BETTINI, Filippo
Nacque il 20 sett. 1803 a Genova da Giovanni, impiegato al porto franco, e da Giuseppina Palmieri. Intimo amico di Mazzini, con lui nel 1822 s'iscrisse a Genova alla facoltà di giurisprudenza, laureandovisi nel 1827.
Dopo aver fatto parte, ancora studente, di quel gruppo di giovani (come i fratelli Ruffini, G. E. Benza, G. B. Noceti e G. B. Cuneo) formatosi attorno a Mazzini, fu poi al suo fianco nell'attività critico-letteraria, impegnata in senso patriottico e liberale, sviluppata negli anni 1828-1830 sull'Indicatore genovese e sull'Indicatore livornese.
Con divulgativa semplicità il B. espose i criteri di estetica comuni a questo gruppo e favorevoli al rinnovamento romantico con larghi residui illuministici. Sull'Indicatore genovese polemizzò col Giornale arcadico di scienze lettere ed arti,ribadendo il concetto dei Berchet che i classici erano al loro tempo dei romantici (n. 23, 11 ott. 1828), e compì una buona analisi comparativa dell'opera poetica del Monti e del Foscolo (nn. 26, 27, 31: 31 ott., 8 nov., 6 dic. 1828), interessante soprattutto come esempio di valutazione della personalità e del valore artistico del primo, dato dalla generazione immediatamente successiva, impegnata nel Risorgimento. Lo studio del B. scevera infatti i momenti più validi da quelli meno validi nell'opera,del Monti e sottopone a critica la personalità dei poeta pur tendendo a giustificarne gli aspetti più discutibili.
Soppresso l'Indicatore genovese (dicembre 1828), il B. continuò la battaglia romantica sull'Indicatore livornese di F. D. Guerrazzi, propugnando, in polemica coi sistemi educativi del tempo, la simultanea educazione dell'intelletto e del cuore nella formazione della gioventù e, in letteratura, la compresenza delle facoltà razionali con la dote creatrice dell'entusiasmo (nn. 15, 36, 40: 15 giugno, 9 nov., 7 dic. 1829). In un coraggioso articolo su Silvio Pellico, ritenuto allora morto (n. 26, 24 ag. 1829), elogiò implicitamente il patriota nel letterato. Conoscitore della letteratura tedesca, nei nn. 23 e 24 del 3 e 10 ag. 1829 scrisse sulle tragedie di F. Schiller.
Dedicatosi, sempre in Genova, alla professione di avvocato, il B., avviatosi Mazzini verso più precise scelte politiche, non lo segui su tale strada, pur mantenendo con lui, presto esule, frequenti rapporti epistolari come principale corrispondente dall'Italia per le informazioni di carattere culturale: compiva ricerche e traduzioni, curava la pubblicazione in Italia di opere da lui raccomandate e talora contribuiva anche alla sua attività di critico col suggerimento e la formulazione di giudizi su scritti recenti. Quest'opera d'informazione aiutò, per esempio, Mazzini negli studi sul Foscolo; né il B. si ritrasse di fronte alla pericolosa richiesta di notizie sui processi e le esecuzioni contro la Giovine Italia. Analogo aiuto forni ai Ruffini, dei quali pure fu fedele amico.
Il B. assunse nella vita di Mazzini anche l'importante e duraturo ruolo di consigliere nelle faccende patrimoniali e finanziarie (procurandogli anche prestiti) e, dopo la morte della madre (della quale fu esecutore testamentario, 1852), di amministratore del patrimonio, cercando di garantirgli una decorosa sicutezza economica.
Indenne da fastidi per i contatti avuti con Mazzini, si andò differenziando notevolmente da lui nell'orientamento politico. Seguì, infatti, con favore l'evoluzione moderata dei movimento liberale e nazionale e all'inizio del 1848, collaborando al quotidiano La Lega italiana di D. Buffa, prese aperta posizione in tal senso: sostenne l'azione di Pio IX e di Carlo Alberto, aderendo maggiormente al sovrano piemontese dopo l'allocuzione papale del 29 aprile.
Assunta in aprile la direzione del giornale, che chiamò con nuovo titolo IlPensiero italiano,propugnò da principio l'unità di tutta l'Italia (articoli Unione forte e tosto, nn. 76, 77, 79 dei giorni 28, 29 aprile e 2 maggio 1848), ma, di fronte alle difficoltà seguite al mutato atteggiamento del. papa, ripiegò sul programma di un regno dell'Italia settentrionale (articoli La maggiore unione possibile,nn. 82-83, 5-6 maggio). Il linguaggio politico e la posizione ideologica del B. presentano, in realtà, non poca incertezza e confusione per la mescolanza, nel suo moderatismo, di tipiche influenze della predicazione mazzimiana.
Oltre che alla direzione del Pensiero italiano,tenuta fino al 18 luglio 1848, il B. si distinse nel giornalismo di argomento giuridico, fondando nello stesso anno la Giurisprudenza degli Stati Sardi,che nel 1859 mutò in Giurisprudenza italiana.Diresse tale periodico fino al 1863.
Morì a Genova il 21 sett. 1869.
L'amicizia tra il B. e Mazzini rimase immutata sino alla morte, e ne sono testimonianza le lettere di quest'ultimo in cui, accanto alle istruzioni finanziarie, si colgono aspetti intimi della sua personalità.
L'epistolario di G. Mazzini, Firenze 1902, nel vol. I riporta alle pp. XXVIII-XXXI alcune memorie del B. relative alla biografia mazziniana.
Fonti e Bibl.: Genova, Arch. dell'Istituto mazziniano, cartelle 13, 18, 27 e 71; Ediz. naz. di scritti editi e inediti di G. Mazzini,v. Indici ai singoli voll.; A. Neri. La soppressione dell'Indicatore genovese,Torino 1910, pp. 28 s.; M. L. Mannucci, G. Mazzini e la prima fase del suo pensiero letterario…,Milano 1919, pp. 52, 53, 86, 87; A. Luzio, La madre di Mazzini. Carteggio inedito.Torino 1923, pp. 30, 37, 57, 60 s., 63, 69, 112, 125 ss., 155, 240; L. Cambini, L'Indicatore livornese,Milano-Roma-Napoli 1925, pp. 77, 80, 85, 98 s., 101; A. Codignola, Ifratelli Ruffini,Genova 1925, ad Indicem;Id., La giovinezza di G. Mazzini,Firenze 1926, pp. 57, 87 s., 90, 94, 138, 146 ss.; I. Cremona Cozzolino, Maria Mazzini ed il suo ultimo carteggio,Genova 1927, pp. III, XXVIII, XXIX, XXXIII, C, CV, 9; R. Carmignani, Storia dei giornalismo mazziniano,I (1827-1830),Pisa 1959, v. Indice.