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CEFFI, Filippo

di Marco Palma - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 23 (1979)
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CEFFI, Filippo

Marco Palma

Nacque a Firenze probabilmente verso la fine del sec. XIII.

L'indicazione più importante sulla sua famiglia ci è fornita dal cod. Vat. Pal. lat. 1644, f. 92r, in cui la traduzione delle Heroides ovidiane è detta opera di "ser Filippo figluolo di C. k. per adrieto del popolo di san Simone della città di Firenza". Ora, poiché il nome di un notaio "Ceffus filius Roggerii Covonis" compare in due documenti fiorentini dell'agosto e sett. 1288 (Lami, 1758, p. 1102), la contiguità cronologica, l'identità della professione (anche Filippo fu notaio) e la somiglianza delle iniziali (lo scambio di c con k è frequente nel manoscritto vaticano) potrebbero far pensare all'identificazione del notaio "Ceffus" col padre del Ceffi. In realtà nessuno degli elementi citati offre un preciso indizio per l'accertamento della paternità. Altrettanto poco sappiamo della vita.

Dalla sottoscrizione apposta alla fine del Compendium theologicae veritatis, da lui copiato nel cod. Laur. 20, 41, apprendiamo l'unico dato biografico preciso, e cioè che la trascrizione fu portata a termine dal notaio C. il 10 dic. 1321. Inoltre, secondo l'explicit di alcuni manoscritti, la traduzione dell'Historiadestructionis Troiae di Guido delle Colonne, l'altro volgarizzamento di cui è autore il C., fu compiuta nel 1324. I dati cropologici ricavabili dalle Dicerie da imparare a dire ahuomini giovani et rozzi, l'opera più nota del C., permettono poi di fissare intorno al terzo decennio del sec. XIV il periodo della sua attività di cui ci è rimasta traccia.

Per quanto riguarda le traduzioni l'opera del C. s'inserisce nell'ampio filone dei volgarizzamenti. Le versioni, scritte nel comune volgare fiorentino del tempo, non dimostrano particolari qualità interpretative né si distinguono significativamente dalle traduzioni coeve di un Matteo Bellebuoni o di un Binduccio dello Scelto. Si nota anzi, specialmente nel volgarizzamento delle Heroides, una certa fatica nel rendere i più complessi giri di frase latini, come ammette lo stesso C. rivolgendosi, nel corso della traduzione, alla Lisa ispiratrice dell'opera. Lavoro tipico dell'epoca e preceduto da illustri esempi sono anche le Dicerie, una serie di arringhe da pronunciarsi nelle più varie occasioni. Nel genere il C. aveva avuto predecessori come Guido Faba e Brunetto Latini, ma la sua opera si distingue per la precisa veste storica che ricopre il formulario. Gli "huomini giouani et rozzi", cui secondo l'intitolazione del Pal. lat. 1644 le Dicerie erano proposte come modelli, avrebbero potuto giovarsi della citazione di personaggi e fatti contemporanei e quindi a loro ben noti. La posizione dell'autore è quella di ogni buon guelfo fiorentino: nelle arringhe, ad esempio, si richiede la protezione di Firenze da parte di re Roberto d'Angiò attraverso la signoria del figlio Carlo, si attaccano aspramente Ludovico il Bavaro e Castruccio Castracani, si mostra grande rispetto per Giovanni XXII. Non mancano discorsi di tipo personale (il più gustoso dei quali è riuscito, certo contro la volontà dell'autore, la preghiera dello studente al padre "per avere moneta"), ma si tratta generalmente di raccolte di frasi comuni e scontate. Le arringhe sono tutte piuttosto brevi, qualcuna quasi epigrafica, a conferma del carattere didattico impresso dal C. alla sua opera. Anche se i discorsi si limitano di solito ad un'essenziale esposizione di fatti e richieste, un certo gusto retorico è riconoscibile nelle frequenti citazioni, anche latine, di carattere biblico e storico-antico.

Del C. si ignorano luogo e data di morte.

I due volgarizzamenti sono conservati in numerosi manoscritti e sono stati più volte editi. Delle Dicerie, di cui il citato Pal. lat. 1644 presenta la redazione autografa, esistono le edizioni di L. Biondi, Le dicerie di ser Filippo Ceffi notaio fiorentino, Torino 1825; e di G. Giannardi, Le "Dicerie" di Filippo Ceffi, in Studi di filologia italiana, VI(1942), pp. 5-63.

