BARIGIONI, Filippo
Nacque a Roma, almeno intorno al 1680 dato che, come pare probabile dall'esame delle sue opere e come risulta da numerose testimonianze, fu allievo di Mattia de' Rossi, morto nel 1695. Si formò nell'ambito della trionfante cultura berniniana, volgendo in seguito verso una progressiva accettazione di modi settecenteschi, attraverso la frequente collaborazione con C. Fontana e P. Bracci. Non è dato stabilire quale parte spetti al B. nell'architettura della cappella Albani nella chiesa di S. Sebastiano sulla via Appia, iniziata verso il 1706 per volontà di Clemente XI; la cappella sembra infatti ideata principalmente dal Fontana, pur con la collaborazione del B., allora giovanissimo, di A. Specchi, di C. Maratta e di altri; la decorazione, ricchissima di marmi e di stucchi, di gusto tipicamente barocco e pure non priva di certa raffinata eleganza settecentesca, servirà al B. di modello per le sue opere posteriori. Alla morte di Clemente XI (1721) il B. fu incaricato di eseguirne il catafalco in S. Pietro e in seguito quelli di Innocenzo XIII (1724) e di Clemente XII (1740), mentre nella chiesa di S. Clemente eseguì quello per Augusto II di Polonia (1733). A lui appartiene anche nella Basilica vaticana la monumentale statua di S. Norberto. Memore della cappella Albani in S. Sebastiano, il B. condusse tra il 1726 e il 1736 la cappella intitolata a S. Francesco da Paola in S. Andrea delle Fratte, sovraccarica di marmi colorati e di bronzi, che mirano a rivestire le strutture parietali di smaglianti superfici di significato puramente pittorico. Tali qualità decorative probabilmente giustificano le commissioni di alcuni restauri, dei quali il più interessante è quello di S. Domenico a Urbino: alla liscia facciata della chiesa gotica, restaurata sulla pianta originaria, il B. antepose una scalinata di accesso a due rampe che, nella sobrietà delle forme, tenta un accordo con l'inclinazione del tetto e con la semplicità dell'edificio. Ritornato a Roma, il B. attese ad un altro importante restauro nella chiesa di S. Marco in Roma per conto del card. A. M. Querini; i cancelli davanti all'altare, il coro, le colonne di mattoni impellicciate di diaspro in sostituzione di quelle antiche di granito a fianco dei pilastri nella navata centrale indicano un ritorno all'esuberanza decorativa della cappella in S. Andrea delle Fratte. L'opera più rappresentativa di questo periodo èil monumento funebre di Maria Clementina Sobieski in S. Pietro, eseguito nel 1739 con la collaborazione, per le sculture, di P. Bracci; il riferimento alle opere berniniane e soprattutto ai monumenti di Urbano VIII e di Alessandro VII è evidente nella composizione piramidale chiusa tra due colonne, sottolineata dalla ripresa del motivo pittoresco del drappo che avvolge la figura della Carità recante in mano il ritratto della defunta; l'enfasi berniniana appare tuttavia corretta da una ricerca di raffmata eleganza settecentesca.
Il B. morì a Roma il 23 dic. 1753.
Fonti e Bibl.: L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori ed archit. moderni, Roma 1730, 1, p. 330; F. Titi, Descr. delle pitture e architetture esposte al pubblico in Roma..., Roma 1763, pp. 19, 270, 343; K. H. Heinecken, Dict. des artistes..., Leipzig 1788, 11, pp. 166 s.; E. Calzini, Urbino e i suoi monumenti, Urbino 1899, p. 92; D. Angeli, Le chiese di Roma, s. i. né d., pp. 33, 206, 487, 551; F.Hermanin, S. Marco, s. I. né d., pp. 13, 29, 37; J. Meyer, Allgem. Künstler Lexikon, III, p.18; U. Thieme-F. Becker'Künstler-Lex., II, p. 497; Enc. Ital.,VI, p. 185.