FILIPPO DI SVEVIA, RE DI GERMANIA
F., ultimogenito dell'imperatore Federico I Barbarossa e della moglie Beatrice di Borgogna, nacque in Italia settentrionale intorno al 1177: il nome che gli fu imposto rivela come fosse stato destinato alla carriera ecclesiastica. Documentato per la prima volta ad Arles nel 1178 accanto al padre, F. fu poi affidato a un maestro di Colonia, non identificabile con certezza con il celebre Archipoeta, affinché si occupasse della sua educazione. Nel 1189, 1192 e 1193 F. è attestato come prevosto nella Marienstift di Aquisgrana, nel 1191 anche come vescovo di Würzburg, un'elezione palesemente contrastata a causa della sua giovane età. Quando iniziò a profilarsi l'eventualità che l'unione del fratello, l'imperatore Enrico VI, con Costanza, erede del Regno normanno di Sicilia, fosse sterile ‒ e poiché gli altri due fratelli viventi, Corrado e Ottone, non essendo sposati erano privi di discendenti ‒, a F. fu imposto, presumibilmente per motivi dinastici, nel 1193, di rinunciare alla carriera ecclesiastica. Nella lista di testimoni dei documenti di Enrico VI egli è designato dapprima come frater noster, tuttavia nel 1195 vi compare come signore dei beni matildini e conte o duca di Tuscia, nel 1196 come duca di Svevia.
Nel 1197 F. sposò la figlia dell'imperatore bizantino Isacco II Angelo, Irene, la quale assunse il nome di Maria e alla sua scomparsa, il 27 agosto 1208, fu sepolta a Lorch. Da quest'unione nacquero solo figlie: Maria, che sposò il duca Enrico II di Brabante; Beatrice, moglie di re Ottone IV; Cunegonda, che si unì in matrimonio con re Venceslao I di Boemia; e un'altra Beatrice, moglie di re Ferdinando III di Castiglia. Nel 1194 nacque finalmente l'erede di Enrico VI, Federico, che nel 1196, dopo il fallimento del cosiddetto progetto di monarchia ereditaria, fu eletto re dei Romani. Nel 1197 F. ebbe incarico di prelevare il nipote a Foligno e di condurlo ad Aquisgrana per l'incoronazione, ma la missione si rivelò impossibile perché in seguito alla morte di Enrico VI, il 28 settembre 1197, in Italia scoppiarono ribellioni contro il dominio staufico e solo a fatica F. riuscì a riguadagnare la Germania dall'Italia centrale. La morte dell'imperatore aveva determinato un vuoto di potere, tanto più che alcuni importanti principi e consiglieri dell'Impero, come l'arcivescovo Corrado di Magonza o il maresciallo Enrico di Kalden, erano impegnati nella crociata in Terrasanta e lì rinnovarono il giuramento di fedeltà già prestato a Federico. Inoltre nell'area nordoccidentale dell'Impero si era costituito un movimento, che faceva capo alla città di Colonia e al suo arcivescovo Adolfo, intenzionato a spezzare definitivamente il dominio degli Staufen. In un primo tempo F. si propose di esercitare una sorta di tutela sul nipote Federico, ma non riuscendo a imporre il suo progetto a causa dell'opposizione antistaufica decise di candidarsi egli stesso alla dignità reale, probabilmente dietro suggerimento di alcuni importanti consiglieri, come il vescovo Hartwig di Eichstätt e il duca Ludovico di Baviera, che erano stati a fianco di Enrico VI nelle settimane precedenti al suo decesso e dalla Sicilia erano rientrati precipitosamente nelle terre dell'Impero a nord delle Alpi, o anche il vescovo Diethelm di Costanza.
