CAPOCCI, Filippo
Nacque a Roma l'11 maggio 1840 da Gaetano e da Clelia Santarelli; iniziò lo studio dei classici nelle scuole del Pontificio seminario romano di S. Apollinare ed ebbe come primo maestro di musica N. Nobili. Prese poi lezioni di pianoforte dal maestro E. Gabrielli e dal padre. Ancora giovane, fu colpito da paralisi al braccio destro, ma, con una forza d'animo non comune, continuò a suonare, e l'arto riacquistò parte della sua funzionalità. Il C. divenne un ottimo organista e iniziò la sua attività nella chiesa di S. Maria di Monserrato; ammirato per l'eccezionale virtuosismo, si fece apprezzare nel mondo artistico romano tanto che molti musicisti si recavano ad ascoltare le sue improvvisazioni; sembra pure che Franz Liszt, durante un soggiorno a Roma, lo annoverasse fra i suoi amici. I fedeli, però, abituati a musiche facili e orecchiabili, non si entusiasmavano all'ascolto delle sue melodie e gli preferivano di granlunga il celebre padre. Nel 1863 il C. musicò gli oratori S.Antonio e S.Luigi re di Francia all'assedio di Damiata in Egitto (testo di G. Negri, eseguiti nell'oratorio della chiesa di S. Maria in Vallicella), la cui musica, che risentiva l'influsso del gusto corrente, gli procurò buona fama. Nel 1875 fu nominato primo organista della basilica di S. Giovanni in Laterano, con l'incarico di suonare il primo organo nelle musiche solenni e in tutti i comuni canonicali; fu anche organista in S. Ignazio e insegnante d'organo nell'Accademia di S. Cecilia.
Il C. divenne famoso come organista e compositore solo nel 1881, in occasione del collaudo, fatto da A. Guilmant, del nuovo grande organo di S. Luigi dei Francesi, uno strumento con tastiere e registri interi e pedaliera estesa: eseguì la sua Prima sonata per organo, dedicata all'organista francese. Il successo fu tale che egli iniziò da allora la carriera concertistica e fu invitato a suonare nelle principali città italiane e straniere. Le sue composizioni, eseguite in concerti d'organo in Inghilterra, Francia, Belgio, Germania e perfino in America, ottennero sempre lusinghiere critiche. Nel 1891 ricevette da papa Leone XIII la croce di cavaliere di S. Gregorio Magno; nel 1899 venne nominato socio onorario della American Guild of organists di New York. Dopo un concerto, tenuto all'accademia di S. Cecilia, divenne maestro d'organo della regina Margherita, cui dedicò il metodo Piccoli studi per organo. Nel 1898 successe al padre come maestro della cappella Pia in S. Giovanni in Laterano, incarico che egli accettò più per rispetto alla memoria paterna che per convinzione. Nel 1901, insieme con C. Mancini, R. Kanzler, A. Parisotti e F. Mattoni, fece parte della commissione romana nominata dal cardinale vicario per controllare l'esecuzione della musica nelle chiese.
Il 22 nov. 1903 papa Pio X emanò il motu proprio riguardante la musica sacra e il canto gregoriano. Il C., che nelle sue composizioni aveva sempre rifiutato di seguire la moda, si attenne scrupolosamente alle norme, al punto da abbandonare tutte quelle composizioni paterne che non rispondevano ai nuovi principi, anche se ciò gli procurò un rilevante danno finanziario, avendone egli ereditato i diritti. La cappella lateranense da lui diretta si adattò subito alle prescrizioni: per la festa di S. Giovanni Battista furono eseguite una nuova messa e i salmi Beatus vir e Laudate pueri; ma le antifone in canto gregoriano non piacquero né al pubblico, né alla critica, che rimproverava l'assenza dell'accompagnamento d'organo e la mancanza di un secondo coro. Nel 1904 il C., insieme con L. Perosi, C. Mancini, R. Kanzler, A. Parisotti e i maestri S. Meluzzi e F. Mattoni, fece parte della Commissione romana di musica sacra, che doveva promuovere la restaurazione della musica nelle chiese seguendo le norme del motu proprio. Fu inoltre membro della commissione che doveva revisionare i libri di canto liturgico e professore d'organo alla scuola superiore di musica sacra in Roma. In questa città morì il 25 luglio 1911.
