FILIPPO da Perugia
Nacque a Perugia nel primo quarto del sec. XIII: nessuna delle poche notizie disponibili consente di essere più precisi; difficile anche stabilire la paternità.
L'unica indicazione che autorizza a supporne l'infanzia in un periodo compreso tra secondo e terzo decennio del sec. XIII è accennata nell'Epistolade cardinalibus protectoribus Ordinum minorum (databile tra 1304 e 1315, epoca del generalato di fra' Gonsalvo che ne richiese la stesura), in cui F. ricorda, insieme con altre notizie autobiografiche, di aver visto da bambino Gregorio IX a Perugia. Ciò autorizza a datare il fatto all'epoca di uno dei due soggiorni del pontefice nella città, cioè tra il giugno 1228 e il febbraio 1230, oppure tra il settembre 1234 e il settembre 1235; a ciò si aggiunga che F. ricorda anche di aver conosciuto il cardinale Rinaldo di Ienne, protettore dei frati minori, già nel 1227.
Secondo un'affermazione documentata per la prima volta da F. Ciatti, che utilizza il passo dell'Epistola ove si ricorda che "post mortem ipsius [Gregorio IX] pater meus Cardinalis voluit me ipsius interesse exequiis Perusii celebratis", F. fu creduto figlio di un cardinale perugino al quale venne attribuito il nome di Stefano.
L'ipotesi del Ciatti fu ripresa da tutti gli eruditi successivi. Allo stato attuale delle nostre conoscenze può essere un'ipotesi da non escludere quella che vedrebbe in un'errata lezione del testo dell'Epistola il momento iniziale di quanto sostenuto da Ciatti e da tutta la storiografia. Si veda infatti l'edizione di O. Holder-Egger in Mon. Germ. histor., Scriptores, XXXII, Hannoverae 1905-1913, p. 683, l. 25, che pubblica "pater meus carnalis" relegando in nota la variante "cardinalis" presente in altri esemplari della tradizione manoscritta.
Indipendentemente dalla questione dell'identità del padre di F., che resta perciò ancora da definire, il testo dell'Epistola mette in ogni caso al corrente della sua partecipazione ad una cerimonia funebre che si tenne a Perugia in suffragio del papa morto a Roma il 22 ag. 1241.
Per il periodo successivo a questo avvenimento non si hanno attualmente altre notizie. È comunque possibile avanzare l'ipotesi che F. sia entrato in giovane età a far parte dei frati minori, con il cui cardinal protettore, Rinaldo di Ienne, era, come si è visto, in rapporti fin dal 1227. In tale circostanza il porporato ebbe sicuramente occasione di apprezzare le qualità di F., e dopo l'assunzione al soglio pontificio con il nome di Alessandro IV (dicembre 1254), lo inviò per un quadriennio a studiare a Parigi.
Durante i quattro anni trascorsi presso Lo Studio generale dei minori - secondo una consuetudine probabilmente già in atto all'epoca di F. ma riconosciuta ufficialmente solo dalle costituzioni generali del capitolo di Narbona del 1260 (F. Ehrle, Die ältesten Redactionen der Generalconstitutionen des Franziskaner-Ordens, in Archiv für Literatur- und Kirchengeschichte VI[1892], p. 108) - egli completò la sua formazione e conseguì il titolo di lector, con il quale viene ricordato in alcune bolle di Niccolò III del 1279.
È possibile ricostruire l'epoca del viaggio anche alla luce della testimonianza indiretta di una postilla del manoscritto di Firenze, Bibl. Laurenziana, S. Croce IX, plut. XIII dext., ove F. è messo in relazione agli studi compiuti da Bonaventura da Bagnoregio, che fu maestro reggente dello Studio generale francescano di Parigi dal 1253 al 1257.
Per gli anni successivi al periodo di studio, non si hanno attualmente altre indicazioni utili a far luce sull'attività di F.; è comunque possibile ipotizzare che al rientro in Italia fu incaricato di svolgere l'ufficio di lector presso qualche scuola dell'Ordine. Evidentemente mantenne contatti con le alte sfere della gerarchia ecclesiastica, fino a entrare a far parte dei familiari del cardinale Giovanni Gaetano Orsini. Anche se è difficile definire con precisione il momento dell'ingresso e soprattutto il ruolo sostenuto da F. presso la famiglia del porporato, non si può mettere in discussione la fiducia mostrata dal cardinale nei suoi confronti anche dopo l'assunzione al soglio pontificio con il nome di Niccolò III (25 nov. 1277).
Fu così che, nel gennaio del 1279, in occasione di un tentativo di ricomposizione dei contrasti esistenti tra la Chiesa d'Occidente e l'imperatore Michele VIII Paleologo e la Chiesa orientale, lo stesso pontefice inviò F. a Costantinopoli come membro della legazione apostolica guidata dal vescovo di Grosseto Bartolomeo d'Amelia. Gli esiti della missione furono però negativi, e dopo pochi mesi i legati fecero ritorno in Italia.
