BERARDI, Filippo
Nato a Ceccano (Frosinone) il 2 marzo 1830, da Vincenzo, commerciante, e da Anna Maria Bruni, studiò a Roma, prima nel collegio Ghisleri, poi all'università, laureandosi in giurisprudenza nel 1852. Impiegato al ministero dell'Interno, lasciò dopo il 1860 la pubblica amministrazione per iniziare, all'ombra del fratello Giuseppe, allora sostituto segretario di Stato e dei suocero A. Galli, ministro delle Finanze, una fortunata ascesa nel mondo degli affari: egli cominciò a svolgere attività imprenditoriali e industriali, specie nel campo delle costruzioni ferroviarie, modeste dapprima e rapidamente accresciute poi da una notevole capacità affaristica (non sempre, a dire degli avversari, molto scrupolosa).
Nel settembre 1860, all'epoca della invasione sarda delle Marche e dell'Umbria, il B., che sovrintendeva ai lavori per la costruzione del tronco ferroviario Frosinone-Ceprano, venne arrestato sotto la grave accusa di aver sobillato i lavoranti contro il governo pontificio e di aver bruciato carte compromettenti. L'intervento dello stesso pontefice (vi èun suo appunto autografo nel Museo Centrale del Risorg. di Roma, b. 318, 3-1), Sollecitato dai parenti del B., portò alla sua quasi immediata liberazione.
L'episodio sembra doversi inserire nel quadro della sorda lotta tra il card. Antonelli e mons. de Merode, che tentava di colpire il potente avversario attraverso le persone a lui vicine. Il B. non rivendicò mai, anche dopo il 1870, questo lontano precedente patriottico, e non appare, del resto, in contatto con gli uomini del movimento liberale e nazionale romano. Ma certamente egli, tipico esponente del mondo affaristico locale, soffocato nella sua espansione dalle antiquate strutture e dalla stagnante situazione economica del piccolo Stato pontificio, dovette guardare con pratico realismo alle più ampie possibilità offerte dal vicino Regno (nel 1869 F. M. Gualterio diceva di lui che faceva "la corte agli uomini che governano l'Italia": R. De Cesare, II, p. 423).
Nel più vasto campo offerto alla sua attività da Roma capitale, il B. si mosse con abilità e con fortuna, interessandosi prevalentemente di ferrovie (ebbe gran parte anche nella costruzione della stazione Termini), ma dedicandosi anche ad altri generi di affari, immobiliari e finanziari, fino a crearsi una fortuna di notevole rilievo.
Nel 1870 il B, fu eletto al Consiglio provinciale, della cui deputazione entrò a far parte nel 1875, assumendone la presidenza nel 1889. Essendo riuscito a far convergere sul suo programma amministrativo una solida maggioranza, fu rieletto consecutivamente alla presidenza della deputazione fino alla morte: pur acquistando immobili, concorrendo con oltre sei milioni a lavori ferroviari (linee Roma-Viterbo, Velletri-Terracina, Viterbo-Attigliano, Roma-Nemi-Albano, Anzio-Nettuno), impiegando sette milioni per costruzioni e miglioramenti stradali e sostenendo altre ingenti spese, riuscì ad assestare il bilancio della provincia romana.
L'amicizia con G. Nicotera, che abitò a lungo nel suo palazzo (amicizia che suscitò qualche duro attacco di giornali d'opposizione), avviò il B. alla vita politica: creato marchese nel 1877, fu eletto deputato (1880) per la XIV legislatura nel collegio di Ceccano, collegio che egli favorì con una serie di opere pubbliche e con il passaggio della linea ferroviaria Roma-Ceprano. Nel 1882 venne nominato senatore. In Parlamento, dove seguì un orientamento di centro-sinistra, non ebbe parte molto attiva, ma in particolari circostanze il governo se ne servì per contatti con il Vaticano: così, dopo la morte di Pio IX, in occasione del conclave, egli venne incaricato di offrire al card. Pecci (che non lo volle ricevere), truppe italiane.
Il B. morì tragicamente il 9 marzo 1895, assalito da un folle, durante una visita al manicomio provinciale. La sua morte suscitò vive polemiche di stampa, venendo collegata alla politica di stretta economia e di dura disciplina, che era stata da lui instaurata, e ai rancori che aveva suscitato.
Fonti e Bibl.: Carte private della famiglia Berardi a Roma; Verbali della amministrazione provinciale di Roma, anni 1870-1895; Atti parlamen. Senato. Discussioni, XIX legisl., Iª sessione, tornata del 12 giugno 189, 5, pp. 26-27; Il Messaggero di Roma, 9-15 marzo 1895; A. Salvatori, Biografia di F. B., Ripi 1877; L. Buzi, In memoria del sen. F. B., Roma 1895; R. De Cesare, Roma e lo Stato del papa dal ritorno di Pio IX al XX settembre, II, Roma 1907, p. 423; S.Jacini, Il tramonto del potere temporale dei papi..., Bari 1931, pp. 34-35; E. Soderini, Il pontificato di Leone XIII, I, Milano 1932, p. 46 e n. 3; A. Caracciolo, Roma capitale..., Roma 1956, p. 183; G. Carocci, A. De Pretis..., Torino 1956, p. 194; P. Pirri, Il card. Antonelli tra il mito e la storia, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XII (1958), pp. 81-120; V. Misservine, Tragedia alla Lungara, in Strenna dei romanisti, XXVII (1966), pp. 291-298; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 104; Dizionario del Risorgimento nazionale, II, pp. 240-241.