PALADINI, Filippo di Lorenzo
– Nacque a Pistoia intorno al 1559, come si ricava da un atto notarile del 1603 (Archivio di Stato di Firenze, Notarile moderno 9719, cc. 27v-31v), in cui si dichiara quarantaquattrenne e nativo di Pistoia. Su tale dichiarazione Tolomei, che pure ha reso noto il documento (1821, p. 191), e la critica successiva non si sono soffermati sufficientemente e il luogo e la data di nascita sono rimasti finora incerti (Da Morrona, 1812, II, p. 497, lo definisce «pisano» e Capponi, 1878, p. 298, di San Marcello Pistoiese; mentre Bruschi, 2011, p. 27, indica erroneamente il 1544 come anno di nascita, confondendolo con quello da Filippo di Benedetto Paladini, artista con cui Filippo di Lorenzo in passato è stato spesso identificato).
Il padre di Paladini, Lorenzo di Bartolomeo, era un libraio veneziano, attivo nel 1576 per lo Spedale del Ceppo di Pistoia, nei cui documenti è citato di nuovo il 30 marzo 1585, associato al figlio Filippo, che compare come suo procuratore (Archivio di Stato di Pistoia, S. Jacopo, 20, cc. 23r, 186r). Paladini, infatti, continuò la professione del padre parallelamente a quella di pittore, sua attività principale. Come libraio, eseguì tra il 1598 e il 1600 legature di libri di canti per la cattedrale di Pistoia (La Chiesa pistoiese…, 1995, pp. 106, 116, 124).
Su Filippo si hanno notizie biografiche dettagliate. Si sposò nel 1575 con Lucrezia Sereni (Archivio di Stato di Firenze, Notarile moderno, 4344, cc. 21r-v; 3569, cc. 119r-v), da cui ebbe due figli: Lorenzo, che affiancò il padre nell'attività di pittore, e Isidoro, battezzati rispettivamente l’8 agosto 1581 e il 5 aprile 1589 (Pistoia, Archivio vescovile, I, 9, c. 68v; I, 10, c. 194r; Lorenzo morì a Pistoia il 6 giugno 1646 [cfr. Archivio di Stato di Pistoia, San Jacopo, n. 1124, c. 160v]). Rimasto vedovo di Lucrezia il 25 novembre 1592 (Pistoia, Archivio vescovile, II-A30r, 1, c. 4r), Filippo si risposò il 17 luglio 1593 con Persia di Giuliano Cilli (Ibid., II-A38r, 2, c. 18r; II A 29r, 5, c. 9v; Archivio di Stato di Firenze, Notarile moderno, 7203, cc. 42r-v, 43r-v; 6826, c. 55 r), da cui ebbe quattro figli: Barbera, Arcangela, la figlia più famosa, anch'ella pittrice, Aurora e Luca (Bellini Pietri, 1907, p. 236, n. 5; Bruschi, 2011, p. 28; Goldenberg Stoppato, in corso di stampa). Una stretta amicizia dovette legarlo al pittore conterraneo Alessio Gemignani, del cui figlio fu padrino nel 1595 (Bruschi, 2011, p. 28).
Paladini ebbe incarichi pubblici nel Comune: fu appuntatore del sale nel 1587, garzone ai pegni gravati nel 1592, garzone del Monte nel 1594 (Archivio di Stato di Pistoia, Priorista P.L. Franchi, XVIII, 2, c. 78r;Ibid., Comune, Graduati, n. 60, c. 23v). I rapporti del padre con lo Spedale del Ceppo gli valsero tra il 1583 e il 1587 una serie di lavori, tra cui il completamento con la scena Dar da bere agli assetati del fregio raffigurante le Sette opere di misericordia, che si trova nella loggia esterna dell'istituto ed era stato iniziato nel 1525 da Giovanni Della Robbia e Santi Buglioni (Marquand, 1921, pp.165-184). Lo scomparto di Paladini, datato 1585, ma la cui lavorazione è documentata dal 1584 al 1586, non fu realizzato, come il resto del fregio, in terracotta invetriata, ma semplicemente colorata; per questo risulta diverso e dai colori meno brillanti. La scena si differenzia, inoltre, per una maggiore complessità narrativa e per una monumentalità delle figure più accentuata. Potenti e plastiche sono soprattutto alcune donne, come quella inginocchiata ai piedi del rettore e quella di spalle con l’anfora, che ricordano i maestri del primo Cinquecento. Come attestano i documenti (Cora-Fanfani, 1987, p. 251 s.) Paladini non eseguì da solo l’opera, ma fu affiancato da un vasaio, Domenico di Marco, e da un altro pittore di nome Bastiano, forse Bastiano Chiavacci, il cui figlio, nato nel 1591, ebbe come madrina Lucrezia Sereni (Bruschi, 2011, p. 28).