Immediatamente dopo il rientro, F. fu nominato ministro provinciale di Toscana, e il 21 maggio dello stesso anno, in conformità ai doveri impostigli dal nuovo ufficio, prese parte ad Assisi al capitolo in cui fu eletto generale dei minori fra' Bonagrazia di San Giovanni in Persiceto.
La prima notizia dell'attività di F. come ministro della provincia risale però al 24 nov. 1281 e riguarda l'esecuzione del mandato pontificio di nomina del francescano Salomone da Lucca come inquisitore di Toscana al posto di fra' Guicciardino da San Gimignano che era morto da poco.
Il 12 febbr. 1282, in seguito ad una controversa elezione, F. fu nominato vescovo di Fiesole da Martino IV.
Nonostante la nomina vescovile e le conseguenti responsabilità, F. rimase partecipe della vita del suo Ordine. Fu così che in seguito alla necessità di definire con precisione il giorno e l'ora in cui furono impresse le stimmate a s. Francesco, il generale Bonagrazia gli affidò, in occasione del capitolo di Strasburgo del 1282, il compito di intraprendere i dovuti passi per l'accertamento della verità dei fatti (cfr. L. Wadding, Annales minorum, Ad Claras Aquas 1931, IV,p. 260; V,pp. 80 e 119; Chronica XXIV generalium, p. 374).
Nelle due fonti che ricordano la vicenda, l'Instrumentum de stigmatibus beati Francisci (Acta sanctorum, Octobris, II, Antwerpiae 1768, pp. 860 s.; Analecta Franciscana, III, Ad Claras Aquas 1897, pp. 641-645) e la tarda tradizione registrata nei Fioretti di s. Francesco, si evidenzia la centralità del ruolo sostenuto da F. che fu sicuramente tra i personaggi che più si adoperarono per giungere ad una risoluzione della questione.
Nel caso dell'Instrumentum redatto da F. il 3 ott. 1282 nella sua cella di S. Croce alla presenza di altre autorità del convento fiorentino dei minori, il racconto del frate al quale lo stesso Francesco rivelò il momento dell'impressione delle stimmate assume perciò il significato di un vero e proprio atto formale compiuto su mandato del ministro generale e per autorità della sua carica di provinciale di Toscana (Instrumentum, p. 645).
Nonostante il silenzio dell'Epistola, la sua attività a capo della diocesi toscana può essere documentata da altre fonti dell'epoca. Agli affari trattati da F. ricordati dallo storico dei vescovi di Fiesole S. Ammirato per l'arco cronologico compreso tra il 4 maggio 1282 e il 7 marzo 1297, sono da aggiungere l'incarico ricevuto nel 1284 da Martino IV per la convocazione a Firenze dell'arcivescovo di Salisburgo, rappresentante dell'Impero, l'intervento del 1288 contro l'abate della badia fiesolana di S. Bartolomeo, accusato di dilapidarne i beni, e i conseguenti contrasti scoppiati col Comune fiorentino, che aveva preso le difese dei creditori del convento contro F. e i nobili che lo avevano appoggiato.
Nel 1298, dopo sedici anni di governo pastorale, F. rassegnò le dimissioni e si ritirò nel convento fiorentino di S. Croce. Una bolla di Bonifacio VIII datata 22 apr. 1298 ci informa della presa d'atto della spontanea rinuncia fatta nelle mani del vescovo di Arras (già di Spoleto) Gerardo Pigalotti e del cardinale Matteo Rosso Orsini.
Lo stesso pontefice, con bolla del 26 dello stesso mese, nel confermare le dimissioni del vescovo motivate da ragioni di salute oltre che dall'età ormai più che avanzata, dispose in suo favore il versamento di una somma annua di 100 fiorini d'oro. Due anni dopo la pensione fu però sospesa, e con bolla del 17 genn. 1300 il papa ordinò al vescovo di Spoleto di interrompere il versamento effettuato in favore di F. presso il convento perugino dei minori.
Anche se il testo della bolla non consente di precisare i motivi che spinsero alla decisione, è stata avanzata l'ipotesi che l'abdicazione di F. e la successiva revoca della pensione potrebbero corrispondere all'inizio e alla fine di un processo inquisitoriale istruito contro di lui. L'unica testimonianza nota sulla vicenda è però costituita dalla registrazione di una bolla "de inquisitione facienda contra episcopum Faesulanum" presente nell'inventario del 1334 dell'archivio dell'Inquisizione toscana (cfr. G. Biscaro, Inquisitori ed eretici a Firenze, in Studi medievali VI [1933], p. 203). L'assenza di altri particolari non consente tuttavia ulteriori chiarimenti su un episodio che potrebbe peraltro giustificare, nel testo della sua Epistola de cardinalibus, la mancanza di notizie relative al lungo mandato episcopale.
