Casavecchia, Filippo da
Nacque nel 1472 da una famiglia di origine tedesca trasferitasi in Italia nel corso del 14° sec. e stabilitasi nel piccolo borgo di Casavecchia in Val di Greve. Fu commissario della Repubblica fiorentina in Lunigiana e Garfagnana, prima a Fivizzano, nel 1507, poi a Barga nel 1509. La sua amicizia con M. è certamente anteriore al 30 luglio 1507: nella confidenziale e affettuosa lettera scritta in questa data a M. (Lettere, pp. 161-62), C. consola l’amico della delusione per essere stato escluso dalla missione in Germania (cfr. Najemy 1990, pp. 109-12). Il 22 settembre dello stesso anno C. risponde (Lettere, p. 170) a una «pistoletta [...] più ammirabile che consolatoria» di M. (non pervenuta) con il capitolo ternario “Machiavel mio, le tue buone vivande” (Tommasini 1883, pp. 356-57; Martelli 1969, pp. 160-62). Il 17 giugno 1509 scrive a M. un’entusiastica lettera di congratulazioni per la riconquista di Pisa: «Ogni in dì vi scopro el maggiore profeta che avessino mai li ebrei o altra generazione» (Lettere, p. 190). Rimasto in stretti rapporti con M. anche post res perditas, C. fu, che si sappia, il primo a leggere e commentare con l’autore il De principatibus nel dicembre del 1513, e poté quindi informare Francesco Vettori del contenuto del trattatello. Recatosi a Roma, infatti, C. soggiornava sovente presso l’abitazione di Vettori, dove gli capitava anche di riprendere l’ospite per le sue frequentazioni femminili (lettera di Vettori a M., 24 dic. 1513, Lettere, pp. 300-01). M. continuava il gioco sulla misoginia di C. raccontando (25 febbr. 1514, Lettere, pp. 313-16) di un’avventura omosessuale mercenaria consumata da Giuliano Brancacci con un giovane e culminata nel tentativo di far pagare il conto della prestazione all’ignaro C. (Ridolfi 1954, p. 231; Bausi 2005, pp. 331-32). Da Paolo Malanima C. è identificato nel «Filippo» ricordato in una lettera di Filippo de’ Nerli a M., il 1° agosto 1520. Un caustico commento sulle capacità militari di C. compare infine nel cosiddetto Estratto di lettere ai Dieci di Balìa, un tempo attribuito a M., ma in realtà redatto da Marcello Virgilio Adriani (e conservato autografo nel Riccardiano 3627, assieme ad appunti e spogli storici autografi di M.: tutti testi riconducibili comunque all’ambiente e agli anni della cancelleria); nell’Estratto, parlando di tensioni in atto tra il duca di Urbino e i Baglioni (1498), Adriani scrive: «Mandovvisi di qui Piero Martelli, poi Filippo da Casavecchia, che l’assunse. Pensa che guerra questa era, quando ella si riposò sopra costui» (in N. Machiavelli, I ricordi e gli estratti delle lettere de’ Dieci, in Id., Le Istorie fiorentine, a cura di P. Fanfani, L. Passerini, G. Milanesi, 1874, p. 140).
Bibliografia: Fonti: N. Machiavelli, I ricordi e gli estratti delle lettere de’ Dieci, in Id., Le Istorie fiorentine [seguite, nel secondo tomo, da altri testi], a cura di P. Fanfani, L. Passerini e G. Milanesi, Firenze-Roma 1874.
Per gli studi critici si vedano: O. Tommasini, La vita e gli scritti di Niccolò Machiavelli nella loro relazione col Machiavellismo. Storia ed esame critico, 1° vol., Roma 1883; R. Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Roma 1954; P. Malanima, Casavecchia Filippo, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 21° vol., Roma 1964, ad vocem; M. Martelli, I Ghiribizzi a Giovan Battista Soderini, «Rinascimento», 1969, 20, pp. 147-180; J. Najemy, The controversy surrounding Machiavelli’s service to the Republic, in Machiavelli and Republicanism, ed. G. Bock et al., Cambridge 1990, pp. 101-17; F. Bausi, Machiavelli, Roma 2005.