Il C. fu considerato "il primo grande organista dopo un lungo periodo di umiliazione" (Moretti); influenzò la scuola romana d'organo, e si adoperò affinché gli strumenti delle chiese venissero rinnovati, prendendo parte a numerosi collaudi. Padrone della tecnica dello strumento, riusciva ad ottenere, specialmente nelle improvvisazioni, suoni ed effetti sorprendenti. Fu un compositore serio, elevato, e si riallacciò allo stile organistico francese; nelle sue composizioni notevoli sono l'invenzione e lo sviluppo originale del tema, la conoscenza del contrappunto, le modulazioni ardite. Fu mossa qualche critica alle sue prime opere; l'accompagnamento sembrava più adatto al pianoforte che all'organo e alcuni elementi disturbavano la melodia: egli s'impegnò ad eliminare questi difetti. Come compositore di musica sacra, interpretando devotamente i sacri testi, cercò di educare e di affinare a poco a poco il sentimento musicale dei fedeli e del clero, abituato a musiche facili, a duetti, terzetti, arie tolte dalla musica teatrale. Fin dal 1899 i contemporanei giudicarono le sue opere perfettamente rispondenti allo stile liturgico, prive di profanità, "modelli di vera musica sacra". Molte sue composizioni vennero pubblicate in Germania, in Inghilterra e in Francia, segno, questo, di quanto grande fosse la sua notorietà.
Fra le sue composizioni, oltre le già citate, ricordiamo: cinque Sonate per grande organo (Lipsia, Roma s.d.); Pezzi originali per organo in 12 libri (Londra s.d.): Dix pièces pour orgue ou piano-pedalier (Paris 1894); L'Office divin pour harmonium ou orgue, pedale ad libitum, in sei libri (Roma s. d.); Composizioni caratterische in due libri; Dieci composizioni per organo in due fascicoli (1, Lipsia e Milano 1900); Fantasia per organo, composta per l'inaugurazione dei due grandi organi di S. Giovanni in Laterano nel 1887; Entrée pontificale pour orgue, composta nel 1893 per il giubileo episcopale di Leone XIII; alcune messe, fra cui una Messa a tre voci con organo (Roma 1889); Mater amabilis per coro a tre voci dissimili (soprani, tenori, bassi) con accompagnamento d'organo (Torino 1901); Regina angelorum per coro a due voci simili (Torino 1903); Virgoclemens per coro a quattro voci dissimili (Torino 1905). La musica di queste messe venne giudicata eccellente e di facile esecuzione sebbene gli venissero rimproverate alcune ripetizioni nel testo ed errate divisioni in sillabe.
Fonti e Bibl.: Necrologio di C. Respighi, in Bollettino ceciliano, VI (1911), 4, pp. 141-146; E. Boezi, F. C.L'uomo-l'artista, Fano 1912; A. Cametti, in Santa Cecilia, I(1899), 2, pp. 10 s.; II (1900), 6, p. 67; II (1901), 8, p. 86; recens. in Musica sacra (Milano), XXI (1897), 7, p. 83; XXV (1901), 5, p. 65; XXVII (1903), 9, p. 141; XXVIII (1904), 1, p. 11; XXXIII (1908), 1, p. 13; Boll. musicale rom., I (1899), 3, p. 30; II (1900), 12, p. 88; notizie in Rass. gregor., III (1904), col. 440; IV (1905), col. 162; R. Casimiri, in Note d'arch. per la st. music., III (1926), p. 56; IV (1927), p. 222; VIII (1931), p. 250; A. De Santi, Il maestro F. C. e le sue composizioni per organo, Roma 1888; G. Moretti, L'organo ital., Cuneo 1955, p. 38; P. Scarpa, Sessant'anni di vita romana, II, Roma 1957, p. 424; E. Bossi-G. Tebaldini, Metodo teorico-pratico per organo, Milano 1962, p. 52; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 289; Enc. catt., III, coll.691 s.; Encicl. della musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 406; La Musica. Diz., I, Torino 1968, p. 343; A. Bertini, F. C., in Die Musik in Gesch. und Gegenwart,Supplement, XV, col. 1306.