DIVERSI, Filippo (Philippus de Diversis de Quartigianis)
Nacque a Lucca da Giovanni negli ultimi decenni del sec. XIV. Le poche notizie sulla sua vita, ricavate quasi esclusivamente dai suoi scritti, ce lo presentano membro di un'antica famiglia, facente parte della consorteria dei Quartigiani, che aveva conosciuto l'esilio da più di una generazione: in una supplica dell'8 dic. 1444 lamenta infatti le vicissitudini toccate al bisnonno Giovanni, al nonno Nicolò e al padre, tutti scacciati per il loro amore della libertà di Lucca (Brunelli, p. 4). Anche il D. fu costretto a lasciare Lucca coll'avvento al potere di Paolo Guinigi.
Dell'esilio conosciamo solo la tappa veneziana, che del resto non dovette essere eccessivamente dura dato che nella città lagunare la comunità lucchese era folta e ben organizzata; per aiutare i concittadini più bisognosi aveva dato vita ad una vera e propria opera assistenziale, l'Istituzione della fraternità, più nota come Scuola del S. Volto. A sollevare comunque il D. da ogni preoccupazione intervenne l'invito con cui la Repubblica di Ragusa nel 1434 lo chiamava a insegnare grammatica in quella stessa città dalmata dove insegnarono i più noti Giovanni Conversini da Ravenna e, ma sul finire del secolo, Demetrio Calcondila. Vi tenne scuola per alcuni anni nel palazzo della Sponza, ma il suo magistero, per sua esplicita ammissione, non risultò dei più fruttuosi, né poté il D. contare su quei vantaggi materiali che pure si era ripromesso.
Del tutto incerti sono i suoi spostamenti successivi: se la Civitatis Ragusii descriptio lo indica ancora in Dalmazia nel 1440 e la supplica "ad Lucenses" lo vorrebbe a Venezia nel 1444, una "riformagione" lucchese del 22 ott. 1441 attesta la sua elezione all'insegnamento della grammatica, della retorica e della filosofia morale con un salario di 100 fiorini da integrarsi con i versamenti degli allievi. Ma con ogni probabilità alla condotta delle autorità di Lucca non fece seguito l'effettivo insegnamento del D., e infatti i libri del camarlingo generale per il 1442 non indicano nessuna mandataria a suo favore (Barsanti, p. 117).
Non sappiamo se il D., successivamente al 22 ott. 1441, sia morto in esilio, o se finalmente poté tornare in patria.
A testimoniare di un'attività di scrittore che restò comunque marginale rispetto a quella didattica rimangono tre Orazioni e, soprattutto, un'operetta in prosa intitolata Situs aedificiorum, politiae et laudabilium consuetudinum inclytae civitatis Ragusii ad ipsius Senatum descriptio. Offerti al Senato cittadino o, più verosimilmente, da questo commissionati, i cinquanta capitoli della Descriptio si soffermano dapprima a descrivere il clima e il sito della città (parte I), quindi gli edifici pubblici e privati, dalle chiese alle mura (parte II), per passare ad illustrare la costituzione e il governo della Repubblica, con un excursus sul clero (parte III), e concludersi poi con una lunga e incuriosita disamina dei costumi ragusei (parte IV). Ma, nonostante la dovizia dei particolari, le carte del D. non si allontanano dal punto di vista generico e distaccato di uno straniero per nulla integrato nella comunità che descrive e completamente disinteressato della sua storia.
Non diverse per stile, sempre piatto, assolutamente impersonale e del tutto ignaro del lessico e delle nuove cadenze umanistiche, sono tre sue Orazioni: una Pro funere Serenissimi olim Romanorum Imperatoris semper Augusti ac Regis Ill.mi Regnorum Unghariae et Bohemiae Sigismundi (letta il 20 genn. 1438 [1448 nel codice]), una seconda In laudem Serenissimi Unghariae et Bohemiae Regis electi, et coronati, ac Ducis Austriae inclyti, et Moraniae Marchionis D.ni Alberti oratio (26 febbr. 1438) e l'ultima Pro morte Ill.mi Regis Alberti Romanorum et Unghariae et Bohemiae et Ducis Austriae defuncti (morto il 27 ott. 1439).
Fonti e Bibl.: La Descriptio èstata edita a cura di V. Brunelli nel Programma dell'I. R. Ginnasio superiore in Zara, XXIII (1879-80), pp. 3-54; XXIV (1880-81), pp. 3-48; XXV (1881-82), pp. 3-36; notizie sulla sua esigua tradizione manoscritta nell'introd. del Brunelli all'edizione citata (p. 5) e in M. Brlek, Rukopisi knjižnice male braée u Dubrovniku (Mss. della Bibl. dell'Ordine dei frati minori a Dubrovnik), Zagreb 1952, pp. 94 s., che descrive anche le tre Orazioni. Sul D. si possono vedere, oltre all'introduzione del Brunelli all'edizione della Descriptio, F. M. Appendini, Notizie istorico-critiche sulle antichità storia e letter. de' Ragusei, II, Ragusa 1803, pp. 316-317; T. Chersa, Degli illustri toscani stati in diversi tempi a Ragusa, Padova 1828, pp. 5-11; F. F. Carloni, Gl'Italiani all'estero, II, 1, Poeti e letterati, Città di Castello 1890, p. 148; P. Barsanti, Il pubblico insegnamento in Lucca dal sec. XIV alla fine del sec. XVIII, Lucca 1905, pp. 116-117; A. Tamaro, Italiani e Slavi nell'Adriatico, Roma 1915, pp. 157-158; E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, in Enc. biogr. e bibl. ital., XXXVIII, Milano 1939, p. 179. Non va al di là di una semplice menzione M. Deanovic, Talijanski pisci o Hrvatima do Kraja 17. vijeka (I Croati visti dagli scrittori ital. fino alla fine del XVII secolo), in Anali Historijskog Instituta u Dubrovniku, XI (1962), pp. 117-137 (l'accenno al D. a p. 123).