CANONICI, Filippo
Figlio di Francesco, nacque a Bologna. Molti membri della sua famiglia furono lettori dello Studio e il fratello Giovanni Battista era, nel 1463 nel Collegio dei giudici. Stabilitosi a Roma, il C. divenne membro della famiglia pontificia in qualità di "scutifer papae et marescallus"; il 12 sett. 1484, in occasione della incoronazione del nuovo pontefice, Innocenzo VIII, fu eletto soldanus e partecipò al solenne corteo al Laterano con due borse piene di monete col compito di lanciarle al popolo. Oltre a questa funzione di elemosiniere il C., nella sua qualità di "soldano", svolgeva le mansioni di giudice ordinario di Roma e di custode delle carceri di Tor di Nona. Nel 1489 Innocenzo VIII gli affidò un delicato incarico diplomatico, legato alla vicenda del principe Gem, fratello del sultano Bāyazīd e suo antagonista, che il papa tratteneva in ostaggio alla corte pontificia.
L'ambizioso disegno del papa era di riunire tutti gli ambasciatori dei principi della Cristianità in un congresso che doveva esaminare gli aspetti tecnici e organizzativi di una nuova crociata, alla quale avrebbe partecipato lo stesso Gem che una volta spodestato il fratello, avrebbe ritirato i Turchi dal suolo europeo e ceduto la stessa Costantinopoli. L'8 maggio 1489 il papa inviò un breve ai sovrani europei fissando una seduta per i loro ambasciatori per il 25 marzo 1490 a Roma.
In queste trattative si inserì il C., al quale il papa affidò l'incarico di prendere contatti col sultano d'Egitto il quale, diretto antagonista di Bāyazīd II, aveva richiesto che Gem fosse lasciato libero di raggiungere la sua famiglia che si trovava in Egitto. La proposta era stata considerata attentamente allorché il sultano aveva fatto sapere, tramite la diplomazia ungherese, che era disposto a pagare 600.000 scudi per la liberazione di Gem. Nel giugno del 1489 il C. intraprese la sua missione diplomatica recandosi prima a Rodi dove, il 29 giugno, consegnò il cappello cardinalizio che il gran maestro dei giovanniti, P. d'Aubusson, aveva ottenuto in cambio della consegna al papa del principe Gem. Successivamente si recò al Cairo ove, come internunzio, seguendo le dettagliate istruzioni del pontefice, doveva avviare i negoziati col sultano, nella speranza che questi rinnovasse ufficialmente l'offerta già fatta in forma interlocutoria all'ambasciatore di Mattia Corvino, poiché il pontefice contava molto su quel ricco riscatto "pro classe, sive exercitu conficiendo ad expeditionem contra Thurcum" (Thuasne, p. 427).
La missione diplomatica del C. era strettamente connessa ad un'altra, condotta dall'Aubusson a Costantinopoli, che aveva lo scopo di non "alterare il malizioso animo" di Bāyazīd sul reale scopo delle trattative col sultano, e il papa seguiva con attenzione lo svolgimento di questi incontri diplomatici. Nel dicembre del 1489 l'Aubusson scriveva al papa che il C. aveva, al Cairo, pubblicamente dichiarato che il gran maestro non era autorizzato a condurre trattative con Bāyazīd intorno alla sorte di Gem; Bāyazīd, informato di ciò che affermava l'internunzio, "dall'incominciato negozio si distolse" (Bosio, p. 415).
Il C. in seguito alle rimostranze dell'Aubusson venne richiamato a Roma e, poiché "eccedendo l'istruzioni sue" (ibid.), aveva fatto fallire le trattative con Bāyazīd, gli vennero tolti gli incarichi che ricopriva come membro della famiglia pontificia e, caduto in disgrazia, ritornò "senza alcuna distinzione" (Fantuzzi, p. 79) a Bologna, ove sicuramente si trovava il 4 marzo 1490. Nel 1494 occupò il canonicato lasciato libero dal fratello Giovan Battista, nel 1478 divenuto vescovo di Faenza. Morì il 12 marzo 1513 a Bologna.
Leandro Alberti afferma che il C. lasciò un manoscritto, con la descrizione del viaggio compiuto per svolgere la missione diplomatica, intitolato Itinerario da Roma a Rodi fino al Cairo,al Gran Soldano;di esso però si sono perse le tracce.
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. universitaria, ms. 97: L. Alberti, Historie di Bologna, IV, deca VI, I. VII, cc. 276v-277; I. Burchardi Liber notarum..., in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXXII, 1, I, a cura di E. Celani, p. 81; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna,ibid., XXXIII, 1, a cura di A. Sorbelli, pp. 253 s.; G. Bosio, Dell'istoria della sacra religione e ill.ma militia di S. Giovanni Gerosolimitano, II, Roma 1594, pp. 413 s.; G. N. Pasquali Alidosi, Li canonici della chiesa di Bologna, Bologna 1616, p. 32; G. A. Bumaldo [O. Montalbani], Minervalia Bonon. civium anademata, Bologna 1641, p. 109; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1783, III, pp. 79 s.; J. v. Hammer, Storia dell'Impero Osmano, VII, Venezia 1828, pp. 37-53; L. Thuasne, Djem sultan fils de Mohammed II, Paris 1892, pp. 254 s.