Per lo Spedale Paladini realizzò anche altre opere, andate perdute: nel 1586 eseguì quattro tavolette dipinte con santi e nel 1587 un’arme del granduca Ferdinando I (Cora-Fanfani, 1987, p. 252).
Il 10 ottobre 1602, come lui stesso ricorda (Archivio di Stato di Firenze, Notarile moderno 9719, cc. 28v), era a Livorno perché chiamato a dipingere nella piazza Grande e nello stesso anno le pitture «alla testata della loggia, alla facciata delle case e la pittura fatta alla testata della loggia verso S. Giulia» (pagamenti trascritti da Magri in Livorno, Biblioteca Labronica, Mss. dello Stato Antico e Moderno, ovvero origine di Livorno di Nicola Magri… a tutto l’anno 1646 fino a tutto l’anno 1770 fornita dal prete Mariano Santelli, n. 85, c. 180 v; Vivoli, 1844, pp. 439 s.).
Il forte interesse di Ferdinando I per le pitture livornesi e la stima per lo stesso Paladini è testimoniata dal prestito fatto dal granduca stesso a Filippo «dua libri in carta reale» con i disegni di Giorgio Vasari per la Genealogia degli Dei, la mascherata fatta a Firenze nel 1565 per le nozze di Francesco I (Firenze, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, inv. 2667F-2845F; Paliaga, 2004, p. 96).
Paladini prese parte anche alla decorazione, perduta, di altre facciate di via Ferdinanda ed eseguì gli affreschi «a chiaro scuro entro il Palazzo Granducale della Fortezza Vecchia» e «in alcune chiese» (Vivoli, 1844, 62, 185, 221,225, 305 s.). Tra queste il suburbano oratorio dei Ss. Cosma e Damiano, dove è probabile che Filippo abbia lavorato all’inizio del Seicento, piuttosto che nel 1572 come propone Vivoli (Dalli Regoli, 1980, p. 277, n. 24).
La considerazione di Ferdinando I determinò un’altra importante commissione che portò Filippo a Pisa. Dall’agosto 1603 al giugno 1604 è documentato, infatti, nell’Orto botanico a eseguire disegni sotto la guida del semplicista Francesco Malocchi (Tongiorgi Tomasi, 1980, pp. 519, 525, C.VI. 30-34, pp. 577-579; De Rosa, 1980, C.VI. 30-34, p. 577;Tongiorgi Tomasi, 2002, pp. 50, 56 s., 77, 153, 160, 184, 216, figg. 45-49). Di tale attività rimane il manoscritto, Icones variarum plantarum, con 32 tavole in cui le piante sono disegnate con estrema precisione e tratti minuti, tipici di un miniatore (Pisa, Biblioteca universitaria, ms. 465). Per l’Orto botanico Paladini eseguì nel 1604 un disegno con la pianta del giardino e nel 1606 il Ritratto di Carlo Clusio (Pisa, Università, Dip. Scienze botaniche).
Probabilmente tramite Francesco Santo Regolo, sopraintendente del giardino e camerlengo del duomo di Pisa, Filippo fu incaricato di restaurare tra il 1605 e il 1606 i mosaici delle lunette sopra le porte della cattedrale, intervento che realizzò con la collaborazione del figlio (Casini, 1986, p. 163). La maestria disegnativa dimostrata nel riprodurre le piante dell’Orto gli valse l’incarico nel 1603 di realizzare il disegno del soffitto della chiesa di S. Stefano de’ Cavalieri, ideato da Alessandro Pieroni. Il foglio, inviato a Firenze perché il granduca approvasse il modello del soffitto, è il n. 44 ORN del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi. Il minuzioso disegno, che riproduce un quarto del soffitto e cinque modanature in sezione, è un notevole esempio di collaborazione tra un architetto e un disegnatore (Tanfani Centofanti, 1897, p. 82, n. 6; Paliaga, 1989, pp. 79-83; Bastogi, 2012, p. 50, n. 71).
Nel 1605 Paladini intervenne nella decorazione della chiesa con il rifacimento dell’arme «per il nuovo pontefice». Nel vicino palazzo della canonica realizzò, invece, nel 1604 un affresco con S. Stefano in adorazione del crocifisso, andato perduto (Giusiani, 1913, p. 29).
