BIGAZZINI, Filippo
Figlio di Giacomo e di Baconesca Varani di Camerino, appartenne ad una delle più antiche e potenti famiglie dell'agro eugubino, titolare dei feudi di Coccorano, Biscina, Petrorio, Collalto e Santo Stefano di Arcelle.
Sostenitori del partito guelfo, i Bigazzini si erano schierati già nel 1258dalla parte di Perugia in occasione di uno dei tanti conflitti insorti tra questo Comune e Gubbio (si veda al riguardo F. Briganti,Città dominanti e Comuni minori nel Medio Evo..., Perugia 1906, pp. 65 s.), e da allora avevano instaurato un rapporto di collaborazione con Perugia.
Il B. - il quale nell'atto del 28 ott. 1284 con cui i Bigazzini divisero tra loro le proprietà familiari risulta titolare, insieme con il padre e come erede unico di questo, dei feudi di Coccorano e di Biscina, oltre che erede dei possedimenti materni - dovette approfondire tale legame se, nel testo di una convenzione stretta nel 1296 da lui e dal padre con il Comune, quest'ultimo, cedendo alcuni mulini, dichiarava che "magnificus miles Filippus singulari affectione cotidie laborat in utile Communis Perusii tam in pace quam in bello". E a lui il Comune si rivolse quando nel 1305 istituì la magistratura di gonfaloniere del popolo.
L'origine di tale carica, che a detta del Pellini fu ricoperta solo dal B., deve essere considerata nel quadro del definitivo trionfo dei popolari in Perugia. Non a caso, proprio in quel torno di anni (1303-1304: al riguardo, tra gli altri, L. Salvatorelli,La politica interna di Perugia..., pp. 65-67), nasceva la magistratura dei Priori delle arti, che assumevano il potere esecutivo e deliberativo del Comune cittadino. Il gonfaloniere veniva a completare il quadro delle nuove istituzioni: a lui erano conferiti ampi poteri al fine di garantire, insieme con la pace cittadina, la stabilità e la sicurezza del governo popolare. Tali poteri erano esercitati non solo all'interno della città ma anche all'esterno, in quanto il B. aveva il compito di conservare e difendere i governi guelfi dei vicini Comuni, il cui passaggio all'avversa fazione ghibellina avrebbe potuto recare notevoli difficoltà a Perugia.
Pertanto nello stesso anno 1305 troviamo il B. impegnato da un canto nella cura e nella protezione dei beni del monastero di S. Pietro, rimasto senza abate; dall'altro a intervenire, al comando di un esercito perugino, in Foligno ove i guelfi erano riusciti ad abbattere il governo ghibellino. Podestà di questo Comune nel 1306 e nel 1307, vi ritornò il 6 ott. 1309, a capo di alcune truppe, per difendere la città dagli attacchi dei fuorusciti ghibellini, mentre il 20 dello stesso mese, insieme con i Priori e i Savi, nominò Bulgaruccio di Ugolino, conte di Marsciano, capitano dell'esercito che Perugia inviava in aiuto ai guelfi di Spoleto.
Disceso in Italia Enrico VII nel 1310, si riaccese ovunque più violenta la lotta tra guelfi e ghibellini. Questi ultimi riuscirono a prevalere in molte città umbre e minacciarono Perugia da vicino. Nel momento del pericolo il Comune ricorse al B. per la difesa della propria sicurezza interna. Nello stesso 1310 i Priori gli conferirono il potere di sciogliere e vietare ogni associazione di cittadini. Nel 1312, poi, quando la guerra con Todi e Spoleto, passate ai ghibellini, era nella fase più acuta, il B. assunse nelle sue mani illimitati poteri interni: il 19 luglio di quell'anno, infatti, i Priori e i Camerari di tutte le arti delegarono al B. ogni loro autorità per la sicurezza cittadina impegnandosi, a nome del popolo perugino, ad osservare in tutto le sue disposizioni.
Ristabilitasi, alla morte di Enrico VII, la preponderanza guelfa in Umbria, il B. venne inviato nei vicini Comuni a riallacciare gli antichi vincoli di amicizia. Nel 1313 lo troviamo a Castel della Pieve "ad reconciliationem dicti castri" e l'anno seguente, caduto il governo ghibellino a Todi, fu eletto dai cittadini podestà di questo Comune.
Il B. restò nella carica di gonfaloniere fino al 1319: il 4 giugno di quell'anno i Priori accolsero le sue dimissioni. Dopo questa data è ricordato ancora il 28 febbr. 1320 tra i "milites" di Porta S. Pietro e il 2 aprile dello stesso anno nell'atto con cui i Priori disponevano che egli non incorresse in alcuna penalità per non aver pagato la colletta sulla libbra per i possedimenti fuori del distretto di Perugia, in quanto era risultato che gli ufficiali del Comune non ne avevano ancora stabilito l'entità. La sospensione fu revocata al B. il 30 dello stesso mese. Morì probabilmente nel 1326. Dei figli, nati dal suo matrimonio con Ghissa di Bernardino di Ugolino conte di Marsciano, sono ricordati Francesco, Giovanni e Anfiligia.
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