Bibl.: S. Fausto da Longiano, Del modo de lo tradurre d'una in altra lingua segondo le regole mostrate da Cicerone, Vinegia 1556, c. 45v; B. de Montfaucon, Diarium Italicum, Parisiis 1702, p. 306; A. Mongitore, Bibliotheca Sicula, I,Panormi 1707, p. 267; Giornale de' letter. d'Italia, VI (1711), p. 208; XIII (1713, pp. 258 s.; XXIV (1715), pp. 83 s.; P. Bembo, Le prose... con le giunte di L. Castelvetro, I,Napoli 1714, p. 149; S. Maffei, Traduttori ital., Venezia 1720, pp. 47, 67; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 137; F. S. Quadrio, Della storia, e della ragione d'ogni poesia, IV,Milano 1749, p. 475; G. Fontanini, Biblioteca dell'eloquenza italiana... con le annotaz. del signor A. Zeno, II,Venezia 1753, pp. 153 ss.; G. Lami, Sanctae Ecclesiae Florentinae monumenta, II,Florentiae 1758, p. 1102; L. Mehus, Vita Ambrosii Traversarii generalis Camaldulensium, Florentiae 1759, p. 183; G. M. Paitoni, Biblioteca degli autori antichi greci, e latini volgarizzati, II,Venezia 1766, pp. 183 s.; III, ibid. 1767, p. 72; F. Argelati, Biblioteca degli volgarizzatori, Milano 1767, II, pp. 243-246; III, pp. 145 ss.; G. Lami, Chronol. virorum eruditione praestantium, Florentiae 1770, p. 425; N. F. Haym, Biblioteca italiana, I,Milano 1771, p. 36; A. Bend, Intorno al libro delle Dicerie, a' volgarizzamenti della storia di Troia etc., in Antologia, V(1825), 54, pp. 44-74; 60, pp. 84-94; G. Salvagnoli, Le dicerie di ser F. C. notaio fiorentino, pubbl. da Luigi Biondi romano, in Giornale arcadico, XXVII (1825), pp. 65-83, 223-246; Id., Intorno il libro delle dicerie di ser F. C., ibid., XXX (1826), pp. 61-82; F. Zambrini, Cenni biogr. intorno ai letterati illustri ital., Faenza 1837, pp. 65 s.; Id., Le opere volgari a stampa dei secc. XIII e XIV, Bologna 1884, coll. 263, 287 ss., 734 s.; Id., Supplemento, a cura di S. Morpurgo, ibid. 1929, p. 113 nn. 583-584; E. Gorra, Testi inediti di storia troiana, Torino 1887, pp. 169-173; A. Medin-V. Crescini, Frammento di un antico manuale di dicerie, in Giorn. stor. d. lett. ital., XXIII(1894), pp. 163-181; E. Bellorini, Note sulla traduz. delle "Eroidi" ovidiane attribuite a Carlo Figiovanni, in Raccolta di studi critici dedicata ad Alessandro d'Ancona, Firenze 1901, p. 17; F. Novati. "Arringheria di solazo, perché il comune di Firenze ne suoi consigli piglia il pegio", in Miscell. fiorentina di erudizione e di storia, I(1902), p. 111; I. Del Lungo, La donna fiorentina del buon tempo antico, Firenze 1926, p. 42; G. M. Cagni, I codici Vaticani Palatino-Latini appartenuti alla biblioteca di Giannozzo Manetti, in La Bibliofilia, LXII (1960), pp. 9 s.; N. Sapegno, Il Trecento, Torino 1966, pp. 162, 445; M. Palma, La redazione autografa delle "Dicerie" di F. C., in Italia medioevale e umanistica, XVI (1973), pp. 323-325; Repertorium fontium historiae medii aevi, III, p. 211.

Vedi anche
Umanesimo Periodo storico le cui origini sono rintracciate dopo la metà del 14° sec., e culminato nel 15°: tale periodo si caratterizza per un più ricco e più consapevole fiorire degli studi sulle lingue e letterature classiche, considerate come strumento di elevazione spirituale per l’uomo, e perciò chiamati, ... Publio Ovìdio Nasóne Ovìdio Nasóne, Publio (lat. Publius Ovidius Naso). - Poeta latino (Sulmona 43 a. C. - Tomi, sul Mar Nero, 17 d. C.). Venuto giovanissimo a Roma, vi studiò retorica, ma passò presto alla poesia. Fu a contatto con i maggiori letterati e poeti del suo tempo, come Messalla, Cornelio Gallo, Properzio, Orazio, ... filologia In ogni ricerca, l’interpretazione di fatti (o di personaggi ecc.) basata sull’esame di testi, documenti o su notizie storiche. 1. Definizioni Il termine filologia, inteso nel mondo greco e latino come amore della dottrina, con particolare riguardo all’erudizione storica, si andò affermando in Europa ... Faenza Comune della prov. di Ravenna (215,8 km2 con 56.131 ab. nel 2008), situato sulla Via Emilia, presso la confluenza del fiume Lamone con il torrente Marzeno. Oltre la riva destra del fiume Lamone si trova il Borgo Durbecco. Florido mercato agricolo. È famosa in tutto il mondo per l’industria delle maioliche. ...
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ceffata s. f. [der. di ceffo], ant. – Ceffone, schiaffo: io non so a ch’io mi tengo che io non ti dia una gran c. (Sacchetti). ◆ Dim. ceffatina; accr. ceffatóne m.: il Duca gli dette parecchi ceffatoni in quelle sue gotaccie (Cellini)....
cèffo
ceffo cèffo s. m. [prob. dal fr. ant. chief «testa»]. – 1. Muso del cane, o d’altro animale: Non altrimenti fan di state i cani Or col c. or col piè (Dante). 2. spreg. o scherz. Viso d’uomo; sempre spreg., per indicare una faccia deforme...
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