In quegli anni entrò in contatto con uno dei più importanti personaggi pisani del tempo, Francesco Lanfreducci il vecchio, che nell’ottobre 1607 lo ingaggiò per la decorazione della sua villa e della chiesetta di S. Martino a Noce presso Uliveto Terme.
Gli affreschi della villa, perduti, si trovavano nel cortile e raffiguravano «giardini, piante di palazzi e di chiese e l’altre cose simili» (Fanucci Lovitch, 1995, p. 86; Sicca, 2005, pp. 73, 78 n. 65; Paliaga, 2009, pp. 112, 215 s.). Nella vicina chiesetta Filippo affrescò la tribuna con Dio Padre circondato da cherubini e angeli e una pittura con la Vergine e s. Martino (anche queste opere sono perdute). Si conserva, invece, il paliotto d’altare con Cristo deposto sorretto da un angelo, una delle poche testimonianze pittoriche di Paladini, che dimostra l’influenza di Bernardino Poccetti, di cui spesso è stato, a torto, definito allievo. Non si conoscono, infatti, rapporti diretti tra i due pittori, ma Paladini avrà sicuramente guardato con interesse le facciate dipinte per le quali il Barbatelli era famoso.
Il suo incarico più importante fu comunque la decorazione della facciata del palazzo dell’Orologio nella piazza de’ Cavalieri a Pisa, a cui iniziò a lavorare nel giugno 1607 con il figlio Lorenzo. Nell’aprile 1608 Paladini morì e gli affreschi furono continuati dal figlio e da Stefano Marucelli, che poi portò a compimento il lavoro da solo nel 1609 (Bellini-Pietri, 1907, pp. 232-235). Di queste pitture, il cui programma iconografico si deve a Rodolfo Sirigatti, si è conservata la parte più alta sulla facciata principale. L'attribuzione a Paladini di questa parte è attestata dalla dichiarazione di un muratore intervenuto a stendere l’intonaco per gli affreschi, il quale ricorda che il pittore decorò la parte più alta della facciata sulla piazza e di quella verso S. Rocco e in particolare dipinse le figure della Gloria, dell’Intelligenza e della Pace e scomparti con paesaggi (Frosini, 1979, pp. 1484 s., nonostante i documenti nella critica si è fatta ancora confusione sull’attribuzione: cfr. Contini, 1992, pp. 126-127, figg. 121-128). A Filippo, come attestano i documenti, spetta il progetto decorativo e la parte maggiore delle pitture. Delle figure rimaste la più leggibile è quella della Verità, che rivela ancora una volta influenze dal Poccetti. Tale figura è definita Pace nella dichiarazione del muratore, ma per essere vestita di bianco, avere un libro e un globo terrestre sotto i piedi è da identificare con la Verità (Ripa, Iconologia, Roma 1603, p. 499).
Non si conosce l'esatta data di morte del pittore, ma è da collocarsi poco dopo il 19 aprile 1608, data in cui risulta attivo alla decorazione del palazzo dell'Orologio. Il 22 giugno ebbe luogo la sua commemorazione presso la Confraternita della Misericordia di Livorno, di cui era entrato a far parte parte durante il soggiorno in quella città (Dalli Regoli, 1980, p. 277 n. 24).