La data della morte di F. è sconosciuta, ma certamente è posteriore al 22 genn. 1307, epoca in cui risulta ancora in vita come attesta un'annotazione fatta nel codice della Biblioteca Laurenziana, S. Croce VI,plut. XV dext. Questa notizia viene così a confermare la glossa del già citato codice laurenziano, S. Croce IX,plut. XIII dext., che ne ricorda la scomparsa "senex et pienus dierum.... in conventu Florentino".
Fonti e Bibl.: Les registres de Boniface VIII, II, a cura di G. Digard, Paris 1904, coll. 106 n. 2554, 109 n. 2558; Les registres de Nicolas IV, I, a cura di E. Langlois, Paris 1905, p. 74 n. 413; Les registres de Nicolas III, I, a cura di J. Gay, nn. 367-376, 378 s.; Les registres de Martin IV, I, a cura di F. Olivier-Martin, Paris 1901, p. 40 n. 104. Alle opere manoscritte e a stampa già citate sono da aggiungere: S. Ammirato, Vescovi di Fiesole, Firenze 1637, pp. 28 s.; F. Ciatti, Delle memorie annali et istoriche delle cose di Perugia, II,Verugia 1638, pp. 280, 299 s., 332 s.; L. Iacobilli, Bibliotheca Umbriae, Fulginiae 1658, pp. 230, 255; A. Ciacconio, Vitae et res gestae pontificum Romanorum..., II,Romae 1677, col. 37; A. Oldoini, Athenaeum Augustum, Perusiae 1678, pp. 288, 309; G. Palazzi, Fasti cardinalium, I, Venetiis 1702, col. 426; F. Ughelli -N. Coleti, Italia sacra, III, Venetiis 1718, col. 252 n. 27; G. Vincioli, Notizie istorico-critiche a' ritratti di 24 cardinali perugini, Foligno 1730, p. 88; G. G. Sbaraglia, Bullarium Franciscanum, III,Romae 1765, pp. 349 ss.; IV, ibid. 1768, pp. 472 s., 495, nn. CXLVIII, CXLIX, CLXXVII; O. Rainaldi, Annales ecclesiastici, II,Lucae 1748, p. 445; L. Cardella, Memorie de' cardinali, I, 2, Roma 1792, p. 222; G. B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini, II, Perugia 1829, pp. 196-198; Marcellino da Civezza, Storia universale delle missioni, II,Roma 1858, pp. 27 1 ss.; C. Minieri-Riccio, Il Regno di Carlo I di Angiò dal 2genn. 1273 al 31 dic. 1283, in Arch. stor. italiano, s. 4, II (1878), p. 193; G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica, I, Quaracchi 1906, pp. 299 s.; F. M. Delorme, Un codex ignoré de la lettre de Philippe de Pérouse, in Archivum Franciscanum historicum, VIII (1915), pp. 316 s.; Id., Alexandre IVe et le protectorat de l'Ordre, ibid., XII(1919), pp. 593 s.; R. Davidsohn, Firenze ai tempi di Dante, Firenze 1929, p. 24; B. Altaner, Die Kenntnis des Griechischen in den Missionsorden während des XIII. und XIV. Jahrhunderts, in Zeitschrift für Kirchengeschichte, LIII (1934), p. 456; Bernardino da Siena, Il cardinale protettore negli istituti religiosi, specialmente negli Ordini francescani, Firenze 1940, pp. 49 s., 52; S. Terlizzi, Documenti delle relazioni tra Carlo I d'Angiò e la Toscana, Firenze 1950, p. 445; R. Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze 1956-1968, III, pp. 210 ss., 307 ss., 589 ss.; VI, ibid., p. 545; VII, pp. 28, 51 ss.; D. J. Geanakoplos, Emperor Michael Palaeologus and the West, Cambridge, Mass., 1959, p. 311; Mariano d'Alatri, Nuove notizie sull'Inquisizione toscana del Duecento, in Collectanea franciscana, XXXI (1961), p. 638; L. Erriquez, I legati pontifici in Oriente dal 1261al 1334, in Apollinaris, XXXVIII (1965), pp. 316 s.; L. Pellegrini, Alessandro IV e i francescani (1254-1261), Roma 1966, p. 40; Mariano d'Alatri, Archivio, offici e titolari dell'Inquisizione toscana verso la fine del Duecento, in Collectanea franciscana, XL (1970), pp. 179, 185; W. R. Thomson, The earliest cardinal-protectors of the Franciscan Order: a study in administrative history, in Studies in Medieval and Renaissance History, IX(1972), pp. 48, 56, 79; A. Paravicini Bagliani, Cardinali di Curia, Padova 1972, p. 326; A. Franchi, IVespri siciliani e le relazioni tra Roma e Bisanzio, Palerino 1984, pp. 31 ss.; Fiesole. Una diocesi nella storia, Firenze 1986, p. 46.