CAMMARANO, Filippo
Nato a Palermo il 16 agosto 1764 da Vincenzo e da Caterina Sapuppo, sua seconda moglie, svolse la sua attività di attore e commediografo a Napoli, dove i genitori lo condussero pochi mesi dopo la nascita. Sposò Rosalia Vitellaro, che fu cantante apprezzata e si esibì per anni a Napoli sulla scena del teatro Nuovo; dei nove figli, calcarono le scene Vincenzina, Clementina e Rosalinda, che si unì in matrimonio con l'attore Raffaele Negri e fu madre della primadonna Adelaide Negri. Morì a Napoli il 19 dic. 1842.
Figlio d'arte, "spirito grazioso, ma pure attore pasticcione, incredibilmente fecondo" (Bragaglia, p. 237), ilC. aveva scritto la sua prima commedia Rachele e Ippolita, ossia Il comico inglese, a dieci anni. Delle centinaia di lavori, fra poesie, riduzione di cose altrui e commedie proprie, molti manoscritti di commedie sono conservati al museo San Martino di Napoli. Si esibì come attore al teatro Fenice e al S. Carlino, dapprima nei panni di applaudito Pulcinella, sulle orme paterne, e dai primi anni del 1800 come valente "mezzo carattere". Il C. si era proposto, come autore, di migliorare la commedia popolare napoletana, nelle mani allora di attori mediocri che si esibivano in drammoni farraginosi "a fuoco, vivo" e "ad arma bianca" (Bragaglia, p. 324). Ridusse l'Annella di D'Avino, che ebbe un seguito a noi noto attraverso ciò che ne racconta il C. stesso; rivolse la sua attenzione al Goldoni, dapprima traducendo in dialetto napoletano Le baruffe chiozzotte (che divennero Lli funnacchere de lo Molo Piccolo)e poi passando all'adattamento ai caratteri e alla psicologia napoletana delle trame goldoniane. Quanto alla maschera di Pulcinella, che riuscì a includere in quasi tutti i suoi lavori originali, anche se ispirati alle Mille e una notte o ad episodi del brigantaggio (ad esempio Lo Sguizzero 'mbriaco dint'a lo vascio di sie Stella. Lo bello Gasparo e basta così), quando era esclusa dalla commedia vera e propria, il C. le riservava l'ultima parte dello spettacolo solitamente dedicata alla farsa. Nel 1816 volle provarsi, richiamandosi in un certo senso all'esperienza del Goldoni, a portare in scena ambienti e caratteri della vita reale e quotidiana di Napoli. Scrisse così, fra l'altro, Le funnacchere, Le luciane, La festa dell'archetiello, tutte commedie in cui la maschera di Pulcinella usciva dai vecchi limiti farseschi. Nel 1831, con Appassionate de lo ventaglio, seguita dalla meno fortunata Appassionate de la Malibran, tentò la parodia. Nel 1840 compose la musica per la farsa Una in tre;della sua attività di librettista va ricordato almeno L'inganno per amore, per la musica di P. G. Guglielmi (1797). Si ritirò dalle scene nel 1832, anche per ringraziare Ferdinando II che gli aveva concesso una pensione di 30 ducati, scrisse Vierze strambe e bisbetece (Napoli 1837), filastrocca in versi in cui con spirito e garbo narrò le vicende della sua vita e i soggetti delle sue commedie. Compose un numero imprecisato di sonetti, due dei quali per la morte di V. Bellini.
Bibl.: P. Martorana, Notizie biogr. e bibliogr. sugli scrittori del dialetto napoletano, Napoli 1874, pp. 47-49; B. Croce, I teatri di Napoli, Bari 1947, pp. 388, 524; A. G. Bragaglia, Pulcinella, Roma 1953, pp. 237, 324; Enc. dello Spettacolo, II, col. 1580.