F. fu eletto re di Germania l'8 marzo 1198 a Mühlhausen, in Turingia, dai suoi sostenitori, fra cui l'arcivescovo Ludolfo di Magdeburgo e il duca Bernardo di Sassonia, che avevano seguito l'esempio di Hartwig di Eichstätt e Ludovico di Baviera; l'8 settembre dello stesso anno fu incoronato re dei Romani a Magonza dall'arcivescovo Aimone di Tarantasia. Mantenne inoltre la dignità ducale di Svevia. Nelle intitolazioni dei documenti di F., alla denominazione romana tardoantica di "Imperator Philippus Arabs" seguiva il numero ordinale "secundus". I circoli antistaufici di Colonia, dopo la ricerca inizialmente infruttuosa di un diverso candidato, il 9 giugno 1198 elessero re uno dei figli di Enrico il Leone, il conte Ottone di Poitou (v. Ottone IV, re di Germania e imperatore), che fu incoronato ad Aquisgrana dall'arcivescovo Adolfo di Colonia. La disputa per il trono germanico assunse una dimensione europea, in quanto il guelfo Ottone era alleato dell'Inghilterra angioina, mentre F. era schierato con la Francia capetingia. Anche papa Innocenzo III, asceso al soglio nel gennaio 1198, fu coinvolto nel conflitto, poiché entrambe le fazioni antagoniste reclamavano il suo riconoscimento. Il pontefice seppe sfruttare abilmente a suo vantaggio lo scontro, allo scopo di rafforzare l'influenza del papato sull'elezione del re dei Romani e in funzione della politica di 'recuperazioni' da lui intrapresa nell'Italia centrale. Fu così che, nel 1201, Innocenzo III ratificò l'elezione del guelfo Ottone. Nella disputa per il trono, malgrado i successi iniziali, re Ottone IV, il cui dominio si limitava al Basso Reno e a Brunswick, si rivelò il contendente più debole negli alterni confronti diplomatico-militari e nella costellazione di mutevoli alleanze fra i principi tedeschi, in quanto F. poteva contare su un gruppo più consistente di seguaci e anche su risorse finanziarie più ingenti. Dopo che il conte palatino del Reno Enrico, fratello di Ottone, il langravio Ermanno di Turingia, re Ottocaro I di Boemia e i grandi feudatari del Basso Reno, capeggiati da Adolfo di Colonia e dal duca Enrico I di Brabante, nel 1204 si schierarono a fianco di F. (ovvero furono costretti ad assoggettarsi) e Adolfo lo incoronò nuovamente il 6 gennaio 1205 ad Aquisgrana, la battaglia di Wassenberg, il 27 luglio 1206, suggellò le sorti di Ottone IV e della città di Colonia, fino all'ultimo sua alleata: il guelfo dovette tornare a Brunswick e Colonia si arrese. Quando nel 1207-1208 si prospettava un accordo definitivo tra F. e papa Innocenzo III, il re fu assassinato a Bamberga il 21 giugno 1208, per ragioni private, dal conte palatino di Baviera Ottone di Wittelsbach, presumibilmente perché F. aveva sciolto il fidanzamento di una delle sue figlie con il conte. Com'è noto, il generale riconoscimento ottenuto da Ottone IV mise fine solo in via provvisoria alla disputa staufico-guelfa per il trono. In un primo tempo F. fu sepolto a Bamberga, ma nel 1213 Federico II dispose affinché il suo corpo fosse traslato nel duomo di Spira.
I rapporti di F. con il nipote Federico furono condizionati dalla questione del Regno di Sicilia. Il 30 aprile 1198 Federico fu designato per l'ultima volta nei documenti della madre Costanza come re dei Romani, segno che l'imperatrice in questo periodo, anche in seguito alla notizia dell'elezione al trono di F., doveva aver rinunciato alla dignità reale germanico-romana per suo figlio. Tuttavia F., soprattutto dopo la morte dell'imperatrice il 28 novembre 1198, si considerò tutore di Federico e rivendicò la reggenza nel Regno di Sicilia, in accordo con la volontà espressa da Enrico VI di unire la Sicilia all'Impero, ma si scontrò con la prevedibile opposizione di papa Innocenzo III. Non è accertato se l'arcivescovo Corrado di Magonza, nel quadro della sua mediazione tra Ottone e F. nel 1199-1200, si sia impegnato a favorire l'elezione di Federico. Il difensore degli interessi staufici nel Regno di Sicilia fu dapprima Marcovaldo di Annweiler (v.), che su disposizione di F. ebbe incarico di prendersi cura di Federico. Dopo la morte di Marcovaldo nel 1202, F. non sembra aver favorito solo Guglielmo Capparone (v.), in quanto Corrado di Urslingen (v.), che era stato duca di Spoleto, documentato accanto a F. nel 1199, avrebbe dovuto subentrare a Marcovaldo, se la morte poco dopo il suo arrivo in Sicilia non glielo avesse impedito. Nel 1205 il vescovo Lupold di Worms, in qualità di legato di F., fece il suo ingresso alla testa di un'armata nel Regno di Sicilia accompagnato da uno dei figli di Corrado di Urslingen; tuttavia F. lo richiamò in vista di una possibile intesa con il pontefice. In questo periodo F. cercò anche di favorire il fidanzamento di Federico con una figlia del duca Enrico di Brabante, ma poi il progetto fu accantonato. Comunque la questione del rapporto fra l'Impero e il Regno di Sicilia dev'essere stata d'importanza centrale nell'ambito delle trattative avviate da F. con papa Innocenzo III.
Fonti e Bibl.:Regesta Imperii, V, 1-3, Die Regesten des Kaiserreiches [...], a cura di J.F. Böhmer-J. Ficker-E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901; 4, Nachträge und Ergänzungen, a cura di P. Zinsmaier, Köln-Wien 1983. E. Winkelmann, Philipp von Schwaben und Otto IV. von Braunschweig, I, König Philipp von Schwaben 1197-1208, Leipzig 1873; G. Baaken, Ius imperii ad regnum. Königreich Sizilien, Imperium Romanum und Römisches Papsttum vom Tode Kaiser Heinrichs VI. bis zu den Verzichtserklärungen Rudolfs von Habsburg, Köln-Weimar-Wien 1993; B. Schütte, König Philipp von Schwaben. Itinerar-Urkundenvergabe-Hof, Hannover 2002; P. Csendes, Philipp von Schwaben. Ein Staufer im Kampf um die Macht, Darmstadt 2003. P. Thorau, Philipp v. Schwaben, in Lexikon des Mittelalters, VI, München 1993, coll. 2056 s.
Traduzione di Maria Paola Arena