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FABRI, Filippo

di Franco Bacchelli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)
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FABRI, Filippo

Franco Bacchelli

Nacque a Bologna o, più probabilmente, a Medicina, piccolo centro della pianura bolognese, nei primi anni del sec.XV, dal notaio Antonio ed entrò, forse giovanissimo, nell'Ordine servita coi nome di Filippo: ignoriamo, infatti, il suo nome di battesimo. Nel 1435 era vicario e "magister studentium" nelle scuole del convento bolognese di S.Maria dei Servi. Nel 1436, con tutta probabilità, conseguì il dottorato in teologia, mentre nel 1437 fu nominato "sacrae paginae professor" nello studio teologico del suo convento.e, almeno sino al 1440, "prior provincialis Romandiolae" dell'Ordine. Nello stesso anno concorse in una decisione del Collegio teologico bolognese con la quale si proibiva sia l'Ars di Raimondo Lullo "taniquam periculosa et suspecta de haeresi", sia la lettura che ne faceva allora a Bologna Giovanni Lull. Dal 1443 lo troviamo quale membro del Collegio teologico, presente a molte lauree in teologia e, tra le altre., il 21 ott. 1445, a quella di un suo amico, l'umanista aretino Giovanni Tortelli, che, ripartito da Bologna quell'anno stesso, intrattenne poi col F. una corrispondenza durata sino alla morte di quest'ultimo.

Nella quaresima del 1447 il F. era a Forlì come predicatore; da allora sino al 1449 fu professore alla facoltà di arti dell'universìtà di Bologna "deputatus ad lecturam philosophiae ordinariam". In questi anni egli svolse un'intensa attività di insegnante e di studioso, ed entrò in contatto con le principali figure dell'umanesimo bolognese, stringendo amicizia soprattutto col vicentino Niccolò Volpe, professore di retorica nell'università di Bologna. Come ci documentano le lettere al Tortelli, mentre il F. teneva le lezioni universitarie sulla Metafisica aristotelica e sugli Analitici posteriori - proprio il libro tradotto in quegli anni dal Tortelli -, nel convento dei servi si raccoglieva attorno a lui un cenacolo di giovani, da lui avviati agli studi filosofici: Taddeo Garganelli, che divenne poi una delle figure più eminenti dell'Ordine, Agostino Scanella, che il Tortelli faceva studiare a sue spese a Bologna, Lorenzo Volpe, fratello di Niccolò, che entrò poi nell'Ordine, ed infine i suoi stessi fratelli. il laico Battista e i serviti Angelo e Cristoforo.

Tutti quanti erano in corrispondenza col Tortelli, che da Roma partecipava ai loro interessi ed alle loro scelte culturali esortandoli allo studio della lingua greca. Documento di questo gruppo, dominato dalla figura morale del F., degli studi e della religiosità che gli erano propri, sono le corrispondenze del cod. Vat. lat. 3908 che contiene lettere da Bologna al Tortelli di Agostino Scanella, di fra' Taddeo Garganelli, di Niccolò Volpe e quelle, in parte in greco, di Lianoro de' Lianori. In questo codice sono contenute anche 14 lettere latine del F. (cc. 65r-68v e cc. 73r-80r, dal 23 giugno 1446 al 20 ag. 1449, tutte da Bologna, tranne l'ultima scritta "ex sacro domicilio nostro S. Ansani"; copia di queste lettere è nel cod. Vat. lat. 9096, cc. 62-99r): in esse si informa il corrispondente delle lezioni universitarie, degli iniziati studi greci, della lotta per introdurre nel convento una più stretta osservanza della regola ed, infine, di vari affari dell'Ordine che si stavano allora trattando a Roma.

Nell'estate del 1449 il F. fuggì da Bologna per sottrarsi all'infuriare della peste e si ritirò in un eremo dell'Ordine, S. Ansano, ai piedi del monte Adone sull'Appennino bolognese. Lo seguirono il fratello Battista, Niccolò e Lorenzo Volpe, lo Scanella e fra' Taddeo: ma alla fine di settembre il F. si ammalò di peste e mori poco dopo a Bologna, dove era stato portato dagli amici.

Gli storici dell'Ordine ci hanno conservato memoria di un'intensa attività oratoria sacra e profana del F.: il Giani, nella seconda metà del sec. XVI, rammenta delle perdute "elegantissimae omnique eruditione et facundia refertae orationes praefationesque ad omnern rei literariae opportunitatem". Superstiti, invece, a c. 170r del cod. Campori App. 169 della Bibl. Estense di Modena, una Oratio ad legatum Bononiensem e, a c. 185rv del cod. 52, busta II, n. 1 della Biblioteca universitaria di Bologna, una Oratio fratris Philippi artis litterariae indagatoris diligentissimi, che è poco di più di un abbozzo di predica latina sulle prove dell'esistenza di Dio. Giacomo Filippo Landrofilo, che scrisse attorno al 1500 un De origine et nobilitate religionis servorum (pubbl. in Monumenta Ordinis servorum S. Mariae, XIV, Bruxelles-Roulers 1913, pp. 77 ss.), ci ha lasciato memoria di alcuni suoi commentari all'Etica Nicomachea: "nec sunt ingrato silentio involvendi Philippus Bononius et Ioannes Aquabellus Ferrarianus, Ordinis procurator, qui miro ingenio Aristotelis Ethicen exposuere"; la notizia, incontrollabile peraltro e posteriore di circa mezzo secolo alla morte del F., deve avere però un qualche fondamento: Giovanni Aquabelli, ivi nominato come autore, anch'egli, di un commentario all'Etica, fu scolaro proprio del F., che fu presente alla sua laurea e che lo nomina e lo raccomanda al Tortelli in una lettera del 15 apr. 1448. Priva assolutamente di fondamento è, invece, la notizia - tramandataci da tardi storici serviti e da una annotazione manoscritta posteriore apposta alla matricola della facoltà teologica di Bologna - che il F. venisse promosso, poco prima della morte, al cardinalato: come chiarì già il Garbi e, definitivamente, il Piana, l'equivoco derivò da una confusione con Filippo Calandrini, nominato in quegli anni cardinale e vescovo di Bologna. Falso per motivi cronologici, è anche, con tutta probabilità, ciò che ricorda il Giani, che il F. fosse stato uno dei maestri bolognesi di Tommaso Parentucelli, e quindi del futuro papa Niccolò V.

Fonti e Bibl.: A. Giani, Annalium sacri Ordinis fratrum servorum beatae Mariae Virginis a suae institutionis exordio centuriae quattuor, a cura di L. M. Garbi, I, Lucae 1719, pp. 481, 483; I Rotuli dei lettori legisti ed artisti dello Studio bolognese, a cura di U. Dallari, I, Bologna 1888, pp. 24, 26; I più antichi statuti della facoltà teologica dell'Università di Bologna, a cura di F. Ehrle, Bologna 1932, p. 113 n. 225; L. Frati, Di Nicolò Volpe: appunti biografici, in Studi e mem. per la storia dell'Università di Bologna, IX, Bologna 1926, pp. 201-212; S. Berardo, Maître Ph. F., in Le Messager de la Très-Sainte Vierge, 1930, pp. 167 s.; C. Piana, La facoltà teologica dell'università di Bologna nel 1444-1458, in Arch. franc. hist., LIII (1960), pp. 374-377, 392, 400-414, 429-432; Id., Ricerche su le università di Bologna e di Parma nel secolo XV, Quaracchi 1963, pp. 260 e 303 s.; Id., Nuove ricerche su le università di Bologna e di Parma, Quaracchi 1966, pp. 318, 322, 324 ss., 333; P. G. M. Roschini, Galleria servitana, Roma 1976, pp. 91 s.

Vedi anche
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