B., ed un poco chiaro articolo del Tessier testimoniano la confusione che si era creata.
La seconda opera del B., Fortuna (Tuscolano 1522; Perugia 1526), doveva essere già composta, per lo meno in gran parte, nel 1517, come appare dalla lettera dedicatoria, interessante soprattutto perché contiene la dichiarazione delle abbondanti ed eterogenee fonti: Marziale, Boezio, il boccaccesco Ameto,l'Arcadia del Sannazaro e gli Asolani del Bembo. Il componimento, in prosa e versi, contiene il racconto di una caccia mitica e, già mediocre nella prima parte, diviene decisamente scadente nella seconda a carattere allegorico.
I due libri del Prothocinio (Perugia 1525) contengono una raccolta di poesie che definiscono una minuta casistica d'amore. Svariatissimi i metri usati ed estremamente scadente il tono generale, anche per la volontà chiaramente manifestata dal B. di sorprendere il lettore con fredde e stucchevoli stravaganze stilistiche che a lungo andare generano monotonia.
Decisamente moralistici sono gli intenti del Dyalogo de patientia (Perugia 1525), in cui lo Spirito, dopo una breve disputa con la Carne, la convince ad ascoltare con riverente interesse le lodi della pazienza e di altre virtù, concludendo con il pensiero del giudizio universale che Spirito e Carne affronteranno di nuovo uniti.
Infine, il Lamento di Cortona,che il Mancini pubblicò in Cortona nel Medio Evo,è un capitolo in terza rima sulle sventure della città, connesse con la cacciata dei Medici da Firenze nel 1527 e il loro ritorno nel 1530. Il componimento, che indulge di frequente ad espressioni familiari, quando non apertamente volgari, si limita a una impersonale esposizione dei fatti e conclude un'attività nel complesso affrettata e occasionale volta alla rapida suggestione di vari modelli letterari.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, GliScrittori d'Italia,II, 1, Brescia 1758, pp. 93 s.; E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane ed umbre,II, Firenze 1761, pp. 263-272; G. Mancini, Cortona nel Medio Evo, Firenze 1897, pp. 361, 375 ss.; Id., Contrib. dei cortonesi alla coltura ital., Firenze 1922, pp. 60 ss.