Fonti e Bibl.: G. Dondori, Della pietà di Pistoia in grazie della sua Patria, Pistoia 1666, p. 350; A. Da Morrona, Pisa illustrata, Livorno 1812, p. 171; F. Tolomei, Guida di Pistoia … con notizie degli architetti, scultori e pittori pistoiesi, Pistoia 1821, pp. 189-191; P. Contrucci, Monumento robbiano nella loggia dello spedale di Pistoja, 1835, pp. 83-101; G. Vivoli, Annali di Livorno, III, Livorno 1844, pp. 62, 185, 221; V. Capponi, Biografia pistoiese o Notizie della vita e delle opere dei pistoiesi, Pistoia 1878, ripr. anast. Bologna 1972, pp. 298 s.; G. Di Marzo, Di Filippo Paladini pittore fiorentino, in Archivio storico ital., IX (1882), 25, pp. 174-197; G. Trenta, I musaici del duomo di Pisa e i loro autori, Firenze 1896, pp. 98-103; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa 1897, pp. 82, 186; A. Bellini Pietri, Notizie sul Palazzo dell’Orologio di Piazza dei Cavalieri…, in Miscellanea storico-letteraria a Francesco Mariotti …, Pisa 1907, pp. 213-237; A. Giusani, Sopra un affresco nell’antica canonica dei Cavalieri di S. Stefano, in Notizie d’arte, III-V sic (1913), 1, p. 29; D.E. Colnaghi, A Dictionary of Florentine Painters …, London 1928, pp. 199 s.; A. Marquand, Benedetto and Santi Buglioni, Princeton 1921, pp. 172 s., 181 s.; B. Bruni, Il quadro degli Assetati nel fregio dello Spedale del Ceppo …, in Bullettino storico pistoiese, XXXVII (1935), 1, pp. 14-25; S. Bottari, F. Paladino, in Rivista d’arte, s. 10, XX (1938), pp. 23-47; D. Frosini, Il Palazzotto del Buonomo e la “Torre della fame” in Pisa, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, s. 3, IX (1979), 4, pp. 1474-1487; G. Dalli Regoli, La produzione artistica destinata a strutture livornesi, in Livorno: progetto e storia di una città tra il 1500 e il 1600 (catal.), Pisa 1980, pp. 263-277; L. Tongiorgi Tomasi, Il Giardino dei Semplici dello studio pisano…, Pisa 1980, pp. 519, 525; S. De Rosa, ibidem, pp. 577-579; A. Matteoli - F. Paliaga, I cicli pittorici della chiesa dei Cavalieri di S. Stefano, ibidem, pp. 332 s); F. Paliaga, ibidem, pp. 378 s.; F. Guerrieri - A. Amendola, Il fregio robbiano dell’Ospedale del Ceppo a Pistoia, Pistoia 1982, pp. 30, 136, figg. 92-97; C. Casini, I restauri seicenteschi del Duomo di Pisa, in Bollettino storico pisano, LV (1986), p. 163; G. Cora - A. Fanfani, Vasai del contado di Firenze, in Faenza, LXXIII (1987), 4-5, pp. 209-273; E. Karwacka Codini, Piazza dei Cavalieri, Firenze 1989, pp. 171-176, 194, 218-220; F. Paliaga, Maestri linaioli al servizio dell’Ordine dei Cavalieri di S. Stefano 1562-1737, in Quaderni stefaniani, VIII (1989), pp. 49-104; M. Fanucci Lovitch, Artisti attivi a Pisa fra XIII e XVII secolo, I, Pisa 1991, pp. 110, 273; II, 1995, p. 86; R. Contini, Pisa e i non pisani: un’antologia pittorica, in Pittura a Pisa tra Manierismo e Barocco, Milano 1992, pp. 106-245; La Chiesa pistoiese e la sua cattedrale nel tempo, a cura di A. Pacini, IV, Pistoia 1995, pp. 107, 116, 124; L. Tongiorgi Tomasi, Arte e natura nel Giardino dei Semplici…, in F. Garbari - L. Tongiorgi Tomasi - A. Tosi, Giardino dei Semplici- Garden of Simples, Pisa 2002, pp. 50, 56 s., 77, 153, 160, 184, 216, figg. 30, 45-49; F. Paliaga, Immagini del potere e spettacolo nella Toscana medicea: i dipinti delle facciate delle case di Livorno nel Seicento, in Nuovi studi livornesi, XI (2004), pp. 83-99; C.M. Sicca, I Lanfreducci, un episodio trascurato di mecenatismo seicentesco, in Il Palazzo alla Giornata, a cura di L. Tongiorgi Tomasi, Pisa 2005, pp. 69-78; L. Sebregondi, Riflessioni su Filippo Paladini “Florentinus”, in Atti delle Giornate di Studi sul Caravaggismo e il Naturalismo nella Toscana del Seicento, a cura di P. Carofalo, Pontedera 2009, p.148; F. Paliaga, L’insegnamento delle arti, in Pittori e architetti pisani nel secolo di Galileo, Ghezzano 2009, pp. 109-121, 215 s.; M. Bruschi, Biografie minime di artisti pistoiesi dal Quattrocento al Seicento, Pistoia 2011, pp. 27 s.; N. Bastogi, Per una ricostruzione della biografia e dell’attività pittorica di Alessandro Pieroni, in Alessandro Pieroni dall’Impruneta e i pittori della Loggia degli Uffizi (catal.), a cura di A. Bernacchioni, Firenze 2012, p. 50 n. 71; L. Goldenberg Stoppato, Arcangiola Paladini and the Medici, in Women Artists of Early Modern Italy, Atti del convegno… Firenze… 2012, (in corso di stampa); S. Vasetti, Filippo di Lorenzo Paladini, pittore pistoiese, (in corso di stampa).
di
Lorenzo