CORRIDONI, Filippo
È uno degli eroi della guerra 1915-18 più cari al popolo. Nato a Pausula (Marche) il 23 ottobre 1888; caduto in combattimento sul Carso, alla "trincea delle frasche" il 23 ottobre 1915. Nella prima giovinezza fu mazziniano. Uscito dalla scuola industriale superiore di Fermo, e trasferitosi a Milano nel 1905, è impiegato disegnatore presso la Miani-Silvestri; e si getta subito nella lotta sociale, dichiarandosi sovversivo marxista e inscrivendosi alla scuola sindacalista rivoluzionaria. Fa sua la formula: "L'emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi". G. Sorel, E. Leone, G. Hervé sono i suoi autori. Egli pensa che il sindacalismo operaio potrà creare uno stato nello stato e, successivamente, procedere alla conquista violenta del potere. Austero, incurante di pericoli e di privazioni, sa infondere nella folla il fascino dei suoi ideali. Sostiene con stoica fermezza una lunga serie di battaglie e persecuzioni, e, per qualche tempo, l'esilio. Nel 1907, con Maria Rygier fonda un giornale antimilitarista di breve vita: Rompete le file, e conduce un'aspra lotta contro la confederazione generale del lavoro dando prova di grande ardimento personale durante scioperi e agitazioni. In mezzo a dure esperienze in Italia e all'estero, le sue concezioni sindacaliste si allargano e si modificano. Propagandista e volontarista, insieme con la rivolta delle masse operaie, C. predica la rivolta della borghesia per l'avvento d'una classe dirigente più consapevole e atta ad affrontare una lotta decisiva. Allo scoppiare della guerra dichiara di trovarsi di fronte all'immaturità proletaria e a moltissimi problemi da risolvere in comune con le altre classi sociali. Fa coraggiosa ammenda di tutte le ubbie internazionali cui aveva fino allora creduto, e, richiamando le moltitudini alle idee di patria e di dovere nazionale, si schiera a fianco di Benito Mussolini per l'intervento. Benché inabile alle fatiche di guerra riesce a farsi inviare, volontario, al fronte. Nella vittoria, che egli profetò sicura, delle armi italiane contro gl'Imperi centrali, vide la premessa necessaria dello sviluppo e della grandezza della sua nazione. Alla sua memoria venne concessa la medaglia d'argento al valor militare, tramutata poi in medaglia d'oro da Benito Mussolini, che definì Filippo Corridoni: apostolo del lavoro, eroe della patria".
Bibl.: F. Corridoni, Sindacalismo e repubblica, Parma 1921; U. Barni, Corridoni, Roma-Milano 1929; T. Masotti, F.C., l'uomo e la vita, Milano 1926; E. Malusardi, F.C., Torino 1930.