CARCANO, Filippo
Nacque a Milano il 25 sett. 1840, figlio di Gaetano, modesto merciaio che teneva bottega al Coperto dei Figini, e di Francesca Piccaluga. Il giovane venne avviato alla composizione da un maestro di scuola, professore di disegno architettonico; nel 1857 entrò a Brera, dove fu allievo dell'Hayez e del Bertini. Un breve soggiorno a Parigi e a Londra nel 1860 costituì il suo unico contatto con un ambiente culturalmente aggiornato e non diede risultati apprezzabili. Fu premiata all'esposizione di Brera del 1862 una delle sue composizioni di soggetto storico alla maniera dell'Hayez, Federico Barbarossa e il duca Enrico il Leone a Chiavenna (Milano, Brera), mentre la Margherita Pusterla che s'incammina al patibolo venne esposta a Brera nel 1869 (n. 226 del catal.) e acquistata negli Stati Uniti (bozzetto a Novara, Gall. d'arte moderna).
Il distacco dal mondo accademico ebbe inizio, dapprima in modo non scopertamente polemico, verso il 1863. Le riserve dell'Hayez nei suoi confronti, ed in genere dell'ambiente ufficiale, lo emarginarono dal mercato italiano, e la produzione di quegli anni confluì pressoché interamente in raccolte private inglesi e americane. Una partita a bigliardo, che compare nel catalogo dell'Esposizione di Brera del 1872, n. 598 (lo stesso titolo è già presente nel catalogo 1867, n. 124), suscitò molte vivaci polemiche a Milano, sia per l'impostazione realistica sia per l'uso inconsueto del colore. Negli stessi anni il C. si dedicò prevalentemente alla composizione di scene di genere come Scuola di ballo, esposta a Brera nel 1865 (n. 178 del catal., già coll. Botta), non senza indulgere talvolta a temi di un patetismo epidermico e lacrimevole come in Buon cuore di fanciulli (Milano, Brera) comparso all'esposizione dell'Accademia nel 1878 (n. 28 del catal.). Solo verso il 1880 i suoi interessi e le sue ricerche si concentrarono con successo sulla pittura di paesaggio. Delle esposizioni nazionali ed internazionali a cui partecipò, si ricordano: Napoli 1877; Torino 1880, 1884, e 1889; Roma 1883; Venezia 1887, 1895, 1899, 1901, 1909, 1910 (20 opere: cfr. G. Borelli nel catal., pp. 132-138; V. Pica, in Emporium, XXXIII [1910], ill. pp. 201-203, 206-208); 1912 (45 opere); Milano 1880, 1881, 1882, 1897, 1900, 1902, 1913; Monaco 1869; Parigi 1867, 1889 e 1900; Vienna 1894.
Il C. morì a Milano il 19 gennaio 1914 preceduto di sole 24 ore dalla moglie Anna Brusadelli.
Già in Una partita a bigliardo (Milano, Brera) è possibile cogliere i limiti della personalità del Carcano. Il supposto protodivisionismo di quest'opera infatti è intuizione parziale, applicata a un contesto dove il motivo informatore è costituito dalla ripetizione finanche pedestre dei dati del reale. Tale atteggiamento, che nell'ambiente lombardo contrappose nettamente il C. ai coetanei scapigliati, è anche alla base della sua poetica del paesaggio, dove tuttavia la sensibilità al colore portò con una certa continuità a risultati di grande interesse. Piazza S. Marco del 1882 (Roma, Galleria naz. d'arte moderna), come anche la serie coeva (1883) di Veduto di Pompei (cinque; ibidem), si attiene ancora al criterio della veduta prospettica.
Successivamente è da collocarsi la serie dei migliori paesaggi: Marina (Roma, Galleria naz. d'arte moderna); Estate in alta montagna (Venezia, Galleria d'arte moderna); Pianura lombarda,Campagna di Asiago,Ghiacciaio di Cambrenna (Orsenigo, eredi Baragiola); Prealpi bergamasche (Milano, Museo della scienza e della tecnica); Pecore al pascolo (Torino, Museo civico). Realizzati talvolta in studio, sulla scorta di appunti ed impressioni, segnano il raggiunto equilibrio tra l'esigenza di rendere chiaramente percepibili, attraverso la struttura disegnativa, le coordinate spaziali, la distribuzione, spesso a macchia, del colore e lo spunto lirico del soggetto. Piena felicità compositiva, derivata dall'esperienza di paesista, è ravvisabile anche in L'ora del riposo degli operai durante i lavori dell'Esposizione del 1881 (Milano, Galleria d'arte moderna). Risale a questo periodo l'impiego di sussidi tecnici, come il pennello a lungo manico e la spatola a denti di sega.
Fonti e Bibl.: Oltre ai catal. di mostre e musei cit., cfr.: necr. di U. Ojetti, in Il Corr. della Sera, 20 genn. 1914; G. Marangoni, in Vita d'arte, febbraio 1914, pp. 25-32; G. Bistolli, in Nuovaantologia, 1º maggio 1914, p. 14; G. Bisi, in Emporium, XXXIX (1914) pp. 143-146; ma v. anche: A. R. Willard, History of modem Italianart, London 1898, pp. 471-74; E. Gussalli, F.C., in Emporium, IX (1899), pp. 403-15; La pitturalombarda del secolo XIX (catal.), Milano 1900, pp. 96 s.; U. Ojetti, Ritratti di artisti ital., Milano 1911, pp. 112 s.; Pagine d'arte, I (1913), 8, p. 2 (il C. risponde a un questionario sul vero nell'arte); A. Ribera, F. C. pittore, Torino 1917 (con bibl.); E. Somaré, Storia dei pittori italianidell'Ottocento, Milano 1928, pp. 246 s.; Tranquillo Cremona e gli artisti lombardi del suo tempo (catalogo), Milano-Roma 1938, p. 45; G. e G. Pischel, Pittura europea dell'Ottocento, Milano 1945, pp. 316-18; Pittori lombardi del secondo Ottocento, Como 1954 (catalogo a cura di A. Ottino Della Chiesa), pp. 70 s. e passim; S. Pagani, La pittura lombarda della scapigliatura, Milano 1955, pp. 199-219; E-Lavagnino, L'artemoderna, Torino 1956, II, ad Indicem; Archividel futurismo, Roma 1958, p. 180; E. Piceni-M. Cinotti, La Pittura a Milano dal 1815 al 1915, in Storia di Milano, XV, Milano 1962. pp. 540-542; C. Maltese, Realismo e verismo nella pitturaital. dell'Ottocento, Milano 1967, pp. 20, 90 3.; F. Arisi, Galleria d'arte moderna Ricci Oddi,Piacenza, Piacenza 1967, pp. 119 s.; T. Fiori, Archivi del divisionismo, I, Roma 1968, ad Indicem; Milano 70/70 (catal.), Milano 1970, p. 171 e passim; Romanticismo storico (catal.), Firenze 1973, pp. 318, 356 s.; Pavia,Cent'anni di cultura artistica (catal.), Milano 1976, p. 101; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 518 s.; Enc. Ital., VIII